2017, odissea dell’amianto
I numerosi problemi causati da questo materiale non sono ancora estinti, nonostante sia stato messo al bando ben venticinque anni fa. Una nuova proposta di legge vuole prendere in mano le redini del problema.

La storia dell’amianto è millenaria, un capitolo ancora non chiuso che trova le sue radici sin dall’epoca romana. Il primato per la sua diffusione spetta all’Italia, quando Candida Medina Coeli Ferganzi ne presentò alcuni campioni all’Esposizione Universale di Parigi del 1878. Il più grande stabilimento italiano ETERNIT nacque nel 1907 a Casale Monferrato, fu il più grande d’Europa e fece la sua fortuna grazie al massiccio utilizzo che, per svariati decenni, si fece di questo materiale per via delle sue proprietà: resistenza al fuoco, agli agenti chimici, bassa conducibilità elettrico/termica ed elevata resistenza meccanica. Si dovette aspettare fino al 1981 per far sì che la comunità scientifica accertasse la pericolosità dell’amianto ed altri undici anni per la sua messa al bando, con la legge 275 del 1992.

Arriviamo al 2017, più precisamente al 6 Novembre, data in cui è stata organizzata una conferenza stampa in Campidoglio, durante la quale Ezio Bonanni – presidente dell’Osservatorio nazionale amianto – Nicola Forte – dottore commercialista – e Luciano Mutti – titolare della cattedra di oncologia medica e ricerca oncologica della facoltà di medicina presso l’Università Salford di Manchester – si sono alternati per discutere di una proposta di legge che potrebbe riconoscere un credito d’imposta per le spese di bonifica. I sopracitati, che fanno parte dell’Osservatorio Nazionale Amianto, hanno elaborato la proposta dopo aver effettuato una ricerca ed aver formulato numeri impressionanti. Fino al 1992 sono stati utilizzati quattro milioni di tonnellate di amianto e tutt’oggi ne sono presenti in quaranta milioni di tonnellate di materiale che è ancora da smaltire. L’amianto è un materiale subdolo, utilizzato nei più disparati modi e che sprigiona le sue proprietà dannose per l’uomo e per l’ambiente con il corso degli anni. È stato calcolato, a questo proposito, che nel 2025 si raggiungerà il picco d’insorgenza delle malattie derivate dall’esposizione all’amianto. Il problema ad oggi è ancora concreto,in quanto per risolverlo non ne basta la messa al bando, ma serve un piano di smaltimento efficace e molto più veloce di quello utilizzato finora. Sono numerosissime le situazioni in cui è possibile entrare, ancora oggi, in contatto con questo materiale: si trova in ospedali, scuole, edifici e così via.

Nonostante ciò, i costi per lo smaltimento non sono supportati a dovere dallo Stato e questo rallenta quella enorme macchina fatta di burocrazia, leggi e incentivi che dovrebbe finalmente mettere in sicurezza i cittadini. Il Nicola Forte ha analizzato la situazione attuale della legge di bilancio del 2017: “Ho notato che nella legge di bilancio – ha dichiarato durante la conferenza stampa in Campidoglio – abbiamo incentivi, benefici, crediti d’imposta per le piccole imprese che intendono quotarsi e, ahimè, la leva fiscale non ha interessato il tema socialmente importante, che è quello dell’amianto”. Le risorse e i benefici limitati hanno spinto alla realizzazione di questa proposta, che richiede esplicitamente l’aiuto dello Stato. Si richiede quindi un beneficio che dovrebbe essere erogato ad imprese ma anche ai privati. Per i primi si propone un rimborso del cinquanta per cento delle spese sostenute per la bonifica dei propri distretti. Per i privati, invece, esiste già la detrazione fiscale al 50% per le spese di ristrutturazione, fino ad un massimo di 96mila euro, ma dovrebbe essere potenziato fino a 120mila, arrivando al 75% della spesa.

“Le stime che prevedono 54 mila morti entro il 2025 sono prudenziali – ha aggiunto Ezio BonanniÈ inaccettabile il sacrificio di tante vite umane, causate in buona parte dall’inerzia delle autorità. Chiediamo uno scatto di reni da parte delle istituzioni”.