Colletivo LO.RO: quando l’arte incontra ecologia e sostenibilità
A Bologna si è di recente concluso il 36° Festival Internazionale del tartufo bianco di Savigno, in occasione del quale, nei locali del Teatro Frabboni, ha trovato spazio un intervento di LO.RO, Rossana Misuraca e Lorenzo Petrone. In occasione dell'inaugurazione si è anche tenuta la performance collettiva "Oper-Azione Terzo Paradiso", organizzata per lanciare un messaggio di rispetto verso la natura e gli spazi urbani, in linea con gli obiettivi del collettivo.

I lavori qui proposti intendono indagare le relazioni sussistenti tra natura e cultura, tra pensiero e processi naturali, fondali vivi della nostra presenza. Attraverso uno sguardo che si avvale dell’immaginazione come strumento di ricerca e di interpretazione, proponiamo tre lavori a proposito di alcuni gesti primordiali, come osservare, raccogliere, conoscere, che ci legano in modo stretto al mondo”. Sono queste le parole con le quali il collettivo LO.RO, formato da Rossana Misuraca e Lorenzo Petrone, presenta i lavori esposti al 36° Festival Internazionale del tartufo bianco di Savigno, al Teatro Frabboni di Savigno a Valsamoggia (BO), organizzato grazie alla collaborazione con Legati al Filo (festival di innovazione sociale), e con la Fondazione Rocca dei Bentivoglio. L’evento, inaugurato il 2 novembre, propone le opere dei due artisti, che lavorano alla realizzazione di installazioni filmiche e sonore, fotografie e scritti partendo dall’investigazione del reale, nella materia e nei fenomeni, e dall’analisi e messa in discussione delle relazioni che essi sottendono.


Oper-Azione Terzo Paradiso. Nella foto a sinistra il collettivo LO.RO,  a destra Paola Zanini (Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli).

Il collettivo LO.RO.

LO.RO esordisce nell’estate del 2019 con una mostra dal titolo Terre Emerse. Il Mare a Pistoia nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale della provincia toscana. Il lavoro in questione, che indaga la relazione natura-uomo e le possibilità della percezione, è stato parte dell’esposizione proposta a Savigno, fino al 17 novembre.
Tra le opere scelte, L’amour fou, un video di 4 minuti a camera fissa realizzato da una finestra del quartiere di Porta Palazzo a Torino. Sull’opera gli autori spiegano: “L’osservazione della relazione tra natura e uomo fornisce un punto di vista familiare. La narrazione artistica sovrappone poi una dimensione surreale che dischiude uno spazio utile al pensiero. Come dice Breton ‘due individui che procedono fianco a fianco costituiscono una unica macchina a influenza innescata’. Una storia sul desiderio di amare e essere amati”.
La terza grande protagonista è Argentomare (nella foto di copertina): un video loop in camera fissa dal lungomare di Sanremo. “Il mare, da sempre spazio di deriva del pensiero – si legge nella nota dell’opera – è qui inteso come elemento cognitivo, prima che fisico: un fondale scenico dove lo sguardo, reso sfocato come quando socchiudiamo gli occhi, si perde, e il pensiero comincia a vagare su una superficie senza fine. L’acqua si fa luce, specchio, elemento che induce alla riflessione. La durata del video si rifà al ciclo chiuso dell’acqua: un sistema che non ha bordi, e si ripete continuamente”.


Oper-Azione Terzo Paradiso.

L’inaugurazione, inoltre, si è avvalsa di un momento performativo: le Artenaute del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli hanno guidato il pubblico presente in un happening collettivo, l’Oper-Azione Terzo Paradiso. L’iniziativa, partendo dal segno-simbolo ideato da Michelangelo Pistoletto, ha lanciato un messaggio di rispetto verso la natura e gli spazi urbani, tutto attraverso un coinvolgimento creativo che pone l’arte al centro della trasformazione sociale responsabile. Il Terzo Paradiso è stato tracciato utilizzando cordoni risplendenti di alluminio riciclato, materiale offerto da Cial, Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, altro importante partner dell’iniziativa. “Il Terzo Paradiso – spiegano i due membri del collettivo – porta con sé il senso di qualcosa in divenire, un progetto aperto che richiede la partecipazione della collettività come proprio elemento costitutivo, chiamando in causa la nostra condizione di abitanti-ospiti del sistema terra. Il segno-simbolo correla i tempi e gli spazi in una singola continuità. Il concetto di sistema chiuso è elemento centrale anche nella nostra ricerca dove si tende a evidenziare come, in un sistema di questo genere, ogni azione vada al di là di quello che abbiamo progettato. Occorre allora porre lo sguardo su questi processi e ricondizionare il nostro modo di porci in relazione con la natura e con l’altro”.