Coronavirus, l’emergenza colpisce il Terzo Settore: “Aiutateci ad aiutare”
La crisi sanitaria attorno al COVID-19, che sta mettendo in ginocchio l'Italia e il mondo intero, coinvolge anche il Terzo Settore, attualmente a serio rischio. Il mondo del non profit e del volontariato italiano lancia l'allarme, denunciando una serie difficoltà operative, come quelle relative alla mobilità dei volontari impegnati ad aiutare i cittadini più fragili.

Ieri sera è stato scritto un nuovo capitolo del romanzo, a tinte drammatiche, del Coronavirus in Italia. Il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, aveva annunciato una diretta Facebook per le 21.40, in cui avrebbe annunciato importanti novità alla popolazione. Così è stato. La nostra penisola si è riunita intorno a smartphone, televisiori, tablet, ansiosa di sapere novità, augurandosi di ricevere speranza, dati positivi, segnali forti. Giuseppe Conte, in poco meno di 10 minuti, ha parlato agli italiani. E in certi tratti è sembrato aprirsi come uomo, oltre che politico. Ha raccontato la nuda e cruda verità, partendo da una linea comune agli ultimi decreti: “Limitare gli spostamenti – tutti i dettagli in un nostro precedente articolo – alle attività lavorative, per motivi di salute e necessità”. La novità, invece, annunciata dallo stesso premier, riguarda la chiusura delle attività commerciali in tutta Italia, a eccezione di quelle di prima necessità come farmacie e market, o anche benzinai, banche e poste. Sulla vendita dei generi alimentari, Conte ha sottolineato come non occorra andare a fare la spesa con premura avendo ansie ingiustificate: sugli approvvigionamenti – almeno su quelli – non ci saranno problemi.

Per il resto, sono garantiti i trasporti pubblici sulla base delle direttive di ogni regione, mentre bar, pub, e ristoranti saranno costretti a chiudere, anche se è ammesso il servizio a domicilio. “L’effetto di questo nostro grande sforzo – ha affermato il premier – lo vedremo solo tra un paio di settimane. Non nei prossimi giorni”. Assistere a quella diretta Facebook ha fatto tornare in mente film fantascientifici, in cui il capo di stato di turno rassicura la popolazione di fronte a un’imminente catastrofe. Dal divano o dal cinema, assistere a queste storie apocalittiche con tranquillo distacco ha sempre fatto sorridere, tanto è uno scenario distopico. E invece no. È realtà! Stiamo vivendo un incubo. L’OMS, come a ufficializzare l’emergenza, ha dichiarato la pandemia per il Coronavirus. Cosa significa? Ci si riferisce al fatto che il virus è ormai diffuso in gran parte del pianeta, in zone molto più vaste e diffuse rispetto a quelle solitamente interessate da una ‘semplice’ epidemia, che solitamente è limitata ad aree specifiche. Ma come nelle notti peggiori, ci si può risvegliare.

In questa oscurità, sono numerosi gli eroi moderni che stanno facendo luce nel buio: medici, infermieri, personale sanitario in generale. Ma non solo loro, forse è passato sottotraccia il Terzo Settore: “Riceviamo molte segnalazioni – ha affermato Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore riferendosi ai contatti con numerose associazioni di quest’ambito – da quelle legate alla difficoltà di mobilità dei volontari impegnati in opera di aiuto ai cittadini più fragili, chiusure e lavoratori messi a riposo forzato a causa del blocco dei servizi e dei pagamenti conseguenti, irreperibilità sul mercato dei dispositivi di protezione indispensabili per garantire in sicurezza la continuità del servizio e degli aiuti alla popolazione”.

Per garantire assistenza e aiuti concreti alla popolazione, è prioritario mettere in sicurezza la tenuta economica degli enti e la continuità di reddito degli operatori. “Aiutateci ad aiutare”: è questo l’accorato appello di Fiaschi, che sottolinea come tutto il sistema del welfare nazionale si basi su due pilastri, ossia il pubblico e l’energia sussidiaria del Terzo Settore. Ma cosa accade se quest’ultima viene meno? “È indispensabile e urgente – ha affermato – mettere in sicurezza e continuità l’opera di  milioni di volontari, operatori e organizzazioni del Terzo settore Italiano”. La situazione è allarmante e i numeri lo confermano: l’ultimo report citato dalla portavoce – solo nelle ex zone rosse – censiva circa 95mila enti e oltre 300mila lavoratori e un milione di volontari, cioè il 40% di tutto il Terzo Settore italiano… già fermo. “Ora che le misure di contenimento decise dal Governo sono state estese a tutto il territorio nazionale – ha argomentato – la situazione è destinata rapidamente a peggiorare”. La soluzione per far fronte a questa criticità potrebbe esserci, come paventato dalla stessa Fiaschi. Come intervenire? “Le misure di sostegno al reddito e gli ammortizzatori sociali devono essere estesi anche ai nostri lavoratori a partire da una cassa integrazione flessibile. Devono essere estesi al Terzo settore anche altri provvedimenti: gli interventi di sostegno alle attività, la sospensione di scadenze fiscali contributive e per i mutui”.

Sui social si rincorrono messaggi di speranza, la classe politica asserisce che la fine di questa emergenza non è utopia, ognuno nella propria sfera sociale ha percezioni differenti. Chi vi sta scrivendo, sinceramente, non ha certezze. Su un fatto non vi sono dubbi: vanno ascoltati gli addetti ai lavori, i professionisti, i ricercatori, i medici, tutti coloro che stanno mettendo la propria vita a dura prova per salvarne altre. La luce, così, potrà prevalere sul buio. E quando si tornerà alla vita, anche le piccole cose avranno un altro sapore.


Foto di copertina: Claudia Fiaschi.