Coronavirus, ora la banalità non è più comune
La riscoperta delle nostre routine quotidiane, in queste settimane di pandemia, ci mette di fronte ai valori fondamentali, un tempo relegati alla banalità del vivere. Ne parla in questo articolo Ruggero Poi, direttore dell'Ufficio Ambienti d'Apprendimento e Scuole di Cittadellarte.

Tutte le mattine ci alziamo e ripetiamo senza pensarci una serie di azioni a ‘pilota automatico’. In generale le nostre giornate sono costellate di routine e abitudini, che ci permettono di risparmiare energie. Scegliere continuamente, soppesare vantaggi e svantaggi è infatti una fatica che è preferibile riservare alle nuove sfide. Oggi anche le nostre abitudini più consolidate sono messe in discussione: l’ora del risveglio, la scelta degli abiti, gli spostamenti in città, i ritrovi in ufficio o a scuola, l’incontro con colleghi, la lettura del giornale al bar…
Molti di noi avvertono di essere più stanchi ora, in questo momento di ‘sospensione’, rispetto a giorni di lavoro precedenti la chiusura in casa. Perché?

Proviamo a interrogarci su quale peso ricoprano i meccanismi di routine nelle nostre giornate e quanto questi meccanismi a pilota automatico determinano le nostre scelte e condizionano le nostre autonomie. Proverò a farmi aiutare dai ragionamenti messi a punto da Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte con il Teorema della trinamica.

L’opposto di qualcosa non è detto sia solo il suo negativo, ma è la forza capace di riportare in equilibrio e armonizzare il primo elemento. Per visualizzare questa dualità immaginiamo due avversari in una partita a ping pong e al centro il punto di equilibrio segnato dalla rete. Se pensiamo alla nuova quotidianità le dualità possono essere molte: paura-serenità, dentro-fuori, mente-corpo, diritto-dovere, virtuale-reale, automatismo-autonomia… Gli avversari che scendono in campo sono molti, ma in questo caso mi concentrerò solo sull’ultima coppia citata: autonomia e automatismo. Con autonomia si intende essere auto-regolati da leggi proprie, ovvero essere consapevoli delle nostre scelte. Chi riproduce un comando, compie automatismi, proprio quelli di cui ho parlato nell’introduzione e a cui quasi non pensiamo. Siamo soliti pensarci come esseri razionali e autonomi, ma se prestiamo attenzione al nostro respiro, al battito del nostro cuore e alla gran parte delle azioni che svolgiamo nella giornata… ecco che ci ritroviamo di fronte a ‘macchine anatomiche’ che solo raramente compiono scelte ben ponderate e non banali.

Questa banalità riguarda tutti, quotidianamente. Sfuggire alla banalità della vita è impossibile, coincidendo con la quotidianità della vita. Le cose comuni, soprattutto perché diffuse e accessibili a molti diventano per una legge economica di fatto banali: il tempo, la salute, l’amore, la libertà, il cibo, un riparo dove dormire e stare, il riposo, l’amicizia, la pace, il lavoro, il camminare, il vedere, l’ascoltare, il toccare… Sono alcuni aspetti che banalmente smettiamo di perseguire, di preservare, di osservare, perché è appunto banale che ci siano. Queste banalità sono ‘bisogni comuni’ e in quanto bisogni, sono vitali. Lo scrittore francese Daniel Pennac ci mette in guardia dallo scambiare i bisogni, irrinunciabili, con i desideri, che possono essere instillati fin dalla nascita per creare nuovi consumatori.
‘Banale’ era nell’antichità medioevale, qualcosa che dal feudatario passava all’uso dell’intero villaggio. Quando qualcosa si allarga a tutti e tutti riguarda, diventa anche solo banale parlarne, perché ‘è scontato’ che tutti la conoscano. Banale è il bene comune della propria autonomia, banale il diritto all’istruzione, banale la possibilità di avere una casa in cui isolarsi, banale è l’essere curati in caso d’infermità, banale è che la propria casa non sia il luogo dove si compiono violenze, banale trovare cibo negli scaffali dei supermarket, banale incontrarsi, banale abbracciare i nostri amici… Ecco che questo meccanismo automatico a cui non dovevamo più pensare è stato messo oggi in discussione dal nostro cambio radicale di abitudini: questo sta richiedendo e richiederà un grande sforzo ed ecco perchè ci sentiamo più affaticati del solito. Non stiamo solo decidendo di banali routine future, ma proprio della nostra autonomia, della non più banale libertà.

 


Nuclei abitativi-Segno arte, 1976-1999
Installazione, Henry Moore Foundation, Halifax, 1999
Foto: Courtesy Henry Moore Foundation