Coronavirus e sostenibilità, ecco le proposte dell’ASviS per rilanciare l’Italia
L'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha valutato, attraverso un suo rapporto, l’impatto dell’emergenza epidemica sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile e ha avanzato delle proposte per orientare le politiche di rilancio all’attuazione dell’Agenda 2030. Lo studio dimostra che l'emergenza Covid-19 ha portato a un grave impatto sui capitali economico, umano, sociale e naturale nella nostra penisola: "Servono subito misure - così il portavoce di ASviS Enrico Giovannini - orientate a far rimbalzare avanti il paese".

Fare investimenti per sostenere il sistema produttivo, l’occupazione, l’istruzione e arginare povertà e disuguaglianze, in linea con l’Agenda 2030 e il Green deal europeo: è su queste azioni chiave che verte e si concentra il nuovo rapporto dell’ASviS Politiche per fronteggiare la crisi da Covid-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, pubblicato il 5 maggio scorso. Con questo studio l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile valuta l’effetto della crisi sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, proponendo una serie di azioni ritenute necessarie e urgenti per stimolare la ripresa del nostro paese. Il documento, realizzato grazie al contributo degli oltre 600 esperti che operano nei gruppi di lavoro di ASviS, analizza come fronteggiare la crisi che la pandemia ha portato con sé, riorientando il modello di sviluppo e perseguendo l’attuazione dell’Agenda 2030. L’obiettivo, in quest’ottica, è rafforzare il sistema socio-economico rendendo l’Italia meno ‘vulnerabile’ a eventuali criticità future. Come specificato in una nota sul sito dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il rapporto parte da un’assunzione: gli Italiani sono ormai consapevoli non solo dei legami tra rischi ambientali e possibile insorgenza di pandemie, ma anche della fragilità dell’attuale sistema economico e sociale. La speranza, a questo proposito, è che anche le politiche di rilancio per superare la crisi agiscano di conseguenza, assicurando maggiore sicurezza dei lavoratori, promuovendo l’innovazione e la capacità di cogliere le opportunità offerte dalla Green economy.

Occorre agire quanto prima, perché le problematiche evidenziate dal rapporto non sono di poco conto. La pandemia, infatti, ha avuto un grave impatto sul capitale economico (drastica riduzione della capacità produttiva e accelerata dalla caduta degli investimenti), sul capitale umano (la disoccupazione e la sottoccupazione riducono le conoscenze degli individui e il lockdown ha un impatto negativo sulle attività formative) sul capitale sociale (riduzione delle interazioni e difficoltà operative per il terzo settore). Da citare anche il capitale naturale: l’ambiente ha beneficiato del lockdown, ma se nella cosiddetta fase 2 non si adottassero misure per lo smaltimento corretto dei dispositivi di protezione individuali come mascherine e guanti si tornerebbe al punto di partenza. Perché non sfruttare questo nuovo capitolo dell’avversità per migliorare anche altre pratiche? Ad esempio, potrebbe essere l’occasione per ridurre l’uso di plastica monouso nelle attività di ristorazione o evitare il ricorso ai mezzi di trasporto privati quando possibile (prediligendo mezzi pubblici, car sharing o bicicletta). L’obiettivo, come riportato da ASvis, deve essere quindi ‘rimbalzare in avanti’, scongiurando il semplice ritorno al passato – in coerenza con gli orientamenti europei – anche in vista dell’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno messe a disposizione dall’Unione Europea.

Dopo l’analisi, si passa alla pratica: il rapporto propone una serie di azioni a favore dello sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni. Pratiche che, come sottolineato dal presidente dell’ASviS Pierluigi Stefaninipotrebbero essere utilizzate dal Governo per disegnare le politiche orientate a fronteggiare l’emergenza economica e sociale, nonché per disegnare quelle per il rilancio del Paese”.
Quali sono le azioni? La semplificazione delle procedure amministrative per consentire un’attivazione rapida degli investimenti pubblici; il ripensamento del ruolo dello Stato, a integrazione e supporto dell’azione del settore privato, per la salvaguardia dei beni comuni e la promozione di comportamenti economici orientati al benessere di tutti; l’accelerazione della transizione digitale* come driver per lo sviluppo sostenibile; considerare centrale il capitale naturale; salvaguardare e rafforzare l’infrastruttura culturale; cogliere la sfida della didattica a distanza per migliorare l’accesso alla conoscenza e ridurre le disuguaglianze; utilizzare rapidamente e in un’ottica sistemica i fondi di coesione europei e nazionali della programmazione 2014-2020 ancora non impegnati dallo Stato e dalle Regioni per progetti nel Mezzogiorno.

L’Italia – ha affermato il portavoce di ASviS Enrico Giovanninideve decidere che direzione prendere: se proseguire su quella indicata dalla Legge di Bilancio per il 2020 (molto più orientata alla sostenibilità delle precedenti) e degli orientamenti strategici dell’Unione Europea o se, in nome della crescita del Pil a tutti i costi, sacrificherà i progressi fatti o programmati per i prossimi anni, primo fra tutti il processo di decarbonizzazione, la sicurezza dei lavoratori e l’equità sociale. L’obiettivo delle politiche pubbliche – ha concluso – deve essere quello di ridurre al massimo gli effetti negativi dello shock e stimolare la ‘resilienza trasformativa’ del sistema socioeconomico. Per questo si devono ‘ricostruire’ al più presto tutte le forme di capitale deteriorato dalla crisi, specialmente quello umano”.


Insieme al Rapporto l’ASviS ha anche diffuso un’analisi del cosiddetto Decreto liquidità, il decreto legge 23 dell’8 aprile.
* Da affiancare a misure per la conciliazione tra vita e lavoro attraverso il welfare aziendale e lo smart working, con effetti positivi sulla mobilità e vantaggi per il clima e la qualità dell’aria.