In Giordania un santuario per soccorrere gli animali scappati dalle zone di guerra
Da qualche tempo, la Fondazione Princess Alia e l'organizzazione internazionale Four Paws hanno deciso di aprire un centro, il 'Al Ma'wa For Nature and Wildlife sanctuary', per ospitare moltissime specie animali vittime di maltrattamenti e abusi, salvandole dalle zone di guerra dove erano costrette a vivere.

La guerra non ha mai risparmiato nessuno, procurando dolore e morte ovunque: dai bambini, alle donne fino agli animali. Tutti sono stati, negli anni, vittime indifese delle violenze durante i periodi drammatici dei conflitti che, tuttora, imperversano nel nostro pianeta.
La Giordania, ad esempio, è da molto tempo una terra dilaniata da calamità e, inoltre, è una zona di transito per il trasporto di fauna selvatica sia legale, sia illegale.
Nonostante la legislazione protegga queste specie e lo Stato sia divenuto firmatario della ‘Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione’ (CITES), troppi animali sono ancora vittime di maltrattamenti e abusi per scopi economici, scientifici o di intrattenimento.

La Fondazione Princess Alia e l’organizzazione internazionale Four Paws hanno avuto l’idea di creare un centro di rifugio proprio in quella terra, la Giordania. Qui, gli animali provenienti da zone di guerra, come Gaza, Mosul o Aleppo, possono trovare protezione.
Il ‘Al Ma’wa For Nature and Wildlife sanctuary’ si trova in una posizione strategica: tra le due cittadine di Jerash e Ajloun, a circa 65 chilometri a nord dalla capitale Amman, si estendono 70 ettari di terra che sono stati donati dal governo giordano alle due associazioni.
Gli animali che arrivano al centro sono curati e seguiti da professionisti, i quali hanno come intento principale quello di riuscire a reintrodurli, lentamente, al loro stile di vita naturale. La Fondazione e l’organizzazione internazionale, inoltre, hanno come obiettivo quello di riuscire a creare una soluzione solidale, che coinvolga le comunità locali e che, tramite i relativi programmi di educazione rivolti ai veterinari e ai ricercatori, possa comunicare quanto sia importante preservare tali specie.

Il rifugio ospita, al momento, diciotto leoni, due tigri, quattro orsi e ognuno di loro potrebbe raccontare una storia personale e toccante. Alcuni sono stati salvati da situazioni precarie in cui vivevano, come negli zoo situati in zone problematiche e di guerra, mentre altri sono stati sottratti dalla commercializzazione illegale.
Tash e Sky, infatti, sono due tigri del Bengala, salvati nel 2013 al confine tra la Giordania e l’Arabia Saudita. Quando avevano solo tre mesi il proprietario cercò di commerciarli illegalmente, nascondendoli in gabbie per gatti.

Nel sito dell’iniziativa, inoltre, all’interno della sezione ‘Our Animals’ si possono leggere moltissime altre esperienze, ricche di aneddoti, come quella dell’orso Lula: “È stata salvata dallo zoo di Mosul, in Iraq, e portata al New Hope Center nel luglio 2017 dall’organizzazione internazionale Four Paws, per poi trasferirla Al Ma’wa nel febbario 2018. Dovrebbe essere nata nel 2010 e si diverte a dormire in un letto di fieno. Ama anche nuotare nella sua piscina e pagaiare. È un orso esigente; non le piacciono i pomodori o i cetrioli, ma si gode sempre le melanzane, l’uva e l’anguria. A volte, mangia la parte superiore della lattuga, ma dipende dal suo umore!
In questo luogo pacifico e solidale, finalmente, questi animali possono tornare a vivere dignitosamente, avvolti dall’amore che tutte le persone coinvolte nel progetto donano ogni giorno.