“Green Plan”: la sfida del Regno Unito per un ambiente più pulito
Il premier britannico Theresa May sta portando avanti una politica di sensibilizzazione e un piano d’azione per ridurre l’eccessivo consumo di plastica nel Regno Unito. Previsione per il 2042? La salvaguardia della natura, la tutela degli animali e la promozione di un habitat sano per l’essere umano.

Il 2018 è cominciato, per il Regno Unito, con la proposta di un “Piano Verde” per cercare di ridurre, se non eliminare del tutto, l’impiego della plastica.

Il tema della salvaguardia e tutela dell’ambiente sta influenzando progressivamente le politiche dei diversi stati del mondo: lo spreco di materiali difficilmente smaltibili (prima fra tutti, proprio la plastica) e l’abuso di ulteriori sostanze ad alto impatto nocivo, stanno apportando irreversibili danni. Da parte dei governi e delle istituzioni, una sempre maggiore consapevolezza sta conducendo i leader politici ad intraprendere iniziative di tutela, salvaguardia e difesa del pianeta.

Lo spreco di un materiale così difficilmente smaltibile e degradabile come la plastica costituisce, nello specifico, uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento ambientale.

Il programma del ministro britannico Theresa May, stilato dal dipartimento ambientale di Michael Gove, prevede diversi obiettivi che si prefigge di raggiungere in un ampio (eppure allo stesso tempo, breve) arco di tempo di 25 anni: tra i principali, migliorare l’inquinamento dell’aria; depurare le acque dei mari dai rifiuti; utilizzare le risorse naturali con maggiore efficienza; valorizzare la bellezza e il patrimonio naturale. Tra le manovre politiche ed economiche più rilevanti è stato promosso l’aumento di cinque penny del prezzo dei sacchetti di plastica ortofrutticoli e dei contenitori usa e getta.

A seguito dell’interessamento britannico al caldo tema della responsabilità ambientale, anche la Commissione Europea ha avanzato una proposta di sostegno: l’istituzione di una tassa sulla plastica per disincentivarne uno smodato e incosciente utilizzo, così da arginare contemporaneamente il reperimento di nuove risorse per il bilancio UE e la diminuzione dei rifiuti polimerici. Di pari passo prosegue l’applicazione da parte della CE del “Settimo programma d’azione per l’ambiente”, varato a novembre 2012 con scadenza 2020, il cui punto focale è la stesura di una forma di legislazione ambientale.

Riponendo le speranze nel detto “chi inquina paga”, possiamo confidare in una forma d’azione: la speranza è che la popolazione si assuma le proprie responsabilità nei confronti dell’ambiente e che accolga il piano, finalmente, anche come sfida personale.