Hong Kong, stop al commercio di avorio
Una settimana fa il Parlamento dell’ex colonia britannica ha votato - con esito positivo per gli animali - per fermare la compravendita del materiale che si ricava dalle zanne degli elefanti. Il bando sarà applicato gradualmente: la prima mossa sarà il divieto di vendita dei trofei di caccia e degli oggetti in avorio risalenti al periodo post 1975.

Gli ambientalisti (e il mondo intero) possono esultare: a Hong Kong è stato messo al bando il mercato di avorio. Un duro colpo per i bracconieri e i trafficanti, ma, allo stesso tempo, un’ancora di salvezza lanciata per gli elefanti. I mammiferi proboscidati, nel tempo, non avranno più nulla da temere? Sembra di sì. Sono previste tre fasi, che, passo dopo passo, metteranno sempre più in sicurezza gli elefanti. Il bando, infatti, sarà applicato gradualmente e la prima mossa sarà il divieto di vendita dei trofei di caccia e degli oggetti in avorio risalenti al periodo post 1975 (anno in cui è entrata in vigore la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione). Questo primo step sarà il crocevia per vietare anche la messa in commercio di avorio più vecchio e, entro il 2021, i rivenditori non potranno più possedere le zanne “incriminate”. La decisione è arrivata ufficialmente una settimana fa, quando il Parlamento dell’ex colonia britannica, ha votato – con esito positivo per gli animali – per fermare la compravendita. Nello specifico, è stata la maggioranza del Consiglio legislativo di Hong Kong a decidere per lo “stop” del commercio di avorio. Le conseguenze per chi non rispetterà la legge? Chi contrabbanderà rischierà fino a dieci anni di carcere (prima ne erano previsti solo 2) oltre a a una maxi-multa che può arrivare fino a un milione di euro.

Una decisione dal sapore di vittoria per tutti gli ambientalisti e le associazioni che, negli anni, si sono prodigati per la causa. Il sostegno è arrivato dal mondo intero, con movimenti e petizioni online. Anche ad Hong Kong, molte comunità si sono fatte sentire: prima del momento cruciale, alcuni manifestanti e attivisti si sono radunati di fronte al palazzo del Central Government Offices – dove si tenevano le votazioni – per dare nuovamente voce alle proprie ragioni. Un puzzle di azioni differenti che sembra sia riuscito a influenzare la decisione finale. Uno dei tanti esempi? Avaaz, movimento globale che promuove campagne di vario genere (ambientali, sociali, ecc.), nel proprio sito ha lanciato una petizione contro la questione avorio. Dopo aver dato voce a sostenitori di tutto il mondo raccogliendo oltre un milione di firme, ha inviato migliaia di messaggi ai legislatori locali e dialogato coi media affinché dessero rilievo alla questione. Molto significativo un messaggio pubblicato in un importante giornale locale – l’Oriental Daily News – da Avaaz il giorno delle votazioni: un inserzione con una frase rivolta ai consiglieri di Hong Kong che recitava: “Il futuro degli elefanti è nelle vostre mani”.
Il destino dei mammiferi proboscidati si prospetta positivo almeno in oriente. Oltre a Hong Kong, anche in Cina, poco più di un mese fa, sono state accolte le richieste della comunità internazionale e a Pechino hanno disposto il divieto di lavorare e commerciare l’avorio. In Europa, però, il mercato in questione è ancora aperto. L’oriente potrà essere d’ispirazione?