“L’amore è un accollo”, l’emozionante bellezza poetica della cantautrice Giulia Ananìa
Vi proponiamo l'intervista all'artista che è tra i protagonisti di #Interferenze, festival urbano e digitale che ha ricevuto il patrocinio di Cittadellarte. Giulia Ananìa, dopo una riflessione sull'impatto del Covid-19 nel linguaggio quotidiano, ha svelato il processo creativo e ispirazionale che si cela dietro il suo lavoro di cantautrice. Ai nostri microfoni ha inoltre delineato e identificato, a partire dalla sua iniziativa "ProntoPoesia" e dal suo libro "L'amore e un accollo", quale ruolo sociale e potenzialità può ricoprire un componimento. "Cerco di portare la poesia in mezzo alla gente, in una dimensione pop mai scontata. È un bene primario soprattutto per affrontare l’isolamento della pandemia".

Il disordine delle cose lascia spazio ad una strana pace | lo scompiglio che ha portato il tuo vento | ora porta via le voglie ed il tormento”. Prima di realizzare questa intervista, ho desiderato conoscere Giulia Ananìa per potermi inserire nella sua vita artistica con più delicatezza. Sarei stato estraneo giornalista ai suoi occhi, ma per me non sarebbe stata una sconosciuta qualunque. Così, prima di documentarmi nel dettaglio sui suoi progetti, libri e canzoni, decido di ascoltarla. E così rieccoci ai versi riportati all’inizio che compongono parte del ritornello del suo brano Dove vanno gli amori quando finiscono. La canzone mi ha subito colpito e affascinato. L’ho riprodotta due volte: una isolandomi dal mondo intorno a me per calarmi nelle emozioni trasmesse dall’incontro tra note e parole, una per assorbire con profondità emotiva la persona che dava voce a quel brano. Ho deciso di conoscere Giulia così, da una sua canzone. Per me era sufficiente, mi ero già fatto un’idea di lei. Ho comunque ascoltato altri suoi brani e ho scoperto parte del suo ampio repertorio artistico, che propongo prima di procedere con il nostro confronto.

Giulia e la musica
Giulia Ananìa è un’artista poliedrica di raffinata sensibilità che coniuga il pop d’autore all’amore per la poesia, l’impegno sociale, le arti visive e le sonorità urbane. Tra tutte le sue attività, negli ultimi anni si è distinta per quella di autrice e paroliera per la Warner Chappell Italia, scrivendo hit per star della musica come Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Paola Turci, Emma, Nek, Annalisa, Arisa, e per i suoi spettacoli tra canzone, poesia dialettale in romanesco e impegno sociale. Come cantautrice, dopo l’esperienza di Sanremo nel 2012 con il brano La mail che non ti ho scritto, nel 2017 ha pubblicato l’album Come l’oro. Scrive e compone anche per il teatro e il cinema: sua è la colonna sonora dell’opera teatrale Lampedusa, Mare Migrante, in scena dal 2007, e del film Mamma più Mamma della regista Karole di Tommaso. Ha collaborato insieme a Morricone per alcuni brani del film, candidato all’Oscar, La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore. Negli anni ha realizzato oltre 1000 concerti, diviso il palco e collaborato con artisti del calibro di Zerocalcare, Ascanio Celestini, Marco Giallini, Niccolò Fabi, Lunetta Savino, Paola Turci, Vinicio Marchioni, Edoardo Pesce, Giorgio Tirabassi, Banco del Mutuo Soccorso, Brunori Sas, Coez, e aperto concerti di artisti internazionali come James Morrison, Joan as a Police Woman, Kaki King, Badly Drawn Boy, Ani di Franco; Laura Pausini l’ha anche voluta come artista in apertura del suo concerto al Circo Massimo a Roma. Nel 2020 ha realizzato la colonna sonora per Hangry Butterflies (uscito su Rai 3 questa settimana), documentario di Maruska Albertazzi.

Giulia e la poesia
Giulia non fa della musica la sua unica espressione creativa: lo scorso ottobre ha pubblicato il libro L’amore è un accollo. Poesie (quasi) romantiche, raccolta di componimenti che ha visto l’introduzione di Carlo Verdone e la postfazione della sociologa urbana Irene Ranaldi. A fine dicembre ha ideato e messo in piedi un call center poetico gratuito, ProntoPoesia, organizzato con il supporto del Municipio VIII e realizzato insieme all’Associazione Culturale Muovileidee; il progetto si è attivato con il coinvolgimento di molti attori e cantautori che dedicavano poesie al telefono a tutte le persone che desiderassero chiamare per ricevere un momento di contatto artistico. Si è trattato di un inedito call center di assistenza poetica, con un centralino e un orario di servizio in cui scrittori e musicisti hanno regalato letture poetiche a chiunque li contattasse, con particolare attenzione agli ospiti delle RSA e dei centri di accoglienza per le donne in difficoltà.

L’intervista
Giulia Anania è tra i protagonisti di punta del progetto #Interferenze (tutti i dettagli in un nostro precedente articolo), un festival urbano e digitale che ha avuto inizio il 22 febbraio e proseguirà fino al 21 marzo e che ha ricevuto il patrocinio di Cittadellarte e dell’Accademia Unidee. A partire da questo collegamento, programmiamo l’intervista. La incontro, se così è lecito definire in tempo di pandemia, online. Le sensazioni che avevo dopo l’ascolto dei suoi brani non sono state semplicemente confermate, ma hanno posto le basi per una conoscenza informale più approfondita. Si è percepito, fin dai primi istanti di dialogo, una capacità espressiva accompagnata da un’empatia non comune. Ha saputo osservare e ascoltare con il solo sguardo e, per un attimo, mi ha fatto pensare di essere io l’intervistato e lei la giornalista, in un’atipica inversione di ruoli. La sintonia non è prevedibile e calcolabile, quando c’è, c’è. E tra noi si è creato uno scambio naturale, forse perché entrambi lavoriamo, ci esprimiamo e in qualche modo giochiamo con le parole. Universi all’apparenza distanti quelli del giornalismo e della poesia, ma confinanti, quasi intrecciati, quando si tratta di porsi nei panni degli altri, come mi confida. Quando scrive una canzone per un artista, infatti, si esprime per lui o lei, mettendo la sua creatività al servizio dell’altro utilizzando linguaggi ed espressioni adatte al cantante di riferimento. Il tempo della videochiamata è stato rapido, meno di un’ora, ma è stato inaspettatamente intenso. Attraverso le parole, tanto care alla cantautrice, vi conduco ora alla scoperta di Giulia Ananìa.

Come scrittrice, cantautrice e paroliera, ritieni che il lessico e il linguaggio avranno un ruolo differente nella società post-pandemia?
Assolutamente. Non solo le parole che verranno scritte avranno un ruolo diverso – ed è bene prenderne atto e usarle ancora meglio -, ma anche quelle già scritte sembrano essere mutate da quando un pipistrello ci ha messo a testa in giù le abitudini e le esistenze. La pandemia sembra essersi presa tutte le parole del presente e del futuro, ma anche quelle del passato, anche in romanzi, poesie, canzoni… persino i dialoghi dei film!
Mettiamo ovunque la lettura di questo periodo poco leggibile. Durante il periodo di Natale ho riascoltato per caso ‘L’anno che verrà’ di Lucio Dalla e ho constatato che il senso di quel grande classico era totalmente cambiato.

 

Cosa provi, come autrice, a sentire interpretate e cantate le tue parole da alcuni dei più grandi artisti italiani del nostro tempo?
Mi viene spesso chiesto “ma non ti dispiace che le tue canzoni vengano cantate da altri più famosi di te?”, o addirittura “ma se qualcuno canta una tua canzone è comunque tua?”, aggiungendo poi un sospettoso “ma ci guadagni tu o loro?”. Queste domande mi fanno riflettere su quanto si ritenga il processo creativo qualcosa che deve avere a che fare con l’affermazione dell’ego e con il sopravvalutato concetto di successo. Quest’ultimo è poco affascinante, perché afferma qualcosa che è già ‘successo’. Amo scrivere per altri semplicemente perché amo scrivere. Mi onora che qualcuno scelga la mie canzoni perché le mie opere mi sono fedeli, ma questo non significa che siano solo mie. Anzi, vogliono essere di tutti: correre libere e felici e conoscere più gente possibile. È un grande privilegio per me poter veicolare messaggi e stile attraverso artisti popolari. Arrivare a tanti non è fortuna da poco ed è anche una bella responsabilità.


Come trovare l’ispirazione per ideare e scrivere i testi dei brani di differenti autori? Come si costruisce il processo creativo di incontro e intreccio tra parole e musica?
Io scrivo principalmente camminando per strada: ascolto le vite, gli amori, le malinconie mie e soprattutto degli altri. Cerco di allenare ogni giorno il muscolo sensibile. In genere le parole mi nascono già sulle sinfonie dell’umanità. Forse il mio unico merito è quello di ascoltare, o meglio sentire.
Ogni essere umano è una potenziale canzone: ascolto l’artista per cui scrivo, così come la persona che ho accanto in autobus o seduta vicino a me al bar. Scrivere una canzone è come provare a conoscere qualcuno ed è quindi una grande occasione che non va sprecata. La bellezza e la verità nascono dal dettaglio e dall’insieme.


Giulia Ananìa interpreta la sua poesia Il gelato (poesia al telefono), tratta dal libro L’amore è un accollo – Poesie quasi romantiche di Giulia Ananìa [Bizzarro – Red Star Press, 2020]. La traccia audio di Il gelato è contenuta nell’album Come l’oro di Giulia Ananìa (Bassa Fedeltà – Warner Chappell Italia, 2017). Dalla collezione del MUG Museo Giannini di Latina, il Fonografo a cilindro Je chantè haut et clair, progettato nel 1876 da Thomas Alva Edison per registrare e riprodurre suoni. Intro e Outro registrati a presa diretta dal Fonografo.
 
Alla fine del mondo di Giulia Ananìa, interpretata da Vinicio Marchioni. Musiche di Giulia Ananìa.
La poesia Alla fine del mondo è tratta dal libro L’Amore è un accollo – Poesie quasi romantiche (Bizzarro – Red Star Press, 2020). Nel video, dalla collezione del MUG Museo Giannini di Latina, il Fonografo a cilindro Je chantè haut et clair, progettato nel 1876 da Thomas Alva Edison per registrare e riprodurre suoni. Intro registrato a presa diretta dal fonografo.

Sei tra gli ospiti del festival #Interferenze. Cosa rappresenta per te questa partecipazione? Qual è il tuo pensiero in merito alla nuova fruizione dell’arte – nell’ultimo anno di pandemia – che si avvale maggiormente degli strumenti tecnologici per ovviare, in parte, alle chiusure dei luoghi di cultura?
Per me è davvero un grande onore far parte del festival di arte contemporanea organizzato con tanta passione da Jamila Campagna e dalla redazione de Il Muro, con tanto di patrocinio della Fondazione Pistoletto. Cittadellarte è un luogo reale e sognato che spero di visitare il prima possibile. #Interferenze è stato un festival coraggioso, necessario in un momento storico in cui il mondo dell’arte è in stop forzato. È stato bello sapere che mentre ci dicevano che era impossibile andare nei musei, in quelli della città di Latina accadevano ‘cose’ d’arte e, addirittura, opere ed azioni artistiche si accendevano in giro per una città dismessa. Una bella visione avanguardista, che ha unito tecnologia ad analogico e che per me è la chiave per affrontare questo periodo in cui la soluzione non può essere solo lo streaming. #Interferenze, oltre alla qualità della proposta, comunica che ‘si può fare arte’ anche in questo periodo. Mi è piaciuto, ad esempio, il taglio poetico dell’iniziativa, come le panchine con QR code – posizionate in punti della città di Latina particolarmente trascurati dalla cura delle istituzioni – che offrono la possibilità di leggere poesie ai passanti. Latina, messa da sempre ai margini dalle rotte dell’arte e degli interessi turistici, è stata così l’unica città a fare un festival in questo periodo. Complimenti e grazie a chi ha messo in piedi questa meraviglia!

Hai ideato e proposto un call center poetico gratuito, ProntoPoesia, mettendo le parole al servizio delle emozioni colorandole di solidarietà. Quali sono gli obiettivi dell’iniziativa? Ai nostri tempi la poesia può sembrare un linguaggio di nicchia, quasi anacronistico, ma le sue potenzialità sono sconfinate…
Da tempo cerco di portare la poesia in mezzo alla gente, in una dimensione pop mai scontata. Quello che voglio dimostrare è che le persone capiscono eccome la poesia. Quest’ultima, se posta nel modo giusto, può arrivare e fare bene a chiunque. Ispirandomi a ‘Favole al telefono’ di Gianni Rodari, unendo quindi l’esigenza umana di dare conforto alle persone e restituire dignità agli artisti, ho pensato durante le feste di Natale di creare un call center di assistenza poetica – con tanto di numero verde gratuito – perché reputo la poesia urgenza e bene primario soprattutto per affrontare l’isolamento della pandemia. Il servizio si è rivolto sia a singoli cittadini che potevano chiamare e ricevere una poesia al telefono sia ad anziani isolati nelle residenze assistenziali sanitarie, donne nei centri antiviolenza, senzatetto e richiedenti asilo, tutti raggiunti grazie alla collaborazione con associazioni attive nel sociale. È stato un esperimento potentissimo: abbiamo ricevuto in 4 giorni più di 1000 telefonate da tutta Italia ed anche da tanti connazionali all’estero. A chiamare erano persone di ogni tipo, sesso, religione ed estrazione sociale. Questa grande richiesta di poesia è stata davvero travolgente e dimostra un bisogno. ‘ProntoPoesia’ è un servizio semplice e profondo che fa bene a chi lo riceve ma, allo stesso tempo, restituisce anche valore civile e sociale agli artisti. Coloro che leggevano al telefono erano infatti giustamente retribuiti e finalmente sono tornati utili per il loro pubblico. Spero di poter riattivare il call center per la Giornata mondiale della poesia.


La notte (last coin) di Giulia Ananìa, interpretata da Francesco Montanari. Musiche di Giulia Ananìa.
La poesia La notte (last coin) è tratta dal libro L’Amore è un accollo – Poesie quasi romantiche (Bizzarro – Red Star Press, 2020). La traccia audio della poesia La notte (last coin) è contenuta nell’album Come l’oro di Giulia Ananìa (Bassa Fedeltà – Warner Chappell, 2017). Dalla collezione del MUG Museo Giannini: Polyphon, 1898, macchina di riproduzione musicale azionata a gettone, antesignana dei juke-box. Intro e out registrati a presa diretta dal Polyphon.

Lo scorso ottobre hai pubblicato il libro di poesie ‘L’Amore è un accollo’. Cosa vorresti trasmettere ai lettori con la tua ultima opera?
L’amore è la nuova pornografia. Ho notato che la cosa più difficile da fare da un po’ di anni è dirsi “ci tengo”, “ti amo”, “ti voglio bene”, ma anche “come stai?”.
Dobbiamo tornare ad innamorarci. Abbandonare il cinismo, rivendicare i sentimenti. Siamo su questa terra per questo. Credo che sia questo quello che voglio trasmettere.

L’amore è uno dei temi chiave delle tue canzoni. Che cos’è per te questo sentimento? È possibile fare l’amore con le parole attraverso la musica?
Si può fare l’amore con tutto. Ma non si può essere da soli: ci deve essere l’altro e deve ogni volta capitare un piccolo miracolo. Se accade tra parole e musica, tra te e me, accade la vita, la bellezza.

Citando il titolo della tua canzone, dove vanno gli amori quando finiscono?
Forse in un pianeta lontanissimo dove finiscono tutte le cose perdute, tutti i miei calzini spaiati. Oppure i miei amori finiti ora sono in una località balneare: fumano insieme marijuana con i piedi nel mare e magari si amano o litigano tra loro.

 


Crediti prima foto di copertina: Tommaso Salamina.
Crediti seconda foto di copertina: Jamila Campagna.
Tutte le foto di Giulia Ananìa presenti nell’articolo – ad eccezione di quelle con l’autore già indicato – sono di Jamila Campagna.