Le tre querce e la bellezza del cambiamento
Ieri a Torino è andata in scena la conferenza che ha visto protagonisti Franco Berrino, Carlo Petrini e Michelangelo Pistoletto. Agricoltura, alimentazione, società e arte: vi raccontiamo com'è andato il viaggio tra i saperi e le esperienze dei tre relatori.

Ieri sera l’aula magna Cavallerizza dell’Università degli Studi di Torino ha ospitato la conferenza “Le tre querce”, un incontro che ha visto protagonisti il medico e fondatore dell’associazione “La Grande ViaFranco Berrino, il sociologo e fondatore dell’associazione “Slow FoodCarlo Petrini e l’artista biellese Michelangelo Pistoletto. L’evento si è rivelato un sorta di viaggio culturale nelle esperienze di tre grandi menti distanti per i loro ambiti di riferimento, ma queste rette di sapere, nel corso della serata, si sono intersecate più volte in tanti punti comuni. Anzi, l’impressione avuta è stata quella di un flusso, che armoniosamente ha avvolto e collegato i pensieri delle “tre querce”. Il pubblico stesso faceva presagire, come un riflesso, la ricchezza e la varietà dei contenuti poi espressi nel corso dell’incontro: l’aula magna era colma di partecipanti di ogni generazione, con un gran numero di giovani presenti. La moderatrice dell’incontro Eija Tarkiainen (ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso) ha introdotto la serata e ha sapientemente gestito il puzzle di nozioni e racconti dei tre protagonisti. La serata non si è svolta con un programma rigido: le riflessioni, non scandite e regolate da una metaforica clessidra, sono state esposte con semplicità e naturalezza.

Chi ha partecipato alla conferenza ha preso parte a un tragitto a bordo di un mezzo dove i piloti sono stati Berrino, Petrini e Pistoletto, viaggiando attraverso le loro esperienze passate, le loro passioni e il loro impegno nei confronti della società. Tutti e tre, infatti, sono le figure di riferimento di realtà (La Grande Via, Slow Food e Cittadellarte) che s’impegnano, con strumenti differenti, per una trasformazione responsabile della società e per sensibilizzare la collettività a un cambiamento virtuoso. I relatori non sembravano tre figure autorevoli sotto i riflettori di una conferenza, ma tre amici di vecchia data che discutevano su macro-tematiche di vita sorseggiando un caffè (o una spremuta d’agrumi bio di stagione e a km 0, per essere in linea con la politica del “mangiare sano”). Differenti materie sono state al centro del loro pubblico dibattito: l’agricoltura, l’alimentazione, la società e l’arte; questi argomenti sono stati collegati tra loro e declinati in più aspetti.

Addentriamoci quindi negli highlights di ogni protagonista: Carlo Petrini ha discusso di agricoltura, spiegando l’importanza che ricopre la “buona compagnia” per attivare nuove pratiche virtuose: “Per dar vita a un cambiamento – ha affermato – è fondamentale che questo avvenga insieme a persone con le quali si sta bene”.
A questo proposito, il fondatore di Slow Food ha analizzato quelle che lui considera parole chiave, “rigenerazione” e “co-produttore”, quest’ultima – più responsabilizzante nei confronti dell’individuo – va a sostituire l’abusato termine di “consumatore”. Il relatore ha anche riportato alcune curiosità sul mondo vegetale, facendo parallelismi tra la composizione e il “funzionamento” interno degli ulivi (ogni sezione ha un compito preciso che agisce per il bene della pianta) con la struttura della società. Petrini, inoltre, ha argomentato l’importanza che ricopre nell’individuo la possibilità di poter sbagliare e ripartire. Rimanendo in tema di collettività, ha spiegato: “Il più felice dei felici è colui che aiuta gli altri a essere felici”.

Franco Berrino si è concentrato sul tema della nutrizione (e della produzione degli alimenti), sviluppandolo in molti ambiti. “A fronte dell’aumento della popolazione globale, per soddisfare la maggiore esigenza di cibo non dobbiamo produrre di più, ma diversamente”. “L’uomo è ciò che mangia”, affermava il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, una frase chiave più che mai attuale: il fondatore dell’associazione “La Grande Via” ha spiegato che in molti casi i farmaci sarebbero evitabili a fronte di un’alimentazione sana, esplicando come le persone debbano avere responsabilità per la loro salute, oltre a un diritto. Il medico ha anche reso noto al pubblico un recente studio francese, che ha messo in luce la stretta relazione tra il consumo di cibo spazzatura e l’insorgere di tumori. Risulta fondamentale, ovviamente, seguire un corretto regime alimentare, evitando i cibi pronti ed industriali: “Molte persone – ha affermato – dicono di non aver tempo per cucinare, ma quello per guardare i cuochi che preparano i loro piatti nei programmi televisivi non manca…”

Michelangelo Pistoletto ha messo al centro del suo intervento la società: ha esordito denunciando il fallimento della democrazia, sottolineando come il potere del popolo (dal greco demos significa ‘popolo’ e kratos ‘potere’) sia utopistico, considerando che i rappresentanti di questo si sono troppe volte rivelati distanti dalle reali esigenze della gente. La soluzione? La demopraxia (il termine, coniato dal direttore di Cittadellarte Paolo Naldini, si focalizza sulla praxis, che significa ‘azione’, nel senso di ‘fare’). Applicandola si possono mettere al centro proprio le azioni della gente per ottenere libertà ed equilibrio sociale. L’artista biellese si è poi concentrato sul suo segno-simbolo, il Terzo Paradiso, illustrandone le specificità e spiegando il concetto di trinamica. La demopraxia potrebbe essere la chiave e sfondo attivo anche per un’alimentazione più responsabile: “Se cambiassimo regimi alimentari – ha spiegato – potremmo mettere in crisi le economie che speculano sulla salute degli individui”.

Nel finale dell’incontro la relatrice Tarkiainen ha dato voce al pubblico con le domande di rito. Uno dei temi salienti emerso è stato quello della bellezza: le tre querce hanno dato al termine tre chiavi di lettura differenti, che hanno colpito gli spettatori. Pistoletto ne ha discusso con riferimenti artistici, isolando la bellezza dall’accezione prettamente estetica spesso attribuitale; Berrino si è focalizzato su una bellezza di tipo ontologico; Petrini – dopo un riferimento alla cultura ebraica dove i concetti di “bello” e “buono” sono nello stesso termine – ha messo in luce la relazione con un altra parola: “Non ci può essere bellezza senza passione”.
Nell’aula magna Cavallerizza sono stati innestati e sono pronti a germogliare i semi della bellezza di una trasformazione sociale responsabile.

 

Per ulteriori informazioni è possibile visionare il nostro precedente articolo (vedi anche testo di Eija Tarkiainen).
La conferenza è stata coordinata da “La Grande Via”, “Slow Food” e “Cittadellarte – Fondazione Pistoletto”, con il supporto di “Italia che Cambia” e “La Finestra sul Cielo”.