Pistoletto presenta “Ominiteismo e demopraxia” a Verona
Venerdì 23 marzo l'artista biellese metterà in luce le peculiarità del suo ultimo manifesto politico all'Università di Verona. L'incontro nella città veneta si terrà in via San Francesco 22 a partire dalle 15.30.

Michelangelo Pistoletto continua a innestare i semi della demopraxia in una sorta di tour letterario lungo varie regioni italiane. La prossima tappa in programma è Verona: nella città veneta venerdì 24 marzo andrà in scena la presentazione del suo ultimo manifesto politico “Ominiteismo e demopraxia”. L’artista biellese, infatti, illustrerà parte dei contenuti del suo nuovo libro – edito da Chiarelettere – al Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona (Aula 1.1 del Polo Zanotto, al primo piano), nello specifico in via San Francesco 22. L’appuntamento, realizzato in collaborazione con ARTantide.com, sarà ad ingresso gratuito e inizierà alle 15.30 con conclusione prevista alle 17.15. Per l’occasione, sono previsti i saluti del professor Gian Paolo Romagnani, Direttore del Dipartimento, e un’introduzione curata dal professor Roberto Pasini. Gli altri protagonisti della presentazione saranno l’ambasciatore Rebirth/Terzo Paradiso Paolo Mozzo, moderatore dell’incontro, e il curatore e collaboratore di Cittadellarte Fortunato D’Amico, che intervisterà e dialogherà con l’autore in merito ai contenuti del libro.

Ecco un estratto del libro (da pagina 3 a 6) che anticipa i contenuti dello scritto e della presentazione.
Questo è il mio ultimo manifesto.
Il manifesto – scrive Michelangelo Pistoletto – di un essere umano, in un punto dello spazio e del tempo. Un essere in parte naturale e in parte artificiale.
Naturale, in quanto formato dalla natura, e artificiale, in quanto formato dall’Arte.
Un essere umano fatto ad Arte.
L’intento è riconsiderare i fondamenti della costruzione socioculturale, nello specifico la religione e la politica, rileggendoli attraverso il nuovo binomio: Ominiteismo e Demopraxia. La mia convinzione è che la democrazia (nota 1) non possa coesistere con i dogmi monoteistici. Per dimostrarla, intendo seguire la direzione tracciata dal solco dell’Arte. L’Arte dà origine a tutti i sistemi che nel tempo hanno organizzato la società umana. È l’Iniziazione primaria. La prima opera d’Arte risale all’impronta di una mano sulla parete di una caverna: l’impronta della mano non è la mano, ma la rappresentazione, dunque il concetto, della mano fisica. Con la nascita del concetto, si ha l’origine del pensiero umano.

L’impronta della mano è il guado fra l’animale inconsapevole e l’animale consapevole, fra il non umano e l’umano. Da allora, ogni atto iniziatico (nota 2) riconferma e celebra questo primordiale passaggio. La portata dell’opera di quell’artista ignoto è incommensurabile per due ragioni. Innanzitutto essa dà origine al linguaggio segnico che permette la comunicazione del pensiero. Infatti, nelle caverne le impronte delle mani si moltiplicano e si raggruppano a rappresentare, in embrione, la società. Inoltre, fra la realtà e la virtualità della mano, l’Arte apre le porte dell’ignoto e sviluppa la sfera dell’immaginario, che cresce fino a diventare un universo meta-fisico. Pensiamo questo universo metafisico come un Arco Spirituale. La religione ne ha preso pieno possesso, considerandolo opera di un artista assoluto. Di conseguenza, essa pretende il monopolio dell’ignoto. Nell’ignoto avanza l’Arco Spirituale tracciato dall’Arte.

E nell’ignoto la scienza muove la sua ricerca. Ma rispetto alla religione, la scienza procede attraverso risposte provvisorie e relative. L’Arte dunque, attraversando l’ignoto, comprende sia la religione che la scienza. La religione e la scienza esistono in quanto partorite dall’Arte con il primo segno nella caverna primordiale. Da allora, l’Arte non ha mai smesso di partecipare alle avventure dell’umanità, accompagnando in ogni passaggio l’evolversi della società. Ora noi viviamo in una società sempre più forgiata dalla scienza e dalla tecnologia, in un mondo dove l’artificio è divenuto totalizzante.
Non dimentichiamo che il termine artificio ha come radice la parola Arte.
Capire quale azione compie oggi l’Arte, è la ragione di questo manifesto”.


Note:
1 La Demopraxia supera il concetto di democrazia. Nel percorso per arrivare a definire questo termine, ritengo necessario, per una maggior comprensione, utilizzare ancora il sostantivo democrazia.
2 Ogni atto iniziatico sancisce il passaggio da una condizione non riconosciuta socialmente a una condizione socialmente riconosciuta.

Per ulteriori informazioni sulla presentazione del 24 marzo cliccare qui.