Plastica: può diventare un nuovo carburante?
Due chimici inglesi hanno elaborato un sistema per utilizzare la plastica in eccesso in maniera produttiva ed innovativa. Andiamo a scoprire il loro lavoro.

Oggigiorno, la plastica è uno dei fattori principali che determinano il cattivo stato ambientale.
Milioni di tonnellate vengono gettate ogni anno e lo smaltimento di questo materiale è sempre più complicato da gestire.
Due studiosi inglesi, Moritz Kuehnel e Erwin Reisner, hanno elaborato un nuovo meccanismo per sfruttare la plastica in eccesso e diminuirne la presenza: il “foto-reforming”, dove lo scopo principale è quello di utilizzare il materiale inquinante come nuovo carburante per i mezzi di trasporto.
Se ora vi state immaginando di prendere una bottiglia e gettarla nel serbatoio per accendere il vostro veicolo siete fuori strada. Il loro obiettivo è quello di lavorare la plastica affinché si riesca a ricavarne dell’idrogeno (ipotetico nuovo carburante) distruggendo il resto del composto.

Ma come si svolgerebbe questo procedimento?  Una volta che si recupera della plastica, questa verrà immersa in una sostanza alcalina acquosa (mescolata con CdS, solfuro di cadmio) che garantirà l’assorbimento del calore solare, essenziale per la modificazione della struttura chimica degli oggetti.
Al termine del processo, si avranno due prodotti finali: CO3 (triossido di carboneo) e H2O (acqua), da quest’ultima ci sarà un ultimo passaggio per l’estrazione finale di H2 (diidrogeno) che verrà successivamente utilizzato per alimentare i motori.

Meno plastica per strada e più carburante da utilizzare, una soluzione a prima vista efficace, ma osserviamo più da vicino i dettagli.
Ricordiamo che oltre all’idrogeno viene rilasciato del CO3, di conseguenza una parte del materiale che non si destruttura come dovrebbe. Kuehnel e Reisner hanno annunciato, in un’intervista della BBC pubblicata nella rivista Royal Society of Chemistry, che quel residuo è una sostanza chimica utilizzabile per la produzione di altra plastica, confermando che delle parti non sono gestite come si vorrebbe.
Il solfuro di cadmio, inoltre, è una sostanza a reticolo covalente di cadmio e zolfo, tendenzialmente nociva e inquinante per l’ambiente.
Gli studiosi stanno elaborando un metodo per ripulire le strade con il materiale e le conoscenze di cui dispongono, ma questo non può essere un freno a diminuire il consumo di plastica che ogni giorno inquina il nostro pianeta.