Il progetto di Cittadellarte “CirculART” alla Fashion Revolution Week 2020 di Bergamo
Dal 18 settembre al 4 ottobre, presso Palazzo Agliardi, sarà proposta la mostra dedicata alla moda sostenibile "CirculART": i 4 artisti coinvolti hanno scelto di sviluppare le loro opere indagando sulla produzione locale e la mano d’opera nel mercato globale, l’utilizzo delle materie prime, l’abito nella sua valenza simbolica e l’oggetto tessile come portatore di una storia collettiva.

Per la prima volta Bergamo ospiterà una nuova edizione della Fashion Revolution Week*, grazie all’Associazione La Terza Piuma che ha organizzato, insieme a una serie di partner, eventi aperti al pubblico con uno specifico obiettivo: sensibilizzare e informare i partecipanti sull’ambito della moda responsabile. Sono previste, per l’occasione, sfilate, incontri, corsi, mostre e workshop dedicati all’etica dello slow fashion, oltre a percorsi formativi per chi vuole approfondire il mondo dell’economica circolare e della moda sostenibile. Nel ricco programma dell’iniziativa, che si terrà dal 18 settembre al 4 ottobre presso Palazzo Agliardi, è proposta anche la mostra di CirculART – Art interwoven whit the supply chain, curata e prodotta da Cittadellarte.
Il progetto, già presentato a Biella e a Monaco di Baviera nel 2019, è teso a spingere la ricerca artistica a confrontarsi con i diversi comparti che compongono la filiera tessile, lavorando con organizzazioni che hanno scelto di abbracciare l’idea di sostenibilità e di sviluppare la loro attività in modo innovativo e lungimirante.

L’iniziativa, inoltre, è un invito sociale ad ‘agire’ che non si limita alle importanti questioni ambientali legate all’industria della moda, ma prende anche in considerazione l’intero sistema di vita del pianeta, in cui le imprese del settore sono inestricabilmente legate. Ricordiamo che sono quattro gli artisti protagonisti di CirculART, ognuno col proprio lavoro: Laura Harrington con A Yarn, Silvia Giovanardi con Courage, Juan Manuel Gomez con Trace and Repeat the Painting ed Emanuele Marullo con Pergamene, linee di un paesaggio (per visionare la sintesi di ogni progetto cliccare qui). I quattro protagonisti hanno scelto di sviluppare i loro lavori riflettendo sulla produzione locale e la mano d’opera nel mercato globale, l’uso delle materie prime, l’abito nella sua valenza simbolica e l’oggetto tessile come portatore di una storia collettiva.

Come riportato nella nota stampa che presenta quanto presente in mostra, gli artisti si sono introdotti tra la trama e l’ordito del ciclo vitale della produzione dell’abbigliamento, proponendo così inaspettate lenti attraverso cui il pubblico potrà osservare i processi di produzione tessile, generando nuovi atteggiamenti verso i prodotti che acquistiamo.
Con i loro lavori gli artisti hanno infatti dialogato con la filiera dell’industria dell’abbigliamento, che è di per sé parte del processo di valorizzazione che Cittadellarte e i suoi partner hanno concepito per il progetto. In quest’ottica, va segnalata la collaborazione con numerose aziende partner: Filatura Astro S.r.l., Brugnoli Giovanni S.p.A., Lanificio F.lli Cerruti, Giovanni Lanfranchi S.p.A., Lenzing Group, Officina +39, RGT Ready Garment Technology Italia, Ribbontex S.r.l. e Tessuti di Sondrio. Un lavoro portato avanti a partire da una filiera in grado di riprodurre un ciclo produttivo altamente sostenibile, dalle fibre riciclate ai tessuti sostenibili, fino alle finiture dei capi eseguite con tinture, accessori e macchinari innovativi.

Nello sviluppo del progetto artistico – viene specificato nel comunicato – i 4 artisti si sono addentrati nei processi di produzione tessile, focalizzandosi non solo su una fase ma prendendo in considerazione l’intera filiera, partendo dall’utilizzo o dal riutilizzo delle materie prime: lana, legno, cotone, indumenti usati, rimanenze di produzione. Si sono interrogati sul significato di sostenibilità nella filiera del tessile, dal reperimento delle materie prime fino ai processi di finitura dei capi e la produzione di accessori come etichette e cerniere lampo. Si sono confrontati con persone che – per ognuna delle aziende coinvolte – ha spiegato nel dettaglio i processi di produzione, l’utilizzo delle risorse naturali come acqua, boschi e pascoli, il rapporto tra produzione e globalizzazione. Il progetto riprende l’idea di circolarità, scegliendo come terreno di discussione la produzione del tessile e della moda, con l’intenzione di rendere visibili ed evidenti attraverso il pensiero artistico l’importanza della filiera ma anche, perché no, le domande che lascia aperte il nostro ruolo di consumatori di risorse nella contemporaneità”.


Costo d’ingresso 5€.
Ingresso libero per soci La Terza Piuma, disabili con un accompagnatore e bambini fino agli 11 anni.
Orari: da lunedì a venerdì 16.00 – 19.00, sabato e domenica 10.00 – 19.00 (su prenotazione per gruppi da lunedì a venerdì 10.00 – 13.00).
*La Fashion Revolution Week è un movimento nato in Inghilterra, per mano di Carry Somers e Orsola de Castro. Viene fondato con l’obiettivo di sensibilizzare il consumatore su tutto ciò che si nasconde dietro l’offerta di capi di abbigliamento a basso prezzo e sulla delocalizzazione della produzione in Paesi con scarse tutele del lavoro, sfruttamento della manodopera, ambienti lavorativi pericolosi e il non rispetto delle normative sulle lavorazioni e tinteggiature dei capi. In concomitanza con la nascita del movimento inglese, il 24 aprile del 2013, a Savar, un distretto di Dacca, capitale del Bangladesh, crollò un edificio commerciale dove lavoravano migliaia di persone in condizioni disastrose. Il bilancio fu tragico: 1133 morti e più di 2mila feriti. È proprio per non dimenticare questo tragico avvenimento che, dal 2014, ogni anno, in tutto il mondo, viene celebrata la settimana della Fashion Revolution.