“Tocca la terra”, quando l’arte è al servizio della natura
Al Macro Asilo di Roma le ambasciatrici Rebirth/Terzo Paradiso Ekarasa Doblanovic e Karma Barnes stanno ultimando un'installazione partecipativa, tra ambiente, cultura e creatività. Scopriamo tutti i dettagli dell'opera ideata nel contesto del progetto "Imagine the Land".

Costruire una metodologia di coinvolgimento della comunità e di connessione di un luogo attraverso l’esplorazione di storie locali della terra su cui camminiamo, la stessa che ci nutre e dà sostentamento per la nostra vita quotidiana: è questo uno degli obiettivi che caratterizza il progetto artistico-culturale Imagine the Land, delle artiste Ekarasa Doblanovic e Karma Barnes. Il duo lavora all’iniziativa in questione da oltre 10 anni, periodo nel quale ha coinvolto migliaia di persone di tutte le età nella produzione di opere d’arte collaborative ed ecologiche (in Australia, Nuova Zelanda e in tutto il mondo) attraverso programmi di arte ambientale e sociale, oltre che con giochi esperienziali. Nell’ambito del progetto, Ekarasa e Karma stanno lavorando a una nuova installazione partecipativa che è ‘in corso’ al Macro Asilo. La speciale opera – cominciata il 21 ottobre e in conclusione il 31 di questo mese – sta nascendo al Museo d’Arte Contemporanea della capitale ed è intitolata Tocca la terra: come si evince dal nome, questa rivolge particolare attenzione alle tematiche ambientali, locali e globali, per promuovere un rapporto più sano tra uomo e natura.


Crediti: Giorgio Sacher courtesy Macro Asilo.

Crediti: Roberto Pugliese.

L’installazione, composta da pigmenti delle terre di alcune zone del sud di Roma e della Toscana e da polveri di diversi marmi, ha già visto il coinvolgimento di un pubblico di tutte le età. Come? Le due artiste suggeriscono ai partecipanti di creare una ciotola di argilla da aggiungere all’installazione – già composta dal duo – e ogni persona, dopo aver realizzato la propria opera, la ripone all’interno. Il risultato, finora, è una serie di ciotole di forme diverse l’una dall’altra, ma unite dai colori dell’argilla; un’istallazione pensata appositamente per lo spazio espositivo e composta sul pavimento del museo.


Nella foto, da sinistra: Karma ed Ekarasa. Crediti: Giorgio Sacher courtesy Macro Asilo.

Il progetto al Macro Asilo, quindi, consentirà alle due artiste di sviluppare ulteriormente nuove forme di inclusione creativa e di pratiche guidate dai processi, individuando nuovi valori e significati: “Karma e io vogliamo offrire – spiega ai nostri microfoni Ekarasa Doblanovicun’esperienza diretta, tattile ed estetica. L’intenzione è far scaturire immaginazione e creatività partendo dalla terra. Le ciotole, inoltre, hanno un significato preciso: rappresentano un contenitore vuoto, ma pieno di potenzialità. L’opera che stiamo realizzando, infatti, riflette le relazioni umane attraverso il tempo e la terra. Tutto è in linea con i temi vicini al nostro gruppo, in cui, attraverso il nostro progetto, mettiamo in contatto armonico l’arte, la natura e la cultura”. A questo proposito, è facile indivuduare parallelismi con il Terzo Paradiso e questa relazione non è casuale: Ekarasa e Karma sono ambasciatrici Rebirth, provenienti rispettivamente da Nuova Zelanda e Australia. “Dal 2012, in occasione del Rebirth Day, desiderai entrare a far parte – continua l’ambasciatrice – della comunità del segno-simbolo di Pistoletto, anche in considerazione della connessione con i miei progetti. Con Karma, in quest’ottica, realizzammo due installazioni del Terzo Paradiso con la terra: una coinvolse più di 500 bambini, l’altra la proponemmo nel contesto di un festival”. Il collegamento tra Ekarasa e il simbolo trinamico ha avuto un altra tappa importante nel percorso artistico dell’ambasciatrice nel 2015, quando partecipò al modulo UNIDEE Group Matters.


Crediti: Giorgio Sacher courtesy Macro Asilo.

Crediti: Roberto Pugliese.

Nella pratica artistica partecipatoria del progetto Imagine the Land si scava in profondità per riemergere in superficie – questa l’analisi del progetto nella nota stampa dedicata – in un’indagine pedologica che attraversa il tempo. Grazie al loro lavoro con pigmenti reperiti sul territorio e terre prodotte millenni fa dalle forze della natura, gli artisti offrono ai visitatori un’occasione di intenso coinvolgimento con la Terra e il suo palinsesto di infiniti cicli di vita e morte, creazione e distruzione. Collaborazione e spirito di comunità sono fondamentali: il percorso creativo porterà alla comprensione reciproca e all’esperienza condivisa, favorendo l’accettazione dei concetti di transitorietà e cambiamento. Un paesaggio simbiotico affiorerà nello spazio espositivo, coinvolgendo i partecipanti e i visitatori attraverso l’esperienza tangibile del contatto con la materia costituente e con le ontologie collettive della terra su cui camminiamo”.


Crediti foto di copertina: Roberto Pugliese.