“Trauma & Revival”, performatività e contaminazioni dell’arte nella Russia del dopoguerra
Lunedì è partito il nuovo modulo dell'Università delle idee per dieci artisti internazionali, incentrato sull’estetica tra Europa e Unione Sovietica tra il 1945 e il 1968. La mentore Aria Spinelli: "Con la responsabile del progetto UNIDEE Cecilia Guida abbiamo deciso di discostarci da studi euro-centrici, estendendo il nostro lavoro a una proposta globale e attuale".

Affrontare e analizzare i rapporti tra estetica, politica e società in Russia e in Europa, focalizzandosi sulla rinascita post Seconda Guerra Mondiale: è questa una delle mission del nuovo modulo di UNIDEE. Si tratta di “Trauma & Revival: Contemporary Encounters“, cominciato lunedì 11 settembre a Cittadellarte, che per tre settimane porterà i dieci partecipanti a studiare il periodo storico che va dal 1945 al 1968 (come scritto in un nostro precedente articolo). Il nome del modulo rimanda ai contenuti: saranno oggetto di studio i luoghi che hanno subito ‘traumi’ e la fase di ‘revival’ – inteso come rinascita o ricostruzione – dalle criticità affrontate. Il ruolo di mentore è stato affidato ad Aria Spinelli, curatrice indipendente e ricercatrice che da tre anni collabora con UNIDEE per la Fondazione Pistoletto. Spinelli sta guidando i dieci artisti internazionali selezionati provenienti da Croazia, Russia, Inghilterra, Spagna e Paesi Baltici, verso una ricchezza ‘geografica’ che potrà enfatizzare le contaminazioni artistiche tra i partecipanti.

“La Fondazione Pistoletto – esordisce Aria Spinelli – è il contesto ideale per stimolare il lavoro artistico dei ragazzi. Con la responsabile del progetto UNIDEE Cecilia Guida abbiamo deciso di discostarci da studi euro-centrici, estendendo il nostro lavoro a una proposta globale e attuale. L’inizio è stato molto promettente, i partecipanti si sono rivelati curiosi e soddisfatti dei primi contenuti offerti. Sono rimasti colpiti anche dai primi ospiti che hanno arricchito la loro esperienza, Alexei Penzin, filosofo russo, membro del gruppo artistico Chto Delat,  famoso per aver condotto un lavoro di analisi della critica del Marxismo Sovietico, e Anna Zafesova, giornalista che lavora per il quotidiano torinese ‘La Stampa’ come corrispondente dalla Russia”.

Lecture: Alexei Penzin
Come da programma i due relatori hanno tenuto una lecture, dove si sono focalizzati sul periodo post bellico (dal 1945 al 1968) nell’Unione Sovietica. Penzin, durante il suo intervento “The ‘Crisis of Ugliness’: Post-WWII Critique of Western Modernism in Soviet Marxism and Aesthetics” ha fatto una panoramica dei rapporti tra ovest ed est del periodo preso in esame. Ha spiegato come l’apertura verso l’occidente da parte dell’ex URSS sia avvenuta inizialmente grazie a mostre artistiche, come quelle di Picasso o dell’espressionismo astratto americano. “Il problema di questo avvicinamento – spiega Spinelli – era che non c’erano strumenti visivi per capire queste novità artistiche. L’astrattismo, ad esempio, per i socialisti era incomprensibile, vi erano grandi difficoltà nella comunicazione che rendevano la contaminazione complessa, a prescindere da questioni di apertura e chiusura. L’intervento di Alexei verteva, inoltre, su LifshitzIlyenkov, due intellettuali che criticarono il marxismo nel dopoguerra. Alexei ha utilizzato i due pensatori come figure chiave per comprendere la complessità del rapporto tra ovest ed est”.

Lecture: Anna Zafesova
All’intervento del filosofo russo ha fatto eco quello di Anna Zafesova. La giornalista ha esplicato le dinamiche del periodo attraverso una selezione di scatti popolari, tra manifesti, pubblicità e fotografie significative riportanti anche momenti d’incontro tra grandi politici del tempo. “Anna – continua Spinelli – nell’incontro ‘Russian approaches to the West between 1945 and 1968’, ha spiegato le differenze tra l’ovest molto moderno e l’est ancora legato alle tradizioni. Nell’Unione Sovietica ‘apertura’ significava andare verso una modernizzazione, che portava a un avvicinamento alle politiche sociali americane. La contestualizzazione del suo intervento è avvenuta con un percorso di immagini che hanno ripercorso la storia della Russia del tempo con il relativo impatto con l’occidente”.
I due interventi sono serviti ai residenti di UNIDEE per comprendere al meglio il periodo da studiare per l’elaborazione dei loro progetti in vista dell’Open Lab che chiuderà la residenza.

Il lavoro di Aria Spinelli
Lectures
a parte, è la guida di Aria Spinelli la chiave del modulo “Trauma & Revival”. La curatrice ha scelto Cuba, ma soprattutto l’Iran, per fare il punto sul ruolo sociale e politico dell’arte in una prospettiva non euro-centrica. Nello specifico si è focalizzata sulla storia della poetessa persiana Forough Farrokhzad (1935-1967), icona dei movimenti femministi iraniani. Farrokhzad, affrontò nelle sue opere tematiche legate al femminismo, ai sentimenti e alla sessualità della donna – argomenti choc considerato il contesto – che contribuirono al rinnovamento della letteratura persiana del ‘900. “Il concetto di modernità di Forough – afferma Spinelli – era quello di ristabilire il ruolo umano della donna. Quindi ho preso l’icona femminista come esempio per far capire il concetto di modernizzazione in Iran e la relativa influenza americana. Nello specifico parte del suo lavoro verte sul suo documentario del 1963 ‘Khaneh siah ast – La casa è nera’, che mostra la situazione dei lebbrosi iraniani. In 21 minuti di pellicola la poetessa recita i suoi componimenti mostrando le immagini dei malati”.

“Trauma & Revival”
Le tre settimane di modulo sono state cofinanziate dal Creative Europe Programme (2015-2018). L’esperienza non è confinata a Cittadellarte, ma una parte del programma si è tenuta a Riga lo scorso luglio, coordinata da “kim? Centro di Arte Contemporanea” in collaborazione con BOZAR. La scintilla di “Trauma & Revival” è stata la mostra itinerante “Facing the Future: Art in Europe 1945-1968” (curata da Peter Weibel e Eckhart Gillen). “L’obbiettivo di questa fase del programma a Cittadellarte – prosegue la ricercatrice – è far capire che la legacy di questo periodo storico è presente anche nelle pratiche degli artisti contemporanei e il rapporto con l’est e il ovest non si è ancora risolto”.

Il prossimo lavoro in programma per i residenti? “I ragazzi presenteranno le loro proposte all’interno di un Open Lab – conclude – che rappresenterà il momento finale delle discussioni collettive e delle interpretazioni individuali dei temi trattati. Tutti si stanno occupando di pratiche sociali, video, archivi, installazioni e performance, focalizzandosi sui rapporti est-ovest e concentrandosi sui concetti di trauma e revival.”
Il modulo continua, con nuovi ospiti che contamineranno il lavoro degli artisti: Viktor Misiano, Jesús Carrillo Castillo, Kuba Szreder e iLiana Fokianaki, attesi nelle prossime due settimane.