Trump annuncia l’uscita degli Stati Uniti dall’OMS
Il Presidente notifica formalmente l'uscita degli USA dall'Organizzazione Mondiale della Sanità: la decisione di Donald Trump diventerà ufficiale il 6 luglio del prossimo anno. Il dietrofront, però, potrebbe non verificarsi se alle prossime elezioni trionfasse il candidato democratico Joe Biden, che ha sottolineato l'importanza di continuare a far parte dell'organizzazione delle Nazioni Unite.

Che ci fosse aria di tempesta già si sapeva. Le dichiarazioni di Trump contro l’OMS, reo secondo il 45esimo presidente degli Stati Uniti di aver aiutato la Cina a nascondere le origini del Coronavirus, avevano destato scalpore in tutto il mondo. Le parole di due mesi fa hanno trovato seguito nel recente annuncio giunto al Congresso America, durante il quale il politico ha annunciato di ritirare formalmente gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, comunicandolo anche al Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres. Al centro della bufera, come accennato, il Covid-19: secondo Donald Trump l’agenzia dell’ONU non solo non avrebbe agito adeguatamente per contrastare la pandemia, ma avrebbe ‘coperto’ lo stato asiatico oscurando presunti segreti riguardati la nascita del virus.

Il dietrofront ufficiale avverrà il 6 luglio 2011, in quanto il passaggio deve avvenire in linea con le condizioni (che risalgono alla sua istituzione 1948) stabilite dall’OMS: gli Stati Uniti possono uscire solo con un preavviso di un anno e a condizione che i loro obblighi finanziari siano rispettati per tutto il periodo di adesione. Il Presidente quindi, pur dichiarando mesi fa di voler congelare i 400 milioni di dollari destinati annualmente all’organizzazione delle Nazioni Unite, è tenuto a rispettare gli accordi, almeno fino al prossimo luglio. Oltre all’impatto politico che una decisione di questo tipo può avere, la novità porterà scompensi economici all’OMS, considerando che gli Stati Uniti sono stati il maggior Paese finanziatore dell’organizzazione.

A questo proposito, stando a quanto riferisce Wired, nell’ultima tornata di finanziamenti gli USA hanno versato 893 milioni di dollari, corrispondenti al 15% dell’intero budget dell’OMS e più del doppio rispetto a qualsiasi altra nazione. Il provvedimento in questione potrebbe avere quindi conseguenze su programmi di sanità mondiale e sulla comunità scientifica. Donald Trump, dal canto suo, ha comunque annunciato di voler orientare quelle speso verso altre esigenze globali, riferendosi a quelle “urgenti e di salute pubblica”.

La decisione del presidente ha ovviamente scatenato una serie di reazioni mediatiche e politiche: i parlamentari Dem, ad esempio, hanno accusato Trump – con la sua mossa – di aver cercato di distogliere le critiche dalla sua pessima gestione della pandemia. “Chiamare la risposta di Trump al Coronavirus caotica e incoerente – ha scritto in un Tweet il senatore Robert Menendez, il massimo esponente democratico della commissione per le relazioni estere – non le rende giustizia. Questo non proteggerà le vite o gli interessi americani, anzi li lascia gli malati e fa rimanere l’America da sola”. Alle sue parole di critica hanno fatto eco quelle della presidente della Fondazione delle Nazioni Unite Elizabeth Cousens, che ha definito la mossa del Presidente come miope, superflua e inequivocabilmente pericolosa. “L’OMS – ha affermato – è l’unico organo in grado di guidare e coordinare la risposta globale alla Covid-19”.

Anche un pretendente alla Casa Bianca non ha risparmiato pesanti frecciate nei confronti dell’attuale Presidente: il candidato democratico Joe Biden ha condannato la decisione di Trump annunciando che, in caso di una sua vittoria alle elezioni del 3 novembre, farà tornare gli USA a essere membri dell’OMS già a partire dal suo ipotetico primo giorno di presidenza. “Gli americani – ha dichiarato – sono più al sicuro quando l’America si impegna a rafforzare la sanità mondiale. Il primo giorno della mia presidenza rientrerò nell’OMS e riaffermerò la nostra leadership“. Il destino della sanità globale è appeso a un filo? Per una prima risposta non resta che aspettare il risultato delle prossime elezioni.


Foto di Gerd Altmann da Pixabay.