“Vuoto a rendere”, in Italia una svolta per la differenziata della plastica?
Un nuovo decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Ministero dell'Ambiente, il 10 ottobre darà il via a una sperimentazione su base volontaria. I commercianti potranno rendersi disponibili per testare la novità, raccogliendo bottiglie di plastica consumate nella loro attività e pagando la "cauzione" dei contenitori ai consumatori.

Quanti si rendono realmente conto dell’emergenza plastica che sta imperversando a livello globale? Pochi, soprattutto in Italia, dove sembra mancare consapevolezza. Esempi virtuosi ci sono, ma si tratta di casistiche confinate, gocce nell’oceano dell’inquinamento ambientale. La raccolta differenziata può essere una delle armi fondamentali per contrastare questo fenomeno, ma comprenderne la gravità potrebbe portare a una svolta repentina. Utopia? Forse. Sensibilizzare al tema è un’operazione complessa, in quanto la questione, spesso, può non venire reputata socialmente di vitale importanza. E allora, se “neanche il cane muove la coda per niente”, la soluzione può essere dare un input alle persone. Quale stimolo migliore se non il denaro? In Germania è un processo già in funzione: a Berlino, da molti anni, riportando le bottiglie di plastica nei negozi (anche se non acquistate nel posto dove si portano) si viene pagati o, più esattamente, viene restituito il costo della bottiglia. Pochi centesimi, ma una motivazione necessaria per continuare e aumentare la raccolta della plastica. Come nella leggenda greca Re Mida tramutava gli oggetti in oro, in questo caso si passa dalla plastica al rame delle monete. Meno magia sì, ma molta utilità. E l’ambiente ringrazia.

Tralasciando la capitale tedesca, la buona notizia sembra arrivare dall’Italia con la pratica del “Vuoto a rendere”. Il Ministero dell’Ambiente, nella Gazzetta Ufficiale pubblicata il 25 settembre, ha reso noto di voler attuare la misura del “Collegato Ambientale”. Questo mira alla prevenzione dei rifiuti di imballaggio monouso con l’introduzione volontaria per un anno del sistema di restituzione di bottiglie riutilizzabili. A partire dal 10 ottobre inizierà la fase sperimentale: le attività commerciali, con un apposito logo che metterà in mostra l’adesione da parte del titolare di “Vuoto a rendere”, potranno raccogliere contenitori destinati all’uso alimentare e al contenimento di birra o acqua minerale, che siano serviti al pubblico nei punti di consumo. La nota dolente, se così si può definire, è che i commercianti che prenderanno questo impegno non avranno benefici economici da parte del Governo. Eppure questa operazione da parte degli esercenti porterebbe molti benefici: i materiali raccolti, oltre ad attenuare la raccolta differenziata, verranno sottoposti a un procedimento di sterilizzazione che richiede una quantità ridotta di energia (60% in meno) rispetto a quella che serve per la creazione di un nuovo imballaggio.

Grazie al meccanismo, i consumatori potranno così ottenere una sorta di rimborso dopo la restituzione dal contenitore vuoto. A quanto ammonta? Al momento la novità interessa le bottiglie o le lattine che vanno dai 0,20 ai 1,5 litri e per questo tipo di confezioni sarà possibile essere “pagati” dai 0,05 ai 0,30 centesimi di euro. L’operazione, essendo una prova, sarà comunque oggetto di studio per verificarne la fattibilità, anche per capire se sia possibile estendere l’iniziativa ad altri prodotti o materiali. Le finalità? “Al fine di prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio – è scritto nel decreto –  favorendo il riutilizzo degli imballaggi usati, il presente regolamento disciplina le modalità di attuazione della sperimentazione su base volontaria del sistema del ‘Vuoto a rendere’ su cauzione per gli imballaggi contenenti birra o acqua minerale serviti al pubblico da alberghi o residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e altri punti di consumo, nonché le forme di incentivazione, le loro modalità di applicazione e i valori cauzionali per ogni singola tipologia di imballaggi”.