Col corso Suzuki la musica diventa un gioco
Liana Mosca, insegnante del corso di musica ospitato presso gli spazi di Cittadellarte, ci racconta cosa significhi essere una maestra Suzuki e l’importanza che tale disciplina può ricoprire per i bambini di età prescolare.

Liana Mosca, violinista italoamericana, inizia i suoi studi musicali con Lee Robert Mosca presso il “Suzuki Talent Center” di Torino e si diploma nel 1988 al Conservatorio di Milano, sotto la guida di Osvaldo Scilla. Prosegue i suoi studi presso il Musik Akademie der Stadt di Basel ottenendo, nel 1993, il Konzert-Diplome e si specializza, poi, in musica da camera presso il Conservatorio di Vienna. Ma la sua formazione, iniziata fin da bambina col metodo Suzuki, non finisce qui; essa, infatti, consegue tutti i cinque livelli di abilitazione all’insegnamento presso la European Suzuki Association (ESA) di Londra.

All’interno delle Sale Auliche di Cittadellarte, la musicista svolge, ormai da diversi anni, il corso di ritmica e propedeutica al violino utilizzando proprio il metodo Suzuki, filosofia educativa musicale elaborata dal violinista giapponese Shinichi Suzuki nella prima metà del XX secolo, e che si fonda sul presupposto che la musica possa essere appresa fin dalla prima infanzia in maniera semplice e spontanea. I corsi, infatti, sono rivolti a bambini di età compresa dai 3 ai 13 anni e si articolano in un primo anno propedeutico di lezioni di ritmica, seguito poi dai corsi di strumento, che consentono agli allievi di far parte di orchestre giovanili già a partire dai 6 anni di età. Il programma prevede una lezione individuale settimanale e una di gruppo, mensile, in quanto è fondamentale, per la loro formazione, che suonino assieme e imparino a stare in gruppo.

Le lezioni di orchestra, invece, si svolgono nella scuola Suzuki più vicina, quella di Cascinetta d’Ivrea, che coinvolge e raggruppa i piccoli musicisti di tutto il biellese per dar vita ad un’orchestra composta da una trentina di bambini. Per chi fosse curioso di sentirli all’opera, sarà possibile farlo il 16 dicembre ad Ivrea e il 17 dicembre a Tollegno (comune in provincia di Biella), quando si esibiranno in un concerto natalizio, mettendo in scena una parte di repertorio classico e una di musica prettamente natalizia.

I ragazzi più grandi svolgono anche un corso di supporto allo strumento: trattasi di lezioni di teoria e solfeggio tenute dall’insegnate di ritmica Antonella Maffeo. Gli alunni sono seguiti anche dall’insegnante Anais Drago, ex studentessa di Liana ed ora sua assistente, che, a sua volta, si sta preparando per sostenere gli esami europei per l’insegnamento Suzuki.

Per gli alunni che hanno più di 13 anni, invece, non è più possibile valersi del metodo Suzuki e per costoro è previsto uno speciale corso post-Suzuki, che utilizza il programma ministeriale tradizionale per l’insegnamento della musica. Liana, infatti, spiega che la metodologia è applicabile solamente con bambini molto piccoli poiché «sfrutta lo stesso metodo con cui l’essere umano impara a parlare. Il cervello apprende il linguaggio parlato per imitazione, ascoltando gli adulti. Lo stesso sistema si può applicare alla musica che, essendo un linguaggio fatto di suoni ricchi di significato, è esso stesso un mezzo di comunicazione. All’inizio il bambino suonerà solo le note basilari, molto semplici, e poi, dopo averli sentiti ripetutamente, riuscirà a produrre dei suoni più articolati. La tecnica è scientificamente provata, in quanto, quelli che entrano in gioco sono i neuroni a specchio. I bambini, pertanto, imitano e producono in maniera personalizzata l’azione che viene eseguita e, in questo modo, la interiorizzano. Si tratta quindi di un sistema naturale di apprendimento. Bisogna essere, tuttavia, assai preparati: è, infatti, molto più difficile relazionarsi con bambini che hanno dai 3 agli 8 anni di quanto non lo sia con quelli più grandi, già scolarizzati, e con i quali si possono produrre ragionamenti più astratti e si può comunicare per immagini. A un bambino di età prescolare, invece, bisogna parlare attraverso l’immaginazione utilizzando, cioè, un canale d’entrata ludico. Il nostro è un gioco che consiste nel fare dei suoni insieme.»

L’apprendimento di uno strumento musicale, comunque, necessita di un allenamento giornaliero e, pertanto, esige l’impegno costante anche da parte delle famiglie. Trattandosi di un corso che ha inizio in età prescolare, infatti, i bambini non possono lavorare a casa autonomamente e necessitano che i genitori li seguano negli esercizi domestici almeno fino agli 8 o 9 anni. Tale pratica aiuta i bambini a sviluppare, coerentemente, un forte senso di responsabilità, di metodo e di giudizio. “Il metodo Suzuki – spiega Liana – educa il bambino in senso lato. Non solo lo responsabilizza, in quanto capisce che se si prende un impegno lo devo portare a termine, ma impara a conoscere se stesso e le sue possibilità, riuscendo a comunicare, a socializzare e a condividere. Lo studio della musica, inoltre, aiuta lo sviluppo della coordinazione, affina la lateralizzazione celebrale e la motricità fine e allena la memoria, in quanto attorno ai 6 anni i bambini imparano a leggere gli spartiti mentre, prima di allora, possono far riferimento solamente alla loro capacità mnemonica”. Il metodo, dunque, utilizza la musica come strumento per la formazione della persona e aiuta i bambini a interagire col mondo esterno.

A questo punto, la domanda sorge spontanea: come nasce un corso di musica a Cittadellarte? Liana Mosca racconta che Michelangelo Pistoletto conobbe suo padre, Antonio Mosca, e lo invitò a suonare a Cittadellarte assieme ai suoi allievi della scuola Suzuki di Torino. In tal modo l’artista conobbe questa metodologia educativa e ritenne importante riuscire ad inserirla all’interno di questa struttura. Nacque così una classe di ritmica e diversi insegnanti Suzuki furono stimolati a recarvisi per insegnare. Da allora, la Fondazione ha sempre ospitato il corso di musica che si vede ora portato avanti dalla figlia di colui che contribuì a far conoscere e propagandare tale filosofia.

“Svolgere l’attività nelle Sale Auliche della Fondazione – afferma ancora Liana – entusiasma e affascina i bambini, che restano sempre attratti, in particolar modo, dagli affreschi degli strumenti musicali presenti nella sala della musica. È un luogo bello e raccolto, che mette a proprio agio gli alunni e ben si presta ad ospitare i nostri concerti, ai quali non manca mai il pubblico. Inoltre, – continua Liana – io lo percepisco come un luogo di continuo stimolo artistico, che si muove e vive. Per il futuro mi piacerebbe riuscire ad attivare maggiori interazioni con il reparto dedicato alla didattica di Cittadellarte. In estate cercherò di creare una giornata che metta in rapporto musica e arte”.