“Con|fusione”, sguardi altri sul Benin di oggi
Venerdì 9 novembre inaugura nelle Sale Auliche di Cittadellarte il progetto fotografico di Gabriele Zago: un'esposizione di immagini che riflette scenari e spaccati di micro-società durante il viaggio dell'artista nell'Africa occidentale.

Più di 2000 km tra le strade di Benin, Togo e Ghana in un viaggio volto a documentare e mettere in luce storie e volti attraverso un mosaico di scatti: clic dopo clic, il fotoreporter Gabriele Zago ha posto sotto i riflettori soggetti incontrati in luoghi e contesti differenti, dalle strade ai villaggi, dai mercati fino alle mura sicure di una casa parrocchiale. A questo proposito, venerdì prossimo alle 18.30 nelle Sale Auliche di Cittadellarte, si alzerà il sipario sul progetto fotografico titolato ‘Con|fusione, sguardi altri sul Benin di oggi‘ curato da Laura Tota. Durante l’appuntamento sarà visionabile un’ampia gamma di fotografie (su oltre 800 sono state opzionate le più significative), tutte proposte in bianco e nero: “Scelta necessaria – ha spiegato il fotografo – affinché il colore non prendesse il sopravvento sui soggetti”. La mostra proporrà una selezione di immagini del viaggio in West Africa del fotoreporter, che ha immortalato alcuni aspetti emblematici della vita delle persone incrociate lungo il percorso.

Persone e luoghi
Come spiegato dal fotografo, il progetto si caratterizza per un’eterogeneità di contesti. Quest’ultima ha generato un’impronta diversa in ogni scatto e, ad esempio, con i bambini dell’orfanotrofio della Maison de Béthanie, il fotografo ha riscontrato una forte empatia che ha poi ‘generato’ immagini maggiormente emozionali. E negli ambienti ecclesiastici e istituzionali? “In questo caso – argomenta Zago – la formalità della situazione ha sovrapposto tra noi un filtro più tangibile dando vita ad istantanee più didascaliche e distanti. In questo modo è più immediato e naturale fissare gli sguardi e l’essenza stessa delle persone e dei luoghi, per instaurare con lo spettatore una relazione più intima”. Tra le immagini, inoltre, figurano anche quella di un parroco di una piccola cittadina – la cui espressione tradisce l’incapacità e la paura di non riuscire a soddisfare le aspettative della comunità locale di cui è responsabile –  o quella del monsignore di una diocesi nel nord del paese, sorridente esempio di chi sa di aver contribuito in modo sostanzioso alla crescita dell’autonomia della comunità locale.

Gli happening
Oltre all’inaugurazione di venerdì, sono previsti due happening, che si terranno il 13 e il 16 novembre alle 18.30 sempre nelle Sale Auliche di Cittadellarte. I due incontri, presentati dall’Associazione C.R.E.S.CO., si titolano rispettivamente ‘Sguardi altri sulle piante medicali: il progetto Moringa in Benin e Kenya‘ e ‘Sguardi altri sul Kenya: le missioni mediche per Personale Medico, Operatori Socio-Sanitari e Personale non medico‘. Per l’occasione, l’artista sarà presente e a disposizione per raccontare la sua esperienza di viaggio attraverso gli scatti esposti.

Le parole del fotoreporter
Vorrei riuscire a trasmettere tutte quelle forti emozioni che ho provato mentre scattavo – afferma Gabriele Zago – ma ci sono molte sensazioni che una fotografia non riesce ad imprimere sulla carta: il senso di impotenza e sgomento davanti ad alcune situazioni molto distanti dalla nostra cultura occidentale, ma anche l’entusiasmo spontaneo per tanti incontri o la sorpresa davanti a scenari inaspettati. Mi piacerebbe che, davanti a queste immagini, lo spettatore possa essere indotto a porsi delle domande a cui molto probabilmente non troverà delle risposte. Si tratta delle stesse sensazioni contrastanti che mi hanno accompagnato lungo tutto il percorso tra sorpresa e ammirazione, sgomento e rassegnazione”.

L’intervento della curatrice
Alle parole del fotoreporter fanno eco quelle della curatrice del progetto: “Con|fusione – commenta Laura Tota in una nota stampa –  fotografa un momento di passaggio cruciale, quello attuale, in cui la consegna del testimone ‘dal colonizzatore al colonizzato’ comporta grandi interrogativi e domande per un popolo che ha imparato a camminare, ma che non ha ancora abbastanza consapevolezza di sé da comprendere se effettivamente sia in grado di correre da solo. ‘Con|fusione’ chiede allo spettatore uno sforzo, ovvero quello di non approcciarsi alla visione del reportage fotografico con l’ausilio di una contestualizzazione e di lunghe didascalie informative (come spesso succede per questo tipo di progetti), ma di ricercare gli sguardi, di provare a leggerne la fierezza a volte, lo smarrimento altre, del popolo beninese e di prendere una posizione. Tra scene di vita quotidiana, pratiche religiose, racconti e visioni, ‘Con|fusione’ cerca di solleticare quel punctum di barthesiana memoria, quell’essenza che ogni fotografia stimola in ognuno di noi e che smuove ancestrali memorie o sensazioni”.