Intervista a Raymundo Sesma #4 – Tra estetica, colore, identità e disegno
Proponiamo la quarta puntata di un'intervista a tutto tondo a Raymundo Sesma, realizzata dall'ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso Marcela López Enríquez e dall’architetto e curatore Fortunato D’Amico. Un dialogo - in italiano e spagnolo - da cui emergono il pensiero, le contaminazioni con altre figure chiave della sua vita e l'identità artistica di Sesma.

Raymundo Sesma: qual è il suo passato? E la sua formazione? Quali viaggi e incontri hanno contaminato e dato forma alla sua ricerca artistica? Marcela López Enríquez, ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso, e Fortunato D’Amico, architetto e curatore, propongono una ricca e profonda intervista all’artista, dando voce al suo passato, al suo presente e al suo futuro. Ecco il quarto ‘episodio’ in lingua italiana e spagnola del loro confronto (per visionare la prima puntata cliccare qui).

 

FD: E sull’estetica?
RS: L’estetica, indipendentemente dal suo linguaggio, dalla sua origine e identità, si manifesta e si applica dall’interno, non come motivo ornamentale, ma partendo da un senso e da un’identità formale, come conoscenza, come emblema e in senso evolutivo emancipatore. L’estetica può essere sovversiva, politica e poetica, diventa implicito un altro modo di essere e di vedere.
L’emotività di un oggetto è data dall’estetica che unisce gli elementi che lo compongono dal punto di vista dialettico, l’estetica in termini di identità e segno è armonia, è dominio della filosofia come riflessione ed emozione, come codice sorgente aperto.

FD: Y ¿sobre la estética?
RS: La estética independientemente de su lenguaje, de su origen e identidad se manifiesta y se aplica desde dentro, no como motivo ornamental, sino desde un sentido formal y de identidad, como conocimiento, como emblema y en sentido evolutivo emancipatorio. La estética puede ser subversiva, política y poética, se hace implícita otra manera de ser y ver.
Lo emotivo de un objeto lo da la estética que conjuga los elementos que la componen desde la dialéctica, la estética en cuanto a identidad y signo es armonía, es el dominio de la filosofía como reflexión y emoción, como código abierto.

FD: Per favore, parlami di estetica e identità.
RS: Personalmente, l’estetica è il risultato della convergenza di procedure diverse, in senso autobiografico. In sintesi, come conoscenza e identità, è ciò che ci permette di capire in qualche modo chi siamo e da dove veniamo, dal momento che siamo tutti esposti alla colonizzazione e all’omologazione. Dobbiamo ripensare ciò che ci lega alla nostra cultura, alla nostra storia, dalla conoscenza nella prassi, da un punto di vista evolutivo, l’estetica non si riferisce solo a un atteggiamento, ma a un’intera cultura come visione di noi stessi, come identità e origine nutrita ed espressa attraverso l’altro come differenza dalla dialettica.
L’estetica è assunta non solo in termini di linguaggio e identità, ma dall’essenziale, poiché è legata alla conoscenza in termini sensoriali, di stile, di linguaggio che in seguito saranno in termini intellettuali quelli che arricchiscono e completano il nostro comportamento e la comprensione nel mondo in senso condiviso e costruttivo. L’estetica esercita in noi una forza che ci dà atteggiamento e certezza come identità.
L’estetica è traccia di comprensione e descrizione del nostro mondo, di noi stessi, in modo sensibile è come un libro che contiene conoscenze e informazioni che vengono toccate e percepite, esplorate e ci parlano e in questa azione ci riconosciamo nell’altro e in noi stessi in una logica del corpo che ci dà un senso di appartenenza. L’arte può esistere solo in funzione dell’altro, non condiziona, ma si aggiunge a un’esistenza e l’estetica esiste solo in libertà.

FD: Háblame por favor de estética e identidad.
RS: En lo personal la estética es el resultado de la convergencia de distintos procederes, en un sentido autobiográfico; en la síntesis en cuanto conocimiento e identidad que es lo que nos permite entender de alguna manera quiénes somos y de dónde venimos, ya que todos estamos expuestos a una colonización y a una homologación. Debemos repensar lo que nos liga a nuestra cultura, a nuestra historia, desde los saberes en la praxis, desde un punto de vista evolutivo, la estética no solo se refiere a una actitud, sino a toda una cultura en cuanto visión de uno mismo como identidad y procedencia que se nutre y se expresa a través de lo otro en cuanto diferencia desde la dialéctica.
La estética se asume no solo en cuanto lenguaje e identidad, sino desde lo esencial, ya que se relaciona al conocimiento en términos sensoriales, de estilo, de lenguaje que después será en términos intelectuales los que enriquecen y complementan nuestro proceder y comprensión en el mundo en un sentido compartido y constructivo. La estética ejercita en nosotros una fuerza que nos da actitud y certeza en cuanto identidad. La estética es el rastro de comprensión y descripción de nuestro mundo, de nosotros mismos, de manera sensible se observa como un libro el cual contiene conocimiento e información que se toca y percibe, se explora y nos habla, y en esta acción nos reconocemos en el otro y en nosotros mismos en una lógica del cuerpo que nos da sentido de pertenencia. El arte no es sino en cuanto al otro, no condiciona, sino se suma a una existencia, la estética se da solo en libertad.

ML: E l’oggetto, come lo definisci?
RS: In relazione alla produzione dell’oggetto, mi riferisco alla traccia che l’artista lascia quando cerca di identificare l’opera.
Vedo l’oggetto come un punto emozionale, personalmente non produco oggetti per gli oggetti, li vedo come un’estensione di contenuto e conoscenza a 360°. Non mi interessa tanto la produzione di oggetti in senso utilitaristico, quanto piuttosto mi interessano da un punto di vista estetico ed emotivo che trascende il mio presente.
L’oggetto si produce come esperienza, lettura e materia, si manifesta in termini di disegno e linguaggio che producono un’estetica. L’oggetto nasce dall’altro, si aggiunge a un’esistenza, questa esperienza avviene solo in libertà, nel senso di appartenenza. In poche parole, l’oggetto è ciò che mi permette di accedere all’altro come conoscenza.

ML: En cuanto al objeto, ¿cómo lo defines?
RS: En relación a la producción del objeto, me refiero al rastro que deja el artista al intentar individuar la obra. El objeto lo veo como un punto emocional, en lo personal no produzco objetos por los objetos, a estos los veo como una extensión de contenidos y de conocimiento a 360°. No me interesa tanto la producción de objetos en un sentido utilitario, más bien me interesan desde el punto de vista estético y emocional que trascienda mi presente.
El objeto se produce en cuanto vivencia, lectura y materia, se manifiesta en cuanto a dibujo y lenguaje que producen una estética. El objeto nace de lo otro, sumándose a una existencia, esta experiencia se da solo en libertad, en un sentido de pertenencia. En suma, el objeto es aquello que me permite acceder a lo otro como conocimiento.

ML: Un altro elemento importante per te è il colore. Quant’è importante il colore nel tuo lavoro come artista, in particolare nel tuo progetto di intervento urbano Campo expandido?
RS: C’è una frase molto importante dello storico dell’arte italiano Giulio Carlo Argan che dice: Il colore non è una variante rispetto a una costante spaziale, in quanto non è possibile rappresentare visivamente lo spazio senza la percezione della realtà coloristica.
Per me il colore vive lo spazio creando interconnessioni dialettiche tra architettura e colore, dal suo senso poetico e funzionale, come metodo terapeutico. In questo modo la nozione di architettura diventa scultura in un rapporto paesaggistico, dove l’architettura diventa veicolo di pensiero e di esperienza partecipata come realtà capovolta, come colonizzazione poetica del luogo.
Giulio Carlo Argan diceva che la questione del ruolo che il colore potrebbe avere in architettura non è stata esaminata e che non deve essere considerata come un semplice complemento decorativo, ma come un elemento fondamentale nella costruzione formale. Quindi è importante essere consapevoli che quando il colore viene applicato in architettura, non ci troviamo all’interno di una finzione, ma nella realtà. Posso dire che lui pensava che non solo il colore non fosse una variabile rispetto ad una costante spaziale, ma che semplicemente ritenesse che non fosse possibile rappresentare visivamente lo spazio se non nella percezione dell’uso del colore. Colore non per imposizione, ma per analogia con l’altro nel suo senso dialettico.

ML: Otro elemento importante para ti es el color. Dime, ¿qué importancia tiene el color en tu proceder artístico, específicamente en tu proyecto de intervenciones urbanas: Campo expandido?
RS: Hay una frase del historiador de arte italiano Giulio Carlo Argan muy importante que dice: El color no es una variante respecto a una constante espacial, en cuanto no es posible representar visivamente el espacio sin la percepción de la realidad colorística.
Para mí, el color experimenta el espacio creando interconexiones dialécticas entre arquitectura y color, desde su sentido poético y funcional, como método terapéutico. De esta manera la noción de arquitectura se vuelve escultura en relación paisajística, donde la arquitectura deviene vehículo de pensamiento y experiencia participativa como realidad trastocada a manera de colonización poética del lugar.
Giulio Carlo Argan decía que no se ha examinado el tema de la función que el color podría tener en la arquitectura, y que no debería considerarse como un simple complemento decorativo, sino como un elemento fundamental en la construcción formal. Así que es importante tener consciencia que cuando se aplica el color en la arquitectura, no estamos dentro de una ficción, sino en la realidad. Puedo decir que él pensaba que no sólo el color no es una variable respecto a una constante espacial, sino que creía sin más que no es posible representar visualmente el espacio, sino es en la percepción del uso del color. Color no por imposición, sino por analogía con lo otro en su sentido dialéctico.


Esquema espacial objetivo B, R. Sesma, giclée sobre papel.
Arches y corte a mano, 2017.

FD: Come definiresti il disegno?
RS: Il disegno nella prassi è un metodo di riconoscimento del mondo, come specchio e riflesso di ciò che vediamo e tocchiamo. Come struttura e linguaggio, rappresenta il dispositivo base ed essenziale del mio progetto critico e costruttivo.
Il disegno non si pensa, si crea. Avviene non appena si manifesta e si appropria del foglio che a sua volta annuncia l’evoluzione di una reazione come causa ed effetto, perché vive solo del presente assoluto senza restrizioni, poiché per natura è spontaneo e anarchico, si esprime su una superficie bidimensionale percepita e controllata per esplorare lo spazio esterno senza restrizioni.
Dall’immagine alla forma; dal concetto alla prassi; dalla materia al corpo sociale come evento, il disegno come strumento rappresenta anche il dispositivo base ed essenziale del mio progetto critico e decostruttivo.
Non posso scrivere senza immagini, affermava Paul Virilio. E questa esigenza non si riferisce alle immagini come forme descrittive, ma come concetti, cioè come immagini mentali.

FD: ¿Cuál sería tu definición acerca del dibujo?
RS: El dibujo es un método en la praxis de reconocimiento del mundo, como espejo y reflejo de lo que vemos y tocamos. En cuanto estructura y lenguaje, representa el dispositivo básico y esencial de mi proyecto crítico, constructivo.
El dibujo no se piensa, se gesta. Se da en cuanto se manifiesta y apropia del papel que a su vez anuncia el devenir de una reacción como causa y efecto, porque vive solo del presente absoluto sin restricciones, ya que por naturaleza es espontáneo y anárquico, se expresa en una superficie bidimensional percibida y controlada para explorar el espacio exterior sin restricciones.
De la imagen a la forma; del concepto a la praxis; de la materia al cuerpo social como acontecimiento, el dibujo como medio también representa el dispositivo básico y esencial de mi proyecto crítico y deconstructivo.
No puedo escribir sin imágenes, afirmó Paul Virilio. Y esta necesidad no remite a las imágenes como formas descriptivas, sino como conceptos, es decir, como imágenes mentales.

ML: Chi sono i critici che hanno scritto sul tuo lavoro?
ML: ¿Quiénes son los críticos que han escrito sobre tu trabajo?
RS: Roberto Sanesi, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni Romano, Fayad Jamís, Catherine David, Donald Kuspit, Daniel Garza, Achille Bonito Oliva, Lucila Melloni, Amnon Barzel, Eligio Calderón, Serge Fauchereau, Rufino Tamayo, Eduardo Matos Moctezuma, Fortunato D’Amico, Michelangelo Pistoletto, Dore Ashton, Giorgio Upiglio, Raquel Tibol, Aldo Colonetti, Gonzalo Ortega, Ambra Polidori, Franco Origoni, Héctor Azar, Mónica Amor, Francesca Alfano Miglietti, el portugués Antonio Rodríguez, Osvaldo Sánchez e Lucien Goldschmidt, tra gli altri.