“Basi per pratiche artistiche integrate nel contesto sociale”, Cittadellarte caput mundi col programma UNIDEE 2021
Sono stati i 36 partecipanti da tutto il mondo - tra studenti, ricercatori, curatori, artisti - ad aver preso parte alle residenze UNIDEE primavera/estate 2021. Per l'esperienza formativa, tenutasi dal primo maggio al 10 luglio, i residenti hanno esplorato le diverse sfaccettature delle pratiche artistiche incorporate come strumento per scoprire, capire e aiutare a costruire e articolare nuove realtà. "Per dieci settimane - ha affermato il visiting curator Andy Abbott - il programma ha fornito un forum a trentasei professionisti provenienti dai più diversi contesti per acquisire nuove prospettive e sviluppare la loro pratica”.

10 settimane di residenza ibrida, 18 mentori, 36 partecipanti da tutto il mondo di cui 15 hanno avuto la possibilità di viaggiare per prendere parte alla settimana intensiva in presenza a Cittadellarte, 9 seminari, 6 talk con collettivi, uffici di Cittadellarte e associazioni che lavorano con migranti, 1 archivio digitale (webzine) e 5 collaborazioni tra istituzioni, musei, università, spazi artistici e partners: già da questi numeri non risulta complesso evincere la dimensione e l’autorevolezza di Groundwork for Embedded Arts Practice – Basi per pratiche artistiche integrate nel contesto sociale*, la residenza UNIDEE di primavera/estate 2021. Il programma si è strutturato e posto in stretta continuità con quello della scorsa edizione: l’esperienza di quest’anno ha esplorato le diverse sfaccettature delle pratiche artistiche incorporate come strumento per scoprire, capire e aiutare a costruire e sviluppare nuove realtà; nel 2020, in quest’ottica, la situazione pandemica emergente aveva portato mentori e partecipanti invitato a rivisitare i fondamenti di queste pratiche. “Cosa significa impegnarsi in un intervento sostenuto in un luogo o in una comunità? Come inizia? Dove e quando finisce? Come pianifichiamo il percorso e come possiamo condividere e imparare collettivamente dalla sfide e dagli ostacoli che incontriamo? Come possiamo farlo insieme?”. Queste sono state alcune delle domande attorno a cui si è sviluppata la residenza in presenza a Biella e online.

Dal programma 2020 a quello del 2021
Come accennato, la residenza ha voluto riprendere le tematiche del programma scorso, continuando a esplorare – attraverso la condivisione delle nostre pratiche localizzate e dei nostri contesti – metodi, strategie e approcci per identificare, creare e sviluppare le basi necessarie per far prosperare la pratica artistica incorporata. Quali sono stati i quesiti chiave? “Quali nuove ecologie di pratica esistono o si possono formare? In quali spazi e luoghi possono svilupparsi? Quali sono le condizioni ideali? Quale lavoro preparatorio è necessario e come possiamo avviarlo qui adesso? In questo senso – ha specificato il visiting curator Andy Abbotttraiamo ispirazione e conoscenza anche dal passato recente, come l’investigazione su larga scala dell’infrastruttura per l’Assemblea di Bergen del 2016 del collettivo Freethought, e il programma UNIDEE 2019 ‘Modes of Instituting’ di Valerio Del Baglivo, dedicato a immaginare il ruolo delle organizzazioni artistiche in tempi di crisi costante”. Come sottolineato da Andy, il contesto pandemico della residenza ha poi evidenziato come la pratica incorporata si costruisca su basi solide di fiducia e di profonda comprensione di un luogo e della sua gente. “Il primo passo necessario per costruire queste basi – ha osservato – è creare una connessione. Le diverse pratiche dei residenti hanno presentato modelli innovativi di connessione in momenti difficili, attraverso l’ascoltare e l’osservare, il crescere, il vivere, il comunicare, il preoccuparsi, l’imparare, l’esplorare, il sognare, il costruire e persino il bruciare. Tra le tante domande condivise alla fine della residenza 2020 c’era: ‘Come possiamo creare sostenibilità per noi stessi e per i nostri mondi?’”.

I partecipanti
Dopo aver ricevuto oltre 70 applications, UNIDEE Residency Programs ha opzionato i 36 partecipanti che avrebbero preso parte alle 10 settimane di residenza ibrida. I selezionati provenivano da più di 22 nazionalità diverse (tra EU, Palestina, Filippine, India, Australia, Ghana, Egitto, Nuova Zelanda e Brasile) e, tra loro, figuravano partecipato dottorandi, artisti visivi e performer, fotografi, curatori, ricercatori, professori, architetti, critici, antropologi, operatori museali e culturali, studenti e musicisti. L’eterogeneità anagrafica (l’età media dei partecipanti al programma è stata di 36 anni), geografica e professionale è stata una delle ricchezze artistico-culturali offerte dalla residenza. Non sono state un impedimento per le attività nemmeno le 12 ore di fuso orario con la partecipante dalla Nuova Zelanda o le 8 con il partecipante dalle Filippine: la residenza, infatti, è stata proposta in forma ibrida sia per i mentori sia per gli alumni. Insomma, Cittadellarte caput mundi: la residenza è riuscita a connettere diverse individualità – messe in rete l’un l’altra grazie alla residenza – mettendo in luce e condividendo anche progetti radicati nei territori di riferimento.
I partecipanti sono stati i seguenti: Marco Antelmi (IT); CONJUNCTION public art curatorial collective (EU/North America); Sue Jeong Ka (USA/KR); Evy Jokhova (UK/RU/ES); Josie Tothill (UK); Jamie Allen (CAN/DE); Suzannah Henty (AUS); Miguel Amado (PT/IE); Kristina Borg (MT); PLoT collective (UK/IE); Rachel Marsden (DE); Louise Carver (UK/DE); Alhassan Issah (GH); Sophie Minervini (UK); Maria Kuzmina (RU); LUMIN (UK); Krisztián Gábor Török (HU); Alicja Wysocka (PL); Ahmed Mongey (EGY); Diego Gutierrez Valladares (CR/PL); Chiara Sgaramella (IT/ES); Chiara De Maria (IT); Lígia Fernandes (PT); Mae Aguinaldo-Mapa (PH); Lauren Hollowday (UK); Lodovica Guarnieri (IT/UK); Johanna Klingler (DE); Lexie Owen (CAN/NO); Kaushal Sapre (IN); Ella Appleton (UK); Paria Goodarzi and Francisco Llinas (IR/VE/UK); Gilson Schwartz (BR); Ekarasa Doblanovic (IT/HR/NZ); Studio LOKA (CO/FR).


I mentori
I mentori invitati sono invece stati i seguenti: la geografa economica e co-autrice di “Take Back the Economy: An Ethical Guide for Transforming Our Communities” Prof.ssa Katherine Gibson (Australia); l’artista Jeanne Van Heeswijk (Paesi Bassi); la piattaforma di economia comunitaria The Interdependence (artisti Kathrin Böhm, Kate Rich, Bianca Elzenbaumer) con la ricercatrice e curatrice Aria Spinelli; Decentralising Political Economies (presentato dalla ricercatrice/curatrice Alessandra Saviotti e dall’artista Owen Griffiths); l’artista, accademica e curatrice del collettivo virtuale femminista DIY Ladyz in Noyz Marlo De Lara (USA); il think-tank nomade postcapitalista Institute of Radical Imagination (rappresentato dagli artisti e accademici Massimiliano Mollona, Marco Baravalle ed Emanuele Braga), il collettivo di Città del Messico Cráter Invertido (Messico); Wharf Chambers Co-operative Club (UK), un luogo culturale gestito da una cooperativa di lavoratori a Leeds; Pyramid, un collettivo di circa 150 artisti con e senza disabilità di apprendimento e l’artista-facilitatore, professionista museale e accademico Jade French (UK); l’artista, attivista e autore di “Art as Social Action and Dark Matter” Gregory Sholette (USA). Il programm, inoltre, ha incluso anche workshop e discussioni con il collettivo comico Samandal di Beirut, e organizzazioni di Cittadellarte e Biella tra cui Let Eat Bi, Arte della Demopraxia, Hydro, Ambienti di Apprendimento e PACE Futuro.

Le metodologie
Le metodologie sviluppate e usate durante la residenza sono state differenti.
La residenza 2021, innanzitutto, ha incluso nove seminari più altre sei presentazioni di iniziative e organizzazioni con sede a Biella/Cittadellarte archiviate su https://unidee2020.hotglue.me/?groundworkseminars. Nella residenza di quest’anno è stato utilizzato un format simile e la stessa piattaforma per condividere la ricerca artistica dei partecipanti nel corso delle dieci settimane di residenza. I progetti hanno incluso l’educazione popolare sui Community Land Trust, il lavoro tessile che documenta atti di gentilezza, la ricerca etnografica con ‘lavoratori a chiamata’ precari, laboratori di foraggiamento, la creazione di una biblioteca per bambini in Ghana, una mappatura degli atti di disobbedienza civile, e spazi per la ri-immaginazione di musei e istituzioni artistiche. Il seminario di chiusura è stato inoltre utile per generare riflessioni di gruppo e per creare connessioni tra i partecipanti che possono essere perseguite al di fuori della residenza. Da sottolineare anche l’attività di ricerca indipendente svolta dai singoli residenti nei loro contesti di provenienza; ai residenti del programma è stato dato il compito di svolgere un progetto di attività di ricerca attraverso metodi artistici nei loro diversi contesti.


Esempio di critica di gruppo dalla residenza 2021 via Zoom (facilitata da Bianca Elzenbaumer).

Sono poi stati fondamentali i Group critiques e conversazioni nella settimana intensiva. I residenti sono stati invitati a trascorrere una settimana a Cittadellarte in piccoli gruppi, o a partecipare a una settimana intensiva di attività online ove fosse impossibile viaggiare per raggiungere Biella. Questa è stata un’opportunità per i residenti di condividere, vagliare, riflettere e magari sperimentare collettivamente con gli elementi delle loro ricerche in un contesto diverso. Non è mancato, inoltre, l’apprendimento informale e auto-organizzato: nel corso della residenza alcuni gruppi hanno trovato modi innovativi e fantasiosi per restare in contatto tra loro a distanza, per esempio facendo giochi introduttivi/rompighiaccio o lavorando su progetti collettivi oltre che alla propria ricerca-azione individuale. In conclusione, si è rivelato fondamentale l’Handover, ovvero il passaggio di consegne. Alla fine delle settimane intensive, ai residenti veniva chiesto di ‘lasciare una traccia’ di dove fossero al momento giunti con la loro ricerca. Questa poteva consistere in un’immagine, una stampa o altro materiale che desse un senso del progetto del residente, della direzione in cui si stava sviluppando e della sua esperienza di settimana intensiva. Queste tracce venivano esposte insieme nell’UNIDEE Project Space, creando una mostra cumulativa che si ingrandiva di settimana in settimana e che poteva essere esplorata online da coloro che non potevano visitare Cittadellarte (vedi https://unidee2020.hotglue.me/corridor). L’esposizione veniva usata come base per il ‘passaggio di consegne’ al gruppo successivo, attraverso il quale potevano emergere opportunità di collaborazioni e sinergie tra residenti. Alla fine della residenza è stato chiesto ai partecipanti di produrre una ‘traccia finale’ che rappresentasse e riflettesse la loro ricerca. Queste ‘tracce’, insieme all’archivio dell’open studio su Padlet, hanno contribuito a un online magazine e a una pubblicazione cartacea a documentare la residenza.

Le parole chiave
Il programma ha preso forma e si è articolo su una serie di parole e tematiche: Fondamenta, Infrastruttura, Ecologia artistica, Pratica socialmente impegnata e incorporata, Futuri post-pandemici, Arte lenta e sostenibilità, Arte e il quotidiano, Strumenti e tecnologie per il cambiamento sociale, Lavoro reattivo al luogo e al contesto, Arte invisibile/Materia oscura, Partecipazione e co-produzione, Organizzazione dei principi fondamentali, Auto-organizzazione e agenzia collettiva ‘fai-da-te’ (Demopraxia/Pandemopraxia), Cooperative, Pratiche socialmente applicate, Economie diversificate e di comunità, Materia oscura culturale, Futuri post-lavoro, Post-capitalismo, Reddito di base, Transizione verso paradigmi etico-estetici (il Terzo Paradiso), Costruire i nuovi spazi comuni (digitali e virtuali).


il commento di Andy Abbott
Le specificità della pandemia globale di COVID-19 – ha spiegato Andy Abbott nel suo testo curatorialepossono essere state imprevedibili, ma non è stato un ‘evento’ senza precedenti. La pandemia può piuttosto essere compresa come sintomatica di un sistema politico-economico fallito, sorpassato e ‘morto in vita’ come uno zombie. Ci troviamo oggi nel mezzo di un conflitto di ritmi. Politici ed esperti ci dicono attraverso i mezzi di comunicazione che la pandemia ha bloccato, ‘congelato’ o immobilizzato gli ingranaggi dell’economia e della società; allo stesso tempo le imprese spiegano come abbia accelerato le pre-esistenti tendenze del lavoro, del commercio e della tecnologia. Similmente, il Dipartimento di Economia e affari sociali delle Nazioni Unite riconosce nel contesto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile che la pandemia ha evidenziato ed esacerbato le disuguaglianze; svelando e allargando le spaccature di un sistema che non si è sviluppato uniformemente. In questo panorama di frizioni e fratture, come artisti possiamo aiutare a svelare, capire e contribuire alle nuove forme sociali e organizzative che si propagano nell’ombra – modi ‘altri’ di vivere e agire insieme basati sulla co-produzione, l’agenzia collettiva, l’assistenza reciproca, la cura, il condividere – e che offrono narrative alternative alla nozione di produttività e crescita infinite. Come ha detto la dott.ssa Susan Jones, legata alla campagna Rewild The Arts, ‘gli attivisti contestualizzati e i gruppi d’interesse nella sfera dell’arte e della cultura percepiscono le circostanze eccezionali della pandemia come un’opportunità per immaginare un’ecologia artistica completamente diversa, più giusta e inclusiva’. Attraverso il programma primavera/estate UNIDEE 2021 esploreremo insieme le fondamenta per un futuro più sostenibile sotto il cappello della visione olistica e interconnessa di arte e creatività come catalizzatori di cambiamento sociale di Cittadellarte”.


* Patrons: Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, CRT Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, illycaffè S.p.A, Croce Rossa Italiana.
UNIDEE AIR partner: A.M. Qattan Foundation (PS).
Collaborazioni istituzionali: École supérieure d’art et design – ESAD (Grenoble), Fondazione Modena Arti Visive, HYDRO (Biella), Ventunesimo.