2017: l’Italia in fiamme. La soluzione c’è ma non si usa
Un sistema di videocamere attive 24 ore su 24, che fino al 2005 ha portato a ridurre in Sardegna episodi di focolai dell'85%... fino a dodici anni fa, quando le telecamere sono state spente. Il motivo? L'amministratore di Teletron non si dà pace e imputa agli interessi economici la cessazione del servizio.

L’Italia in fiamme. Anche l’estate che sta volgendo al termine è stata caratterizzata dagli incendi. Roghi divampati in particolar modo al centro e al sud dello stivale, spesso di origine dolosa, con bilanci estremamente negativi. Alcuni esempi? In Abruzzo il fuoco ha devastato 3mila ettari nel parco della Maiella; nel Lazio, da metà giugno alla fine di agosto, sono stati registrati circa 15 mila interventi dei vigili del fuoco; in Sardegna, Sicilia e Calabria episodi di terre continuamente. Avvenimenti che distruggono l’ecosistema e causano danni ingenti alle economie regionali. Le cause dei disagi non sono solo da imputare solo al caso e alla natura, ma all’uomo. Basti considerare che in Sardegna il 70% degli incendi sono di origine dolosa.

Come far fronte all’annoso problema? L’azienda sarda Teletron ha pensato a una soluzione, già da molti anni. Si tratta di un sistema di videocamere (una singola telecamera può controllare dai 35 ai 40 mila ettari di terra) adibito al controllo 24 ore su 24 di boschi e delle zone a ‘rischio’, che rileva il pericolo incedi fin dal primo focolaio. Un altro fattore fondamentale è la tempestività dell’intervento. Nel caso si generi un incendio, infatti, le videocamere non si limitano a trasmetterlo in diretta, ma segnalano la criticità a una specifica sala operativa fornendo le coordinate geografiche per intervenire, risolvendo un possibile disastro sul nascere.

La tecnologia dell’azienda sarda ha portato a risultati non indifferenti dal 1984, al punto da essere diffusa anche al di fuori dell’isola e dell’Italia (Grecia, Portogallo e Spagna). Il sistema di Teletron portò dei risultati eccezionali: 85% di superfici bruciate in meno e costi totali ridotti (anche se il servizio ha un costo, non è equiparabile agli interventi post-rogo). Questo perché le riprese hanno fatto da deterrente, fermando eventuali piromani e le loro cattive intenzioni. Tutto perfetto quindi, un’importante arma da diffondere per la lotta contro gli incidenti? Così potrebbe rispondere il buon senso, ma la nota dolente è arrivata nel 2005, quando, inspiegabilmente, il servizio in Sardegna è stato sospeso. Da lì un’inevitabile ritorno a un numero cospicuo di incendi. Sembra lecito chiedersi come mai un servizio simile sia stato interrotto.

Nell’intervista rilasciata a Italia Che Cambia, l’amministratore di Teletron Giorgio Pelosio ha dato la sua versione dei fatti: “Dopo quasi vent’anni di funzionamento, nel 2005 le telecamere sono state spente. Perché? Sembra chiaro ci siano dietro interessi. Basta considerare un dato: originariamente una campagna antincendio costava tra i 25 e i 30 miliardi di lire, oggi invece oltre 80 milioni di euro. È chiaro che qualcosa non torna”. Interessi che in Italia non vengono solo dai piani alti. Un esempio a Ragusa, dove un gruppo di pompieri volontari è stato indagato per aver appiccato decine di incendi solo per percepire compensi del lavoro per spegnerli (10 euro all’ora). Il risultato delle indagini delle forze dell’ordine ha portato all’arresto del caposquadra e alla denuncia di altri 14 vigili del fuoco. Chissà se con le videocamere di Teletron tutto questo sarebbe stato evitato.