Il cambiamento climatico fa strage di pinguini
Nell’Antartico orientale i pinguini di Adelia hanno subito un tracollo. La colonia di pigoscelidi ha risentito del cambiamento climatico che nell’impervia zona antartica ha modificato drasticamente le condizioni ambientali in cui i pinguini erano abituati a vivere e cacciare. Le conseguenze sono disastrose.

Il cambiamento climatico è un fenomeno che negli ultimi anni si sta verificando nei modi più disparati. Si tratta di una serie di eventi che stanno stravolgendo la quotidiana normalità, come fenomeni di siccità, incendi o improvvisi nubifragi. Spesso questi avvenimenti influiscono sull’equilibrio dell’ecosistema in maniera più o meno lenta, con conseguenze a volte devastanti.

È il caso della colonia di pinguini che vive nella parte sud-orientale del continente antartico, nella Terra di Adelia. La colonia è formata da oltre 18mila coppie di pinguini, i quali solitamente depongono uova che danno alla luce centinaia di nuovi nascituri. Quest’anno, però, il gruppo di ricercatori francesi che opera in quell’area dell’Antartide ha dimostrato come la quantità di ghiaccio record ed i livelli di piovosità estremamente elevati abbiano messo a dura prova i pulcini. Sono stati rilevati, infatti, solo due sopravvissuti.

Come sono connesse le morti dei pinguini con il problema del cambiamento climatico? Partiamo con la causa, ovvero i forti sbalzi di temperatura, che – in queste terre in cui le condizioni climatiche hanno natura eccezionale e sono di conseguenza molto sensibili a fattori esterni e inusuali – possono portare da un lato al più noto scioglimento dei ghiacciai, ma dall’altro anche al suo ispessimento, modificando così il perimetro della calotta polare. Questo ha messo a dura prova i pinguini, che per poter sfamare i loro piccoli hanno dovuto affrontare più di 100 km per poter arrivare all’oceano, da dove si procacciano il krill con il quale nutrono i loro cuccioli.

Un secondo evento ha fatto sì che i piccoli non siano riusciti a sopravvivere nell’attesa dei loro genitori, ovvero quello delle intense piogge. I pulcini non sono dotati di una folta pelliccia e, non potendo usufruire del riscaldamento offertogli solitamente dai genitori, impegnati nella lunga traversata, sono morti di stenti e per via del freddo.

Il fenomeno si è ripetuto ben due volte nel giro di quattro anni. Nel 2013, infatti, si è riscontrato un caso analogo ma ben più disastroso, in quanto non sopravvisse neanche un pulcino. Gli scienziati attribuiscono l’inizio di questi squilibri alla rottura di una enorme porzione di superficie – grande circa quanto il Lussemburgo – del ghiacciaio Mertz che, nel 2010, ha portato alla modifica delle correnti oceaniche e di conseguenza al microclima del territorio, modificando la creazione dei ghiacci.

Un’ulteriore minaccia si affaccia sull’area Antartica, ovvero la possibile apertura a zona di pesca internazionale per la cattura del krill, usato in tutto il mondo come mangime per gli allevamenti di pesci. Alla luce dei fatti, in occasione della riunione della Commissione per la conservazione delle risorse viventi nell’Antartide (CCAMLR) verrà presentata la proposta di istituire una zona marina protetta per l’Antartide orientale, che possa preservare questi piccoli crostacei, importantissimi in quanto fonte primaria di cibo per molti pesci e mammiferi marini, nonché per la biodiversità marina.