Arte dell’equilibrio #13 | Enzo Chiarullo, come comunicherai?
Il giornalista è il tredicesimo ospite della nuova iniziativa “Arte dell’equilibrio / Pandemopraxia” lanciata da Cittadellarte. Enzo Chiarullo, partendo dal presupposto che i governi di tutto il mondo stiano affidando ad apposite task-force locali il compito di traghettarci nel post pandemia, si chiede se serva una “super task-force di tutte le task-force” a cui tutti possano fare riferimento per agire in modo coordinato e mirato per la realizzazione di una nuova dimensione sostenibile globale. Ecco, secondo lui, chi potrebbe farne parte.

Come comunicherai?

La Terza Task-force

Proliferano le task force composte da saggi ed esperti a cui affidare il dopo-pandemia. Ogni Paese infatti continua ad esprimere compositi gruppi di personalità che per curriculum e meriti sul campo vengono incaricati di immaginare strategie e linee guida per la gestione dei cambiamenti socio-economici imposti dalla diffusione dei virus.
Si continua a ribadire che dobbiamo fare di necessità virtù, trasformare il disagio in opportunità, ripensare un futuro dove niente sarà più come prima… Tutti questi ragionamenti devono essere poi ‘calati’ nei diversi contesti territoriali e messi in relazione secondo le esigenze della globalizzazione. Per quanto utile e stimolante si tratta di un compito caratterizzato da una profonda complessità che richiede risposte articolate e ispirate a principi condivisi. In pratica servirebbe un livello superiore per orientare l’operato degli esperti, una sorta di Carta Costituzionale Generale del Cambiamento o, meglio, una sorta di task force di tutte le task force.

Ma, a chi affidare questa ambiziosa ‘meta-creatura’, chiamata a volare alto, ad immaginare nuovi assetti mondiali in grado di reagire agli effetti della pandemia e, magari, a risolvere qualche paradosso che ci portiamo dietro da tanti anni come le diseguaglianze sociali o la disomogenea distribuzione di cibo e risorse a livello planetario?
Personalmente candido, ‘senza se e senza ma’, due maturi uomini di potere, entrambi sudamericani con storie personali travagliate e avventurose: José “Pepe” Mujica, presidente della Repubblica Orientale dell’Urugay dal 2010 al 2015, e Jorge Mario Bergoglio, papa della Chiesa Cattolica dal 2013.
I due ‘arzilli nonnetti’ continuano infatti a distinguersi per la portata simbolica della loro attività istituzionale, abbinata alla capacità di dare il ‘buon esempio’ con azioni concrete e coerenti a titolo personale. Sappiamo per esempio che Mujica durante la sua reggenza ha preferito lasciare tutte le sere il palazzo presidenziale, per tornare a dormire nella sua casetta di periferia a curare l’orto e le galline, mentre dava vita ad innovative politiche nazionali di liberalizzazione e tutela dei diritti civili per i cittadini dell’Uruguay e devolveva regolarmente il 90% del suo stipendio alle più urgenti cause sociali.

Con un messaggio di ‘sobrietà’ e di vicinanza agli ultimi, anche il pontefice ha consolidato la missione della Chiesa di Roma, ridimensionando certe fastose liturgie in funzione di una simbologia più intima e spirituale ma, soprattutto, mettendo nero su bianco attraverso l’enciclica Laudato Si’ l’improcrastinabile necessità di curare di più la nostra ‘casa comune’ ovvero l’ambiente naturale.
Nella squadra vedrei però molto bene anche l’artista Michelangelo Pistoletto, un altro ragazzo degli anni’30 impegnato da molto tempo a condividere – a livello planetario – approfondite riflessioni sull’arte come fattore di cambiamento sociale, offrendo un solido paradigma teorico di riferimento per un futuro sostenibile.
La sua frenetica attività di ricerca del Terzo Paradiso, ovvero una dimensione intermedia tra le esigenze della natura e quelle del progresso tecnico-scientifico, ha messo in evidenza come questa dimensione sia oggi davvero ‘a portata di mano’. Tutti abbiamo avuto nelle ultime settimane un sostanzioso assaggio dei vantaggi derivanti da una natura che torna protagonista e reagisce alla riduzione dell’impatto delle attività umane. Aria e acqua pulite, flora e fauna che proliferano, paesaggi in cui semplici gesti come una ‘passeggiata’ acquistano nuovo valore, innescando positive reazioni a catena come il sorriso delle persone.

Da questo solido nucleo di esperienza, ironia, concretezza, etica ed estetica può certamente attingere a piene mani la nostra task force galattica che andrebbe però integrata con altri nomi (magari anche più giovani) in grado di esplorare e comunicare con tutti i settori della vita umana.
Può dunque partire un bel toto-nomine, alla ricerca delle migliori menti tra le donne e gli uomini che nel mondo si occupano di filosofia, scienza, politica, sport, spettacolo, musica, tecnologia, comunicazione… e chiunque abbia dedicato la vita alla ricerca di una via sostenibile verso la felicità collettiva.
Alle indicazioni di queste persone dovrem(m)o in futuro dare sempre più evidenza, importanza ed ascolto, altrimenti per il Terzo Paradiso dovremo ancora attendere.


Enzo Chiarullo: vorace produttore e consumatore di creatività, giornalista e all’occorrenza ‘ravanateur’.
Quando è a Milano gli chiedono se è di Bologna, e viceversa… Lui stesso non lo ha ancora capito.
Lavora con la scrittura occupandosi di cultura, spettacolo, viaggi, bio-agricoltura, telecomunicazioni ed enogastronomia per riviste, cataloghi, siti Web, blog e social network.
Cura progetti di comunicazione per enti pubblici e aziende private. Guida una moto d’epoca e il suo motto è: “In mancanza dei cavalli si fanno trottare gli asini”.
Immagine di copertina: Michelangelo Pistoletto ed Enzo Chiarullo.
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