Arte dell’equilibrio #42 | Mariella Fabbris, in cosa crederai?
L'attrice è la 42esima ospite dell'iniziativa "Arte dell'equilibrio/Pandemopraxia" lanciata da Cittadellarte e partecipa con un video-intervento in cui, recitando, dà vita alle parole di un suo componimento. Mariella Fabbris prima immagina gli effetti di un ipotetico virus dell'immaginazione che "può rendere fantastico qualcosa che è già reale e ci accompagna tutti i giorni", poi si sofferma sul Terzo Paradiso e fornisce una serie di metafore a partire da una forma geometrica per individuare il valore del tempo e della vita. "È in un cerchio - ha affermato - che si creano le relazioni di cui abbiamo bisogno".

In cosa crederai?

Futuro virus? Quello che ci prenderà fino al midollo, quella sensazione di leggerezza del ‘tutto è possibile’, che dilaga, virale, ed entra nelle teste degli uomini, delle donne, dei bambini e delle bambine. Ecco questo è il virus. Cosa può esserci di così fantastico come il virus dell’immaginazione? Per rendere fantastico qualcosa che è già lì, reale, che ci accompagna tutti i giorni. Iniziamo: il colore verde di un albero, il gusto di un gelato, l’ascolto di una poesia, un disegno. Può iniziare così, come un’esplosione alla vita, un elenco di cose da fare e pensare, in cui tutti possono contribuire anche a distanza? Sì! Piantare un albero, fare un disegno, scrivere una frase, raccontare un fatto… tutto concorre al Terzo Paradiso.

E lì giochiamo a disegnare una circonferenza, come ha fatto il pittore Giotto. Dentro il cerchio racchiudiamo, come un’anfora, i tanti desideri, a volte impossibili, altri irraggiungibili, e non mancano quelli solitari e quelli collettivi.
Prendiamo la parola pace, per esempio: per me è restare seduta in mezzo ad una piazza e sentirmi parte del mondo. Ecco che il cerchio ritorna. Per me è pace anche stare stesa al sole, seguirlo come fa il girasole. La rotondità è nella luce lunare, lei, perfetta, ci fa compagnia.

Caro Michelangelo – spiega rivolgendosi a Pistoletto, ndr  -, come sai già, è in un cerchio che si creano le relazioni di cui abbiamo bisogno. In geometria il cerchio è la parte di piano delimitata da una circonferenza ed è costituito dall’insieme infinito dei punti che distano da un punto dato detto centro. Non più di una distanza fissata, detta raggio. È come un orologio: la lancetta è il raggio, che segna il tempo minuto dopo minuto. Noi, in quel cerchio siamo i tanti puntini che hanno bisogno di unirsi formando il grande cerchio. Possiamo distanziarci anche di un metro, ma riusciremo sempre a disegnare quell’ideale di rotondità. Il centro del cerchio non si sposta, possiamo a turno andarci, ma c’è solo un posto e ci alterniamo. Prendiamo tempo: oziamo. È un bel concetto rinascimentale: “Otium crea negotium”. Non vogliamo la quadratura del cerchio: questa si riferisce all’impossibile compito di costruire con riga e compasso, a partire da un cerchio, un quadrato avente stessa area. Ma non vogliamo far quadrare la vita con le continue corse, fughe e ansie. È da molto che pensiamo di voler fermare quel tempo. Ci siamo ammalati per questo. E forse abbiamo capito che vogliamo difendere il tempo della vita che sia in cielo o in terra o in ogni luogo.

 


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