Arte dell’equilibrio #54 | Gheller, Occhiena, Salvio, come vestirete?
Nell’ambito della collaborazione tra Cittadellarte Fashion B.E.S.T. e l’Istituto Europeo di Design di Torino, le studentesse del terzo anno del corso triennale in Fashion Design di IED Torino hanno aderito all’iniziativa "Arte dell'equilibrio/Pandemopraxia". Vi proponiamo tre interventi che permettono di ampliare la riflessione sul tema della sostenibilità – non solo ambientale, ma anche etica e sociale –, focus dei loro progetti di tesi, sviluppati anche grazie al contributo di B.E.S.T. con workshop e incontri avvenuti a Biella e Cittadellarte durante lo scorso anno accademico.

Come ti vestirai?

Francesca Gheller
Se la sensibilità non è mai urtata e il personale non viene intaccato l’uomo non è capace di uscire dalla zona di comfort che si è creato. Tutto ciò che è distante risuona con una voce troppo flebile all’interno di una mente egoista.
Il periodo storico che stiamo vivendo ci ha costretto in una realtà da cui nessuno ha potuto allontanarsi e in cui è necessario dare all’altro un valore pari a se stessi. L’agire, oggi più che mai, è in funzione dell’altro.
Mi vestirò con la volontà di arricchire l’estetica con il contenuto. Conoscendo le fasi produttive del capo e condividendo la filosofia che lo ha ispirato sarò in grado di dare al mio processo di acquisto un valore più profondo.

Poi propongo questa foto – Zhu Ming, 10 O’Clock, July 27th, 2008, Cina – perché rappresenta bene ciò che l’uomo deve iniziare a fare: uscire dalla ‘bolla’ dentro cui si vive, che ci tiene lontani dai problemi della realtà, per prenderne atto e reinventare il nostro stile di vita nel rispetto dell’altro.

  

Elena Occhiena
La foresta amazzonica è bruciata ininterrottamente per mesi ed anche l’Australia. Numerosissime specie animali rischiano di scomparire definitivamente.
Il riscaldamento globale, le acque inquinate, micro-polveri nell’aria, incendi dolosi e la recente diffusione del Covid-19 sono solo una piccola parte dei danni provocati dall’uomo.
E se questi danni fossero causati in parte anche dal fast fashion? Per evitare che i danni di questi ultimi anni devastino ulteriormente l’intero mondo, gli uomini devono comportarsi come delle Arabe Fenici: rinascere dalle ceneri più forti, prima che sia troppo tardi. Come gli animali alati, col tempo gli umani saranno in grado di riparare gli errori causati, per rendere il mondo più bello e portare ad una rinascita.
Dalla fenice, che risorge dalle sue ceneri, e dal concetto di resilienza, prende l’ispirazione la mia collezione realizzata per il progetto di tesi che discuterò a breve.

Dopo i danni che abbiamo causato dobbiamo essere in grado di rialzarci.
Desidero proporre una collezione sostenibile per l’ambiente e per l’uomo, dove i danni causati, i resti e le ceneri vengono sottoposti ad una riparazione stilistica per renderli di nuovo belli ed utilizzabili. Si dimostra così di essere in grado di rinascere più forti di prima, non cancellando gli errori, ma ricordandoli come punto di forza per un nuovo inizio.
Un nuovo inizio anche dal punto di vista del fashion, attraverso l’utilizzo di stoffe gran parte composte da fibre naturali o da scarti di magazzino di grandi aziende tessili e di tinture di derivazione naturale.

Sara Virginia Salvio 
Non è facile definire che cosa potremmo aspettarci dal futuro, non lo è mai stato.
Non è facile definire cosa possiamo e non possiamo fare, ma è fin troppo semplice stabilire i confini tra lecito e non-lecito e capire la tremenda necessità di non superarli.
L’arrivo improvviso di una pandemia mondiale, di un malessere fisico e mentale, ci ha costretti a fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene?
In una società in cui le relazioni e la comunicazione sono gestite nell’illusione di una vicinanza, nel non spazio del virtuale, il virus ci toglie la vera vicinanza, quella reale.

Dobbiamo usare questo momento per ridefinire le priorità. Abbiamo necessità di capire, come consumatori, come clienti o semplicemente come esseri umani, che l’unico lusso è il tempo.
Un tempo che la stessa industria della moda ha frantumato, producendo quantitativi esagerati di abiti per il solo ed esclusivo vizio dell’uomo, per il solo piacere del ‘nuovo’.
Bisognerebbe destrutturare, ripristinare e resettare il concetto di bello.
E se il corpo potesse raccontare le storie, le cicatrici sarebbero sicuramente le parole. Corpo non da vestire, ma corpo in cui abitare.

Cartesio vedeva il corpo come una casa, una dimora temporanea dell’anima. E, se il corpo umano è da sempre il mezzo più efficace per visualizzare e realizzare il nostro ‘corpo sociale’, non ci resta che ripartire da qui. Dal nostro corpo e da ciò che indossiamo. Perché un abito non è mai fine a se stesso, l’abito è parte interdipendente del nostro corpo.
Mi vestirò ogni giorno con la consapevolezza che abbiamo tutti cuciti addosso le cicatrici di innumerevoli passi falsi, e spetta soltanto a noi capire di che colori vivere, se di bianco o di nero.


Nell’immagine di copertina, da sinistra: Francesca Gheller, Sara Virginia Salvi ed Elena Occhiena.
Per tutti i dettagli sull’iniziativa Arte dell’equilibrio / Pandemopraxia cliccare qui.