“Mettiti nei miei panni”: indossare un abito sociale per vestirsi di diversità
A Palazzolo sull'Oglio, comune in provincia di Brescia, ha preso il via un progetto tutto al femminile, che ha lanciato, con una serie di immagini, messaggi di uguaglianza e accoglienza. Nel dietro le quinte dell'iniziativa figura l'associazione "Le donne del Terzo Paradiso", che ha messo a disposizione degli abiti di diversi paesi - India, Italia, Pakistan e Senegal - con cui sono nati dei ritratti colorati di inclusività.

In Lombardia una serie di abiti hanno abbattuto le distanze: non ci riferiamo a un capo tecnologico o a un costume da superoe, ma a delle semplice vesti che riflettono una delle più grandi ricchezze del mondo, l’identità. Il riferimento è ai colori, gli usi, le tradizioni, la cultura e, appunto, ai costumi di un paese. E per distanze non intendiamo solo quelle geografiche, ma anche sociali, che spesso si riversano in conflitti di varia natura. Questa volta, però, l’identità non serve a enfatizzare una barriera o a delineare una prevaricazione sul prossimo. Nessuno scontro, solo incontro: a Palazzolo sull’Oglio, comune in provincia di Brescia, un semplice gesto ha caratterizzato un’iniziativa all’insegna dell’uguaglianza. Si tratta di Mettiti nei miei panni, progetto colorato di solidarietà e integrazione che è stato lanciato dall’associazione Le donne del Terzo Paradiso. Come si evince dal nome, è un sodalizio tutto al femminile che si adopera per promuovere – attraverso varie iniziative – alcuni dei principi del segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto.

  

La scintilla che ha dato il via all’iniziativa è stata la kermesse La vie en rose 8 marzo e dintorni 2019 a Palazzolo, in occasione della quale molte figure femminili del sodalizio si sono trovate per organizzare e realizzare iniziative artistico-sociali. Le donne del Terzo Paradiso, nello specifico, hanno allestito un atelier nella loro sede – il circolo Love Difference – dove hanno messo a disposizione gli abiti dei paesi delle loro associate. Il pubblico femminile della rassenga La vie en rose? ha avuto la possibilità di provare capi diversi dai propri, vestendosi così di culture diverse. L’idea si è rivelata un successo: moltissime donne hanno indossato, ad esempio, vestiti indiani, italiani, pakistani e senegalesi; tutto è poi stato documentato dal fotografo Giovanni Colosio, che ha allestito un set e immortalato una cinquantina di soggetti. Per evidenziare maggiormente la relazione con il simbolo trinamico e i suoi significati, ogni donna, nei ritratti, tiene tra le mani una rappresentazione del Terzo Paradiso.

È intervenuta ai nostri microfoni l’ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso e presidente dell’associazione Grazia Omodei, che ha svelato il passaggio successivo dell’iniziativa: “Quando abbiamo visionato le immagini siamo rimasti tutti colpiti: erano bellissime! L’obiettivo, a quel punto, era renderle pubbliche. Così, grazie a un finanziamento della Regione Lombardia sull’asse pari opportunità – con un bando vinto dalla nostra amministrazione – abbiamo potuto sviluppare il progetto. ‘Mettersi nei panni degli altri’ parte dalle fotografie, ma si estenderà alle scuole con delle attività didattiche”. Il primo obiettivo è stato già raggiunto: le immagini realizzate, che mostrano le donne a grandezza naturale, compongono l’installazione ubicata – dal 15 al 29 dicembre – intorno alle due fontane della piazza principale di Palazzolo. “L’iniziativa, con la selezione di scatti del fotografo, mette in luce – sottolinea Grazia – una città inclusiva e aperta alle pari opportunità”.

Le immagini, dopo questa esposizione ‘aperta’, migreranno nelle scuole palazzolesi (dalla materna alle superiori coinvolgendo anche i pensionati), dove verrà attivato un percorso sulle pari opportunità e sull’empatia. Quindi, mettendosi nei panni di altre persone, le donne dell’associazione e quelle comparse nei ritratti hanno testimoniato la volontà di operare per una città vivibile e aperta alle relazioni umane, così come definito dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. “Vogliamo che Palazzolo sia sempre più inclusivo, un luogo dove si annullino le distanze. Questa iniziativa – conclude l’ambasciatrice – è la naturale continuazione del lavoro che abbiamo intrapreso come Associazione donne del Terzo Paradiso: mettendoci nei panni degli altri, possiamo vestire storie, paesi e culture diversi ed è un modo per entrare in relazione fra donne. Noi ci impegnamo per promuovere e dar vita a momenti di condivisione, accoglienza e responsabilità per far star bene le persone. Che cos’è il Terzo Paradiso se non questo?”.


Crediti fotografici: archivio circolo Love Difference.