Il Terzo Paradiso unisce arte e cura: dal Sudafrica al via la mostra digitale “CURE”
L'esposizione online - proposta dalla UJ Arts & Culture di Johannesburg - ha coinvolto 17 artisti che si sono interrogati e hanno esplorato attraverso nuove opere i passaggi che possono portare verso un nuovo livello responsabile di civiltà planetaria. Per l'elaborazione dei contenuti i partecipanti si sono ispirati al segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto, in riferimento all'equilibrio tra natura e artificio e alle qualità curative che può avere l'arte nella società.

Poco dopo l’annuncio del lockdown nazionale in Sudafrica a fronte dell’emergenza Covid-19, la UJ Arts & Culture – una divisione della Facoltà di Arte, Design e Architettura dell’Università di Johannesburg – ha lanciato The Pandemic Project, un progetto interdisciplinare sulla piattaforma online dell’Università di Johannesburg. L’iniziativa si presenta come un’opportunità per riflettere sul Coronavirus, ma anche per supportare gli artisti dando loro uno spazio per realizzare e mostrare nuovi lavori. Nonostante le criticità date dalla pandemia, da settembre a ottobre la UJ Gallery sta ospitando e ospiterà la mostra online CURE, organizzata nell’ambito del The Pandemic Project. Il titolo dell’esposizione digitale – curata da Annali Dempsey, curatrice della UJ Gallery, e dal curatore ospite Johan Myburg – non è un’allusione a un’eventuale cura per il Covid-19, ma si riferisce alle qualità curative che può avere l’arte, colmando il divario tra natura e tecnologia, come messo in luce dal Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Il riferimento non è casuale: la mostra, nei suoi contenuti, si ispira ai messaggi veicolati dal segno-simbolo del maestro biellese.


L’intervento di Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte.

CURE ha coinvolto 17 artisti sudafricani*, che si sono interrogati e hanno esplorato nelle loro opere i passaggi che possono portare verso un nuovo livello di civiltà planetaria, essenziale per garantire la sopravvivenza della razza umana. Questo concetto si presenta in modo tangibile nel Labirinto e Grando Pozzo di Pistoletto, installazione che il fondatore di Cittadellarte ha esposto a partire dal 1969, presentato alla mostra a Fabrica a Brighton (video sotto) nel 2016 come The Third Paradise: The Labyrinth and the Well.

L’opera, attraversandola passo dopo passo, ‘richiede’ al visitatore di raggiungere il pozzo con l’acqua, rappresentato come uno specchio situato all’interno del percorso. Il cuore del labirinto è infatti “il pozzo della contemplazione e della riflessione – viene spiegato nella nota stampa della mostra – dove si può determinare con attenzione ciò che abbiamo fatto, ciò che siamo diventati e possibilmente la via da seguire per il futuro”. Sullo specchio è presente una rappresentazione del Terzo Paradiso, composto da monete provenienti da tutto il mondo. Questo simbolo è un’allegoria di un possibile futuro in cui il primo e il secondo paradiso rispettivamente della natura e dell’artificio umano non sono più in conflitto, ma sono in armonia grazie all’arte.


The Third Paradise: The Labyrinth and the Well by Michelangelo Pistoletto (Fabrica 2016)

Questo aspetto dell’arte associata alla cura è la chiave su cui si articola la mostra CURE, incentrata “sul nostro passaggio attraverso il mondo – si legge nel comunicato dell’esposizione – sulla riflessione e la riconciliazione tra il naturale e l’artificiale, seguendo la natura interdisciplinare del The Pandemic Project”. In concomitanza con CURE, il Dipartimento di Psicologia Industriale e Gestione delle Persone ospita inoltre un seminario che indaga sul rapporto tra natura e tecnologia – sempre in riferimento al simbolo trinamico – presso l’UJ College of Business and Economics.
Ogni giorno, sul sito della mostra, viene proposto un nuovo contributo: per visionarli cliccare qui.


* Gli artisti protagonisti sono Eric Duplan, Paul Emmanuel, Kieron Jina, Donna Kukama, Songezile Madikida, Senzeni Marasela, Kagiso Pat Mautloa, Hannelie Coetzee, Blessing Ngobeni, Nhlanhla Nhlapo, Lwandiso Njara, Zolile Phetsane, Jan Tshikhuthula, Hentie van der Merwe, Jaco van Schalkwyk, Jake Singer e Minnette Vári.
Di seguito i primi video-contributi pubblicati degli artisti e quelli dei curatori.