Workshop “Blue Fish”, quando il Terzo Paradiso combatte la pesca intensiva
Il 13 dicembre, al Castello di Gallipoli, si terrà un laboratorio per bambini che illustrerà ai piccoli partecipanti gli animali del mondo marino e le criticità della pesca intensiva attraverso attività ludico-educative. Scopriamo tutti i dettagli dell'iniziativa!

“Garantire entro il 2030 che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un’educazione volta ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali”: questo è uno dei traguardi dell’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che è stato preso come ispirazione per un workshop nato per volontà di Rafaella Zizzari e che sarà curato da Cristina Cary, rispettivamente ambasciatrice e artivatrice Rebirth/Terzo Paradiso. L’iniziativa, che si terrà giovedì 13 dicembre al Castello di Gallipoli, è un’attività multidisciplinare extrascolastica al quale prenderanno parte gli alunni della Scuola Primaria Santa Chiara della cittadina pugliese. Il titolo dell’appuntamento, ‘Blue fish’, anticipa i contenuti dello stesso: la relatrice Cristina Cary interverrà in merito alle peculiarità degli animali che popolano i mari, focalizzandosi sui pesci azzurri (dei mari italiani), i tonni, i delfini e le balene. Ai bambini saranno distribuite tavole illustrative in cui verranno descritte le varie tipologie di pesci e le relative informazioni, con una descrizione del significato di ‘sostenibilità’.

“Ogni alunno – si legge nella locandina dell’evento – dovrà ‘interpretare’ una tipologia di pesciolino e, per farlo, saranno pescati da un cesto fogliettini (a caso) a cui dovranno attenersi. Una parte del mattino sarà dedicata all’assimilazione delle varie specie di pesce azzurro, tutto in forma giocosa e semplice. La percezione fin qui raggiunta sarà la base creativa affinché ogni alunno prenda confidenza sul tema e diventi interprete e custode del proprio pesciolino. L’arte contemporanea è il medium dei workshop multidisciplinari, che hanno l’obbiettivo di praticare poetica/etica e cultura sociale/ambientale, oltre a far prendere coscienza della pesca eccessiva che desertifica il mare di tutte le sue risorse”. I giovani studenti dovranno poi realizzare un disegno ad hoc di un pesce, utilizzando materiali di recupero come carte da riciclo, bottoncini, cordicelle, nastrini e reti da pesca; la finalità, quindi, risulta quella di educare alla sostenibilità le nuove generazioni.

Il 13 dicembre, inoltre, non sarà l’unico giorno in cui andrà in scena l’incontro, ma si tratta solo del primo di una serie che continuerà durante il 2019. Nei prossimi appuntamenti, nello specifico, sono previsti approfondimenti sui seguenti ambiti: gli ambienti nativi dei piccoli pesci, la loro alimentazione, la stagionalità, la pesca, le sostanze nocive e i materiali dannosi che circolano nel mare e nell’aria, le proprietà nutrizionali. È in programma, inoltre, una performance finale del percorso didattico, in cui i bambini diventeranno interpreti e ‘cantori’ del mare ed esprimeranno, in forma teatralizzante, quanto appreso durante l’esperienza. Uno show finale nel quale emergeranno anche le proposte ideate dai partecipanti junior per il ripopolamento del mare ed eventuali soluzioni eco compatibili per ovviare al problema.

Il progetto – spiega ai nostri microfoni la co-organizzatrice Cristina Cary, artista dell’associazione Polarisproject e curatrice – nasce con il titolo ‘Pescatori di Santa Cristina’. Speravo di azionare, come uno psicopompo, quelle corde spirituali e iconografiche che accompagnano i pescatori con i loro pescherecci, al largo nel mare. È indiscutibilmente una figura arcaica che, con difficoltà, si riesce ad associare a predatori spietati: mio nonno era pescatore e lungo il percorso che lo portava a casa, regalava pesci come un apostolo della condivisone. Ora i tempi sono cambiati, i pescatori si arrabattono, di fronte hanno le multinazionali della pesca con tanto di mezzi tecnologici per catturare una quantità abnorme di pesci e desertificare tutto l’ambiente marino. Di contro, i piccoli pescatori sono costretti, da una norma Europea, a buttare in mare il pesce in eccesso. Grande spreco e, inoltre, buttano anche cassette di polistirolo, reti rotte dai delfini ecc.

A questo proposito – continua – ho cercato di far collaborare i pescatori con l’associazione ‘Jonian Dolphin Conservation‘ per il problema dei delfini che rompono le reti dei pescatori per nutrirsi del pescato. Penso che l’educazione sia un mezzo importante per incentivare le coscienze ad un modello di sviluppo alternativo alla distruzione: qualcosa, come nel Terzo Paradiso, che metta fine agli estremismi ingordi della finanza e del mercato globale del più forte e che equilibri queste estremità; un ‘Rebirth’ della gente di mare, partendo dai bambini.
Un altro fronte per allargare la platea di sensibilizzazione sulla pesca massiccia è quello video, di tipo documentaristico e cinematografico. Quest’anno, infatti, presenterò il mio video ‘Nursery’ sul ripopolamento dei piccoli pesci e un’opera-documentario di una operatrice bretone dal titolo ‘Oceans’. Tutto questo, forse, mi permetterà di aprire un ‘ponte’ fra Gallipoli e Lorient, dove per il prossimo anno andrà in scena il Festival Fishermen of the world
”.