Bambini (e adulti) ingenui, consapevoli e curiosi: quando la sorpresa è il primo passo per la cura
Ruggero Poi svela quale potrebbe essere un primo allenamento alla cura, quantomai utile nell'attuale pandemia: il piacere di meravigliarci più volte al giorno. Il direttore dell'Ufficio Ambienti d'Apprendimento e Scuole di Cittadellarte, per argomentare le sue riflessioni, analizza anche gli aggettivi "erotico" e "ingenuo", illustrando come l'etimologia delle due parole abbia un'accezione differente da quella conosciuta e possa essere contestualizzata ai tempi del Covid-19. "La curiosità è un desiderio che muove i sentimenti e ci spinge al di là di noi per apprendere, per migliorare dal prossimo, dal vicino".

Oggi più che mai si è fatto attuale il tema della cura. Curare le persone che soffrono, curare un’umanità colpita da una pandemia che ci riporta le fragilità in modo evidente.

Ciononostante è importante mantenere un atteggiamento propositivo per poter risolvere i problemi anche quotidiani che via via incontreremo. Riscoprire il piacere di sorprenderci più volte al giorno è un primo allenamento alla cura: si calcola che in media un bambino sotto i sei anni si meravigli decine di volte durante una giornata, una quantità decisamente superiore alle poche occasioni degli adulti. La curiosità è uno sguardo sano e naturale che rivolgiamo al mondo che ci circonda. Mostrare interesse per ciò che incontriamo, che si fa vicino, ci porta ad avere a cuore e a mostrare cura fuori da noi e nel contempo riservarla a noi stessi. La curiosità è un desiderio che muove i sentimenti e ci spinge al di là di noi per apprendere, per migliorare dal prossimo, dal vicino.

Questo desiderio che nasce come individuale non può infatti fare a meno dell’altro. In greco tale sentimento era manovrato da Eros, dio dell’Amore.

Forse dovremmo riappropriarci del significato originario di erotico, andando oltre alla sola visione utilitaristica dell’altro per avere piacere. Riscoprire invece la radice erotica dell’amore ci aiuta a comprendere il valore esteso della curiosità, come interesse per il mondo, volontà di aprirsi alla vita e ai suoi misteri, che come tali sono ‘oggetti’ curiosi. Allora la curiosità e la cura sono atti erotici, atti di amore, atti di prossimità, atti di scoperta, atti spirituali molto pratici.

Per la prima volta stiamo sperimentando a livello globale una nuova abitudine: la vicinanza a una certa distanza. In questo tempo il valore della vicinanza diventa più chiaro nella cura attraverso l’assenza di contatto: fisico, espressivo, emotivo…
La premura a incontrarsi, questa pulsione che preme in questi giorni con urgenza per farci di nuovo essere vicini, può essere utile se incanalata e trasformata nella cura a una certa distanza: prendendoci del tempo nelle occasioni di incontro per essere davvero curiosi, per scoprire di nuovo la meraviglia di ciò che abbiamo.

Quale attitudine può riportarci sulla strada della curiosità anche da adulti?

Proporrei di rivalutare l’ingenuità, che nella sua etimologia originaria è fortemente positiva. Nella Roma antica chi nasceva libero era detto ‘ingenuo’. Essere ingenui, oggi in chiave metaforica, vuol dire essere liberi da strutture condizionanti. Ingenui sono allora i bambini in questo senso, che si meravigliano e si fanno facilmente curiosi di ciò che incontrano per strada, a casa, negli altri.

Come adulti abbiamo un’occasione ulteriore, un’opportunità preziosa: nel prossimo futuro possiamo tornare a fare le cose con cura, tornare a essere curiosi, dedicare la nostra consapevolezza per meravigliarci di ciò che già abbiamo e proteggerlo dalla premura futura di avere oltre misura.


Immagine di copertina:
Michelangelo Pistoletto
Raggi di persone, 1975
fotografia su alluminio
20 elementi
40 x 50 cm
Foto : P. Pellion