Intervista a Raymundo Sesma #5 – Tra arte contemporanea, pandemia, scuola e istruzione
Proponiamo la quinta puntata di un'intervista a tutto tondo a Raymundo Sesma, realizzata dall'ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso Marcela López Enríquez e dall’architetto e curatore Fortunato D’Amico. Un dialogo - in italiano e spagnolo - da cui emergono il pensiero, le contaminazioni con altre figure chiave della sua vita e l'identità artistica di Sesma.

Raymundo Sesma: qual è il suo passato? E la sua formazione? Quali viaggi e incontri hanno contaminato e dato forma alla sua ricerca artistica? Marcela López Enríquez, ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso, e Fortunato D’Amico, architetto e curatore, propongono una ricca e profonda intervista all’artista, dando voce al suo passato, al suo presente e al suo futuro. Ecco il quinto e ultimo ‘episodio’ in lingua italiana e spagnola del loro confronto (per visionare la prima puntata cliccare qui).

 

ML: Con chi hai scritto e curato libri d’autore?
RS: Octavio Paz, Jorge Luis Borges, Giuseppe Pontiggia, Alberto Lucia, Luis Cardoza y Aragón, Manlio Brusantin, Eligio Calderón, Carmela Cipriani, Patricia Quintana, Martha Ortiz, Martha Chapa, Paul Claudel, Francis Thompson e Juan José Arreola.

ML: ¿Quiénes son los autores con los que has producido libros de autor?
RS: Octavio Paz, Jorge Luis Borges, Giuseppe Pontiggia, Alberto Lucia, Luis Cardoza y Aragón, Manlio Brusantin, Eligio Calderón, Carmela Cipriani, Patricia Quintana, Martha Ortiz, Martha Chapa, Paul Claudel, Francis Thompson e Juan José Arreola.

FD: Come ti posizioni rispetto all’arte contemporanea?
RS: Direi che mi colloco in un territorio trasversale nelle pratiche artistiche convenzionali più legate all’arte del XXI secolo che a quella del ventesimo, in un contesto in cui l’emergenza sociale, politica e culturale è tale che è necessario aprirsi al pubblico e alla comprensione urbana, dato che questi
territori sono quelli che generano gli spazi per intervenire. I musei e le gallerie non sono gli unici luoghi in cui l’artista può esporre le sue opere, dato che oggi si trovano in un certo modo in una situazione difficile, poiché non hanno saputo costituirsi come spazi abitativi, relazionandosi con l’urbano e il sociale e interagendo con settori a cui normalmente non accedono (per ragioni che tutti conosciamo).
Ed è proprio questo che determina il mio procedimento artistico come impulso etico, quando l’arte diventa prassi e viene accolta come fatto implicito, accettando che il processo artistico parte dal suo principio di intervento nel mondo. Sono questi i legami che lo fondano come evento costitutivo del sociale, attivandolo nei confronti di quei fenomeni di cui è parte. Il mio lavoro è per natura polisemico, polifonico, polimerico; si articola attraverso diverse direzioni, mezzi, tecniche e supporti che convergono nell’immaginario. Il mio lavoro crea un luogo per l’interlocuzione tra lo spettatore e l’opera, generandosi come un prodotto dell’urbano, da una visione critica, come un palcoscenico. Come direbbe Kounellis, suscettibile di cambiamento e di modifica; un palco allestito per la mise en oeuvre (attuazione o realizzazione).
L’arte come pratica associata al contesto urbano che si elabora attraverso un atteggiamento critico e strutturato nella prassi, intendendo la tradizione come evoluzione dove il processo creativo avviene in situ.
L’architettura come soggetto estetico, come nuova narrazione dello spazio, volta a interpretare il paesaggio e il territorio. La sua unità di lettura non si trova nell’origine, ma nella destinazione, quella che Nietzsche chiamerebbe un’invenzione della possibilità della vita. Qui la teoria diventa produzione estetica che, a sua volta, produce teoria.

FD: ¿Cómo te sitúas frente al arte contemporáneo?
RS: Diría que me coloco en un territorio transversal en las prácticas artísticas convencionales más ligadas al arte del siglo XXI que al siglo XX, en un contexto en que la emergencia social, política y cultural es tal, que es necesario abrirse hacia lo público y lo urbano entendiendo que esos territorios son los que engendran los espacios a intervenir. 
Los museos y las galerías no son los únicos sitios en los cuales el artista puede mostrar su trabajo; espacios que de cierta manera se encuentran hoy en una situación muy difícil, pues no han sabido constituirse como espacios vivos relacionándose con lo urbano y lo social, interactuando con sectores a los que normalmente no acceden (por razones que todos conocemos).
Finalmente es esto lo que determina mi proceder artístico como un impulso ético, cuando el arte se vuelve praxis y se asume como hecho implícito, asumiendo que el proceso artístico parte de su principio de intervención en el mundo. Estos son los lazos que lo fundan como acontecer constitutivo de lo social, activándolo hacia aquellos fenómenos de los cuales forma parte.
Mi obra es por naturaleza polisémica, polifónica, polimatérica; se articula a través de distintas direcciones, medios, técnicas y soportes que convergen en el imaginario. Mi trabajo gesta un sitio para la interlocución entre el espectador y la obra generándose como producto de lo urbano, desde una visión crítica en tanto escenario. Como diría Kounellis, susceptible de modificarse y ser modificado; escenario dispuesto para su mise en oeuvre (puesta en obra o puesta en marcha).
Arte como práctica asociada al contexto urbano que se elabora a través de una actitud crítica y estructurada a través de la praxis, entendiendo la tradición como evolución donde el proceso creativo se gesta in situ.
Arquitectura como sujeto estético como nueva narrativa del espacio dirigida a la interpretación del paisaje y del territorio. Su unidad de lectura no se encuentra en su origen sino en su destino, a lo que Nietzsche llamaría invención de posibilidad de vida. Aquí la teoría deviene producción estética que a su vez produce teoría.

ML: Sesma, stiamo chiudendo e aprendo un nuovo anno molto particolare, dove la realtà è stata violata in termini di libertà, influenzando la nostra vita privata, presente e futura. Da questa premessa, come affronti il problema come artista?
RS: La mia prima reazione è di rabbia, di impotenza davanti a queste circostanze e penso che la risposta debba inquadrarsi in un contesto costruttivo e critico, non per imposizione, ma per analogia. La mia posizione come artista e come essere umano è quella di reagire a questi eventi, e lo faccio dalla prassi in un universo espanso. Quando dico universo espanso, ritengo che l’artista in libertà non debba limitarsi nell’intervento sul mondo e su tutto ciò che lo riguarda. Il termine si riferisce a una comprensione del corpo e del soggetto come se stesso, all’interno di un contesto socio-urbano, multidimensionale aperto all’altro, in senso critico e creativo, dalla prassi fondamentale di ciò che sarà con uno sguardo al passato e nel futuro. In un atto che lo trascende.
La “Quarta Rivoluzione Industriale” (basata sulla rivoluzione digitale e la combinazione di tecnologie d’avanguardia con sistemi intelligenti di produzione che si integrano con le organizzazioni e le persone) è già presente, quello che dobbiamo fare è riconoscerla e operare in termini di essa. Stiamo vivendo una trasformazione radicale che coinvolge l’intera popolazione, la storia, le nostre famiglie, il nostro tempo e l’umanità. Ed è proprio da lì che bisogna partire.
C’è una frase di Eligio Calderón, di cui sono amico da sempre, che dice: Una cultura senza design (progetto) è una cultura senza un piano, senza una destinazione. Bisogna infatti realizzare un nuovo progetto ed è lì che la città diventa una sorta di laboratorio, di azioni interdisciplinari che trattano il mondo reale come materia viva, che si plasma, si modifica e si trasforma attraverso una visione del paesaggio a 360° (come una scultura).
Per quanto riguarda la responsabilità sociale, dal punto di vista plurale, la città è fatta da chi la abita, che a sua volta la immagina e la concepisce (la progetta).
Ogni problema implica un’azione e a sua volta una prassi specifica, praticata e vissuta, fatto che determina l’apertura e l’agire, simmetricamente parlando. Da qui la città si sviluppa come una mappa, come un disegno che genera un’immagine e che diventa conoscenza e certezza. Come pensiero e critica costruttiva all’interno del corpo sociale, come nozione dialettica, come visione della trasversalità.

ML: Sesma, estamos cerrando y abriendo un nuevo año muy particular, donde nuestra realidad ha sido violentada en cuanto a libertad, influyendo en nuestra vida privada, presente y futura. Desde esta premisa, tú como artista ¿cómo afrontas este problema?
RS: Mi primera reacción es de enojo, de impotencia de alguna manera ante estas circunstancias y pienso que esta reacción debe ser desde una posición constructiva y crítica, no por imposición, sino por analogía. Ya que mi posición de artista y como ser humano es la de reaccionar a estos eventos, y lo hago desde la praxis en un universo expandido. Cuando digo universo expandidos, considero que el artista en libertad no se debe limitar en cuanto intervención sobre el mundo y lo relacionado con éste. El término se refiere a una comprensión del cuerpo y del sujeto como sí mismo, al interior de un contexto social-urbano, multidimensional abierto a lo otro, en un sentido crítico y creativo, desde la praxis fundamental de aquello que será con una mirada al pasado y hacia el futuro. En un acto que lo trascienda.
La “Cuarta Revolución Industrial” (basada en la revolución digital, mezclas técnicas de producción vanguardistas con sistemas inteligentes que se integran con las organizacione y las personas) está ya presente, lo que tenemos que hacer es reconocerla y operar en cuanto a ella. Estamos viviendo una transformación bastante radical que implica a toda la población, implica la historia, a nuestras familias, nuestro tiempo y a la humanidad. Y es precisamente desde ahí que debemos iniciar.
Existe una frase de Eligio Calderón, amigo de toda la vida, la cual dice: Una cultura sin diseño (proyecto), es una cultura sin un plano, sin destino. Efectivamente debemos realizar un nuevo proyecto y es ahí que la ciudad deviene como una especie de laboratorio, de acciones interdisciplinarias que tratan al mundo real como materia viviente, que se moldea, se modifica y es transformada a través de una visión de paisaje a 360° (como una escultura).
En cuanto responsabilidad social, pluralmente hablando, la ciudad esta hecha por quien la habita que a su vez la imagina y la proyecta (la diseña).
Cada problema implica una acción y a su vez una praxis específica, practicada y experimentada, hecho que determina laapertura y el actuar, simétricamente hablando. Desde este modo la ciudad se desarrolla como un mapa, como un diseño que genera una imagen y que deviene conocimiento y certeza. Como pensamiento y crítica constructiva al interior del cuerpo social, como noción dialéctica, como visión de la transversalidad.

FD: Infine, vorremmo chiederti, dato che oggi uno dei grandi dilemmi è l’educazione, cosa ci puoi dire al riguardo?
RS: Credo che l’educazione oggi non debba essere concepita in senso lineare, ma trasversale, viaggiando attraverso le epoche e i temi, dal presente verso il passato. L’educazione futura deve essere esercitata in senso mobile, come  una scultura, come forma che si costruisce all’interno dello spazio sociale, come spazio di importazione di metodi, discipline e concetti, come un’area di ibridazioni con obiettivi critici, costruttivi e decostruttivi in rapporto alla storia partendo dalla dialettica, come azione condivisa e partecipata, con un’idea e una nozione del corpo come ricevitore e trasmettitore di conoscenza, dove siamo tutti autori e creatori, come soggetti socialmente attivi.
Ognuno di noi ha sviluppato capacità ed esperienze in diverse discipline e la nostra partecipazione indica un nuovo atteggiamento nel senso multidimensionale che comprende il nostro modo di essere, come persone che vivono il tempo assoluto ed esercitano l’esperienza dalla vita quotidiana, dall’intimità di essere tempo ed evento. Lo facciamo, da questo punto di vista, con un rinnovato atteggiamento di mostrarci e metterci in gioco con gli altri: ascoltare, parlare, giocare, mangiare, ballare, costruire, amarsi individualmente e collettivamente come universo espanso, come strumento della prassi, come nuova pedagogia che diventa strumento di comprensione e di atteggiamento dalla multidisciplinarietà, trasversalmente, dove origine e destinazione si incontrano in un’unica esperienza, dove i sensi sono l’accesso e il nostro corpo il ricevitore. E seguiamo una logica di reificazione critica, quella che Benjamin Buchloh definisce l’esperienza scultorea, data attraverso la prassi nel senso dell’intervento sullo spazio sociale, che poetizza il luogo come esplorazione delle relazioni dialettiche che intercorrono tra la strutturazione, i diversi elementi che partecipano e il loro contesto.
Decostruzione ed esperienza condivisa, vissuta come un nuovo orientamento, suscettibile di cambiamento dalla scuola, come spazio aperto condiviso, dove la parola e l’ordinario si mostrano ed emancipano come metodo di autorganizzazione.

FD: Finalizando, quisiéramos preguntarte, en vista de que hoy en día uno de los grandes dilemas es la educación, ¿qué nos puedes decir al respecto?
RS: En relación a esto creo que la educación hoy por hoy no debe ser en un sentido lineal, sino transversal, viajando de época en época, de tema en tema, de adelante hacia atrás. La futura educación debe ejercerse en un sentido móvil, como una escultura, como forma que se construye dentro del espacio social, como un espacio de importaciones de métodos, disciplinas y conceptos, como un área de hibridaciones con objetivos críticos, constructivos y deconstructivos con relación a la historia desde la dialéctica, como acción compartida y participativa, con una idea y noción del cuerpo como receptor y transmisor de conocimiento, donde todos somos autores y creadores, como sujetos activos socialmente hablando.
Cada uno de nosotros hemos desarrollado capacidades y experiencias en distintas disciplinas y nuestra participación indicaría una nueva actitud en su sentido multidimensional que abarque tanto en cuanto somos, como personas que vivimos nuestro tiempo absoluto, el cual ejercemos como experiencia desde la cotidianidad, desde la intimidad de ser tiempo y evento. Desde este punto de vista, con una actitud renovada demostrándonos e involucrándonos con los otros; escuchando, hablando, jugando, comiendo, bailando, construyendo, amándonos individual y colectivamente como universo expandido, como instrumento en la praxis, como nueva pedagogía que deviene instrumento de comprensión y actitud desde la multidisciplinariedad, transversalmente hablando, donde origen y destino se encuentran en una experiencia, donde los sentidos son el acceso y nuestro cuerpo el receptor. Desde una lógica de reificación crítica lo que el crítico Benjamin Buchloh define como la experiencia escultórica, experiencia dada a través de la praxis en el sentido de la intervención del espacio social, que poetiza el lugar como exploración de las relaciones dialécticas que existen entre la estructuración de los distintos elementos que participan y su contexto. Deconstrucción y experiencia compartida, experimentada como una nueva orientación, susceptible a modificarse desde la escuela, como recinto abierto compartido donde la palabra y lo ordinario se muestran y se emancipan como método de auto organización.

ML: Nell’era post-pandemia, il ruolo dell’istruzione — come hai detto — sarà fondamentale per la creazione e l’evoluzione della società. Partendo da questo principio, come definiresti la scuola? Quali sarebbero i valori che costituiscono la funzione di una determinata istituzione?
RS: In primo luogo, l’istituzione deve avere come obiettivo un atteggiamento costruttivo della prassi che a sua volta generi una dialettica specifica, ottenendo una lettura che ci dia finalmente una visione di chi siamo e dove vogliamo andare.
L’associazione di cui faccio parte e sono fondatore, Advento, è un’istituzione-laboratorio che aspira ad essere uno spazio di riflessione critica della nostra realtà partendo da un approccio multidisciplinare con lo scopo di creare un design strategico come proposta specifica di fronte a problemi sociali e urbani. Da noi nulla è escluso poiché tutto fa parte del sistema e attraverso questo esercizio le nuove realtà basate sul rispetto della persona all’interno del contesto urbano e sociale vengono prese in considerazione in modo costruttivo, integrando i vari elementi come la natura, la storia, il contesto individuale e quello urbano. È un luogo di convergenza, un’alma mater, dall’interno verso l’esterno in un’ottica di trasparenza. Una dimora che ti protegge e si apre come spazio di riflessione, dove tutti siamo autori e creatori, dove ognidisciplina è coinvolta e vissuta in una prospettiva multidisciplinare. E dalla poliangolarità si proiettano azioni condivise intellettualmente e sensualmente, un atteggiamento emancipatore che corrisponde al momento storico in cui viviamo.
Infine, la mia intenzione quando concettualizzo Advento non è quella di creare una scuola fine a se stessa, ma un luogo in cui si svolge una relazione con il corpo che esercita un’ampia dimensione fisica, sensoriale e intellettuale, all’interno di un contesto sociale, in modo da farci entrare in una dimensione poetica condivisa, in un atto che porta all’arte partecipata. Ogni azione implica una prassi che a sua volta implica aprirsi e agire simmetricamente, così lo spazio si dispiega come un libro, ogni azione genera un’immagine e ogni immagine genera conoscenza e certezza.

ML: En la era post pandemia, el papel de la educación —como mencionas— será clave para la creación y evolución de la sociedad. Partiendo de este principio, ¿cómo definirías la escuela? ¿Cuáles serían los valores que constituyen la función de una determinada institución?
RS: Primero la institución deberá tener como objetivo una actitud constructiva desde la praxis que genere a su vez unadialéctica específica, obteniendo una lectura que finalmente nos dará una visión de quienes somos y a donde deseamos ir.
La asociación a la cual pertenezco y de la cual soy fundador, Advento, A.C., es una institución-laboratorio que aspira a serun espacio de reflexión crítico de nuestra realidad, y desde una actitud multidisciplinaria con el propósito de crear undiseño estratégico como propuesta especifica delante de los problemas sociales y urbanos. Donde nada se excluya ya que todo forma parte del sistema, y que a través de este ejercicio se consideren las nuevas realidades basadas en el respeto de la persona y dentro del contexto urbano y social con una actitud constructiva, complementando los diversos elementos tales como naturaleza, historia, contexto individual y urbano. Como lugar de convergencia, como alma mater, desde el interior hacia el exterior en un sentido de transparencia. Casa que te protege y se abre como espacio de reflexión, donde todos somos autores y creadores, donde toda disciplina viene implicada y experimentada desde la multidisciplinariedad. Y desde la poliangularidad se proyectan acciones compartidas intelectual y sensorialmente, como actitud emancipadora que corresponde al momento histórico en el cual vivimos.
Finalmente, mi intención cuando conceptualizo Advento no es la de crear una escuela por la escuela, sino un lugar en el cual ejerces una relación con el cuerpo que ejercita una amplia dimensión física sensorial e intelectual, al interior de un contexto social, de modo que a través de esto entremos en una dimensión poética compartida, en un acto que conduce al arte participado. Cada acción implica una praxis que implica a su vez el abrirse y que actúa simétricamente, así el espacio se despliega como un libro, toda acción genera una imagen y toda imagen conocimiento y certeza.

ML: Sesma è affascinante ascoltarti. C’è una grande sintonia tra la tua scuola di pensiero e quella di Igor Ansoff, considerato il padre del Management strategico. Se vi foste incontrati, sareste sicuramente diventati amici. In termini ansoffiani, un compagno naturale del vantaggio competitivo è la componente sinergica della strategia. Ciò richiede che le opportunità in ambito possiedano caratteristiche che accrescano la sinergia. Ogni componente del design strategico è organicamente sincronizzato, diventa un complemento all’insieme, raggiungendo l’equilibrio e l’armonia.
Quando Ansoff si riferiva al futuro, sottolineava le nuove strategie sociali per la costruzione di piattaforme di collaborazione, da cui diceva che sarebbero sorte in un punto centrale, un punto trasversale equilibrato in cui si sarebbero trovate sinergie tra un vasto gruppo di componenti multidisciplinari.
Quando tu parli di design strategico, cosa intendi esattamente?
RS: Il concetto di design strategico si riferisce a un’idea costruttiva e decostruttiva in senso evolutivo, in movimento e articolazione partendo dalla società. Si basa sulla nozione di equilibrio e simmetria, che è ciò che in definitiva struttura la realtà vitale delle persone. A questo punto si genera un metodo pedagogico che sarebbe il nucleo da cui si parte, cioè dalla multidisciplinarità, dove il teatro gioca un ruolo molto importante come disciplina e luogo di convergenza che elimina le gerarchie e dove l’uomo è al centro, come base di espressione di sé in relazione all’altro, che ci dà finalmente una formazione di una visione multiculturale e trasversale, come visione della storia e del mondo.
Il teatro come disciplina collettiva ci insegna l’importanza del significato del lavoro di gruppo ed è supportato da diverse discipline come la storia, l’arte, l’architettura, la letteratura, oltre al colore, alla forma e —molto importante— ci insegna a personificare l’altro. E a prescindere da tutto questo, ci insegna a potenziarci rendendoci consapevoli di chi siamo.
Pertanto, ogni studente dopo questa esperienza potrebbe disegnare un percorso consigliato dal proprio consulente accademico.
A questo proposito, ognuno costruisce i propri obiettivi trasversali ed etici, affrontando problemi sociali reali in tutti i processi e progetti.

ML: Es fascinante escucharte Sesma. Existe gran sintonía entre tu escuela de pensamiento y la de Igor Ansoff, considerado el padre del Management Estratégico. De haberse conocido, seguramente habrían llegado a ser amigos. En términos ansoffianos, un compañero natural de la ventaja competitiva es el componente de sinergia de la estrategia. Esto requiere que las oportunidades dentro del alcance posean características que mejoren la sinergia. Cada componente del diseño estratégico se sincroniza de manera orgánica, se convierte en un complemento del todo, alcanzando un nivel de equilibrio y armonía. 
Cuando Ansoff se refería al futuro, hacía énfasis en las nuevas estrategias sociales para la construcción de plataformas de colaboración, de las cuales mencionaba que surgirían en un punto central, un punto transversal equilibrado donde se encontrarían las sinergias entre un vasto grupo de componentes multidisciplinarios. Cuando tú hablas de diseño estratégico, ¿a qué te refieres exactamente?
RS: El concepto de diseño estratégico se refiere a una idea constructiva y deconstructiva en un sentido evolutivo, en movimiento y articulación desde la sociedad. Se sustenta en la noción de equilibrio y simetría, que es lo que finalmente estructura la realidad vital de las personas. A este punto se genera un método pedagógico que sería el núcleo desde donde se parte, y este sería desde la multidisciplinariedad, donde el teatro juega un papel muy importante como disciplina y lugar de convergencia que elimina jerarquías donde el hombre se encuentra al centro como base de expresión de uno mismo en cuanto al otro, que finalmente nos da una formación de visión multicultural y transversal, como visón de la historia y del mundo.
El teatro como disciplina colectiva nos enseña lo importante del sentido del trabajo en grupo y se apoya en distintas disciplinas como la historia, el arte, la arquitectura, la literatura, además del color, la forma y algo que es muy importante, nos enseña a personificar al otro. E independientemente de esto, el de empoderarnos haciéndonos conscientes de quiénes somos. Por tanto, cada estudiante después de esta experiencia podría diseñar una trayectoria asesorado por su consejero académico.
En cuanto a esto cada uno construye sus propios objetivos transversal y éticamente, afrontando en todos los procesos y proyectos problemáticas sociales reales.