Michelangelo Pistoletto, viaggio alla scoperta dell’arte del maestro #12
Prosegue il percorso a tappe che mette in luce la cronistoria artistica di Pistoletto, tra opere, manifesti, mostre e progetti di ogni tempo. Questo episodio è dedicato al libro "Cento mostre nel mese di ottobre".

Dalla dilatazione dell’evento espositivo di Le Stanze, si passa alla concentrazione dell’opera Cento mostre nel mese di ottobre, un piccolo libro giallo quadrato, edito dalla Galleria Giorgio Persano, contenente 100 idee per altrettante mostre, tutte pensate e descritte nel mese di ottobre, secondo un processo, aderente alla ‘necessità contingente’, analogo a quello che aveva prodotto gli Oggetti in meno. Il libro resterà una sorta di ricettario di mostre e opere, molte delle quali saranno in seguito realizzate. Fra queste il video Chi sei tu? (1976), Mobili capovolti (1976), Lo zoccolo (1979), Segno Arte (dal 1993), Spazio libero (1999).
Nel 2013 Michelangelo Pistoletto realizza quindici nuove opere, descritte in Cento mostre nel mese di ottobre, che espone in due sue mostre personali svoltesi simultaneamente pressso le due sedi della Galleria Continua di San Gimignano e Boissy-le-Châtel.


Cento mostre nel mese di ottobre, 1976
Libro, cm 1,7 x 9,3 x 9,3
Edizioni Galleria Persano, Torino, 1976

Centro mostre nel mese di ottobre
Questo mio libro non ha un titolo scritto. Il titolo di questo libro è l’immagine di un cubo”.
Così iniziavo nel giugno 1970, un libro che non ho ancora finito. Un mese prima avevo presentato all’Ariete di Milano una mostra che si realizzava all’interno della galleria, nella durata di trenta giorni. Questa mostra a sua volta era tratta da un brano del libro L’uomo nero scritto da me su un’agenda di 365 pagine, nel tempo di un mese. Queste operazioni hanno i loro precedenti nella mostra all’Attico di Roma del 1968 in cui, in un mese, tra uno spettacolo di inaugurazione e una chiusura in due serate di proiezioni, ho realizzato con dieci registi i 10 film, presentati a fine mostra.
Prima ancora, nel 1967, la Pietra miliare nella galleria Sperone e il manifesto di apertura dello studio rimandano lo spazio nel tempo, il luogo di esposizione nello studio e lo studio all’esterno.
Ora, questo mio lavoro attuale consiste in cento mostre pensate e descritte nel mese di ottobre di quest’anno. Il libro è il mezzo che ho scelto per presentare questo lavoro.
L’immagine del cubo rappresenta lo spazio ideale in cui io penso ogni mostra, sia in rapporto all’interno che all’esterno.
La copertina in carta assorbente dà uno spessore reale all’inchiostro che delinea il cubo, come pure il cubo disegnato tra due stesure di acrilico bianco denunciava il suo reale spessore in un lavoro del ‘68.
L’opera-multiplo Cubi del 1971 è un preciso riferimento per quanto riguarda il senso implosivo ed esplosivo di questo lavoro, anche in rapporto alle mostre de Le Stanze, chiuse in questo stesso ottobre.
Lo spazio espositivo de Le Stanze era composto da tre ambienti che si espandevano in dodici mostre e nel tempo di un anno. Le cento mostre attuali si contraggono in un mese di lavoro e quindi in pochi centimetri di carta e inchiostro. Ma, contengono una loro possibile espansione nello spazio e nel tempo.
La progettazione di queste mostre avviene nello stesso modo come per gli Oggetti in meno del 1966, dove ogni singolo elemento è il frutto immediato di una necessità contingente. L’eventuale momento esecutivo a dimensione reale, anche se sembra contraddire la logica della contingenza, obbedisce alla logica della progettazione che nel mio processo non occupa che un solo posto su cento. Infatti l’ultima mostra è riservata allo stimolo prodotto dalla viva presenza sul luogo. Questa verità può assorbire una ad una tutte le altre 99 verità tranne quella della progettazione.

Chi sei tu?, 1976 (mostra n. 7)
Videotape, b/n, durata 22 minuti, 1976

1
A dieci centimetri di distanza dal muro fabbricare un muro finto con una finestra che si apre sul muro vero. Di fronte, una finestra vera si apre sul muro finto, fabbricato all’esterno a dieci centimetri di distanza dal muro vero: la stanza si sposta di 10 centimetri.

2
Vetrata – veranda costruita dieci centimetri all’interno dei muri della galleria. La veranda è corredata di tende aperte che lasciano vedere tutt’intorno i muri della galleria anziché il paesaggio esterno.

3
Tre ambienti diversi uno nell’altro a dieci centimetri di distanza l’uno dall’altro, come se all’interno del precedente progetto della veranda ci fosse ancora un’altra stanza con diversi tipi di aperture sull’esterno, cioè sugli altri due involucri di ambiente.

4
“Proiezione nera”: poiché si identifica sempre la luce in rapporto al buio, come le stelle nel cielo, io voglio proiettare una forma rettangolare nera sul muro in modo che si evidenzi il riconoscimento dell’oscurità all’interno della luminosità.

5
Trasporto su tela di una parte di intonaco o colore strappato da un muro di una galleria. Collocare questa tela su un muro di un’altra galleria. Trasporto di intonaco o colore strappato da un muro della seconda galleria, di fronte alla tela precedente, e collocare quest’altra tela di fronte al muro da cui era stato strappato l’intonaco o il colore nella prima galleria.

6
Piramide di pietre cubiche, molto grande. Appena un gruppo di uomini posa la pietra della sommità, un altro gruppo di uomini toglie la stessa pietra, tanto che essa rimane al suo posto per pochi secondi, dopo di che la piramide può essere, con comodo, demolita per la restante parte.

7
Videotape: “chi sei tu?”
Questa scritta, alternata bianco su nero e nero su bianco, dura per tutta la lunghezza di un nastro, sul monitor. Il passaggio della scritta da positivo a negativo deve essere molto rapido. Contemporaneamente la mia voce registrata elenca tutte le nazionalità a cui io non appartengo. Questa registrazione si ripete per tutta la lunghezza del nastro, contemporaneamente alla scritta “Chi sei tu?”

8
“Subconscio”. Lasciare ogni muro vuoto per i suoi otto decimi, quindi al di sopra di una linea immaginaria, non segnata, si tracciano alcuni segni come se provenissero da disegni che, altrimenti, riempirebbero tutte le pareti.

Questi segni si rivelano come al di sopra del livello del subconscio che ne nasconde la gran parte.

9
“Libertà provvisoria”. Grande luogo pubblico cintato come un carcere o un manicomio, con piccole porticine aperte. Su ognuna delle porte guardando, dall’esterno, è leggibile una targa con inciso “Libertà provvisoria”.

10
Grande labirinto di rete metallica con leone calato al centro. L’uscita è libera. Ambiente visibile dall’alto.

11
“II segno Arte”. Questo segno si rivela, cioè si realizza con materiali diversi: dal legno alla terra, al vetro, al neon, al marmo ecc. ecc. Il segno è da me immaginato. Questo segno prima sconosciuto si pubblicizza attraverso diversi medium senza identificarsi con nessuno in particolare.

12
“II restauro del mondo”. Anziché disegnare sulla strada o sul marciapiede come si fa per accattonaggio, io aggiusto dei pezzi di luoghi pubblici rotti. Faccio, come per il restauro delle opere d’arte, una foto a colori “Polaroid” prima del restauro e una dopo. Espongo questa foto accanto alla spiegazione scritta che mio padre, oltre ad essere pittore, mi ha anche insegnato il restauro e che ora io faccio l’arte restaurando il mondo dove è rotto. Accanto al restauro eseguito, lascio il cappello in attesa di qualche soldo.
Questo lavoro oltre a suggerire una visione globale del mondo attira l’attenzione sui minimi particolari. Inoltre evidenzia la separazione tra il mondo artificiale, che si può restaurare e il mondo naturale che è sempre perfetto, cioè non si può restaurare.

13
“Muro bucato”. Muro di mattoni pieni alternati in modo da costituire pieni e vuoti regolari. I mattoni sono fissati con calce e cemento. Questo muro traforato ripete tutti i muri della galleria a dieci-quindici centimetri di distanza dai muri della galleria stessa.

14
Oggetti diversi posti in diversi punti della galleria; cioè nello spazio, sulle pareti, sul soffitto, sul pavimento. Questi oggetti sono collegati tra loro da parole scritte che formano come delle righe di congiunzione.
Queste parole si riferiscono all’aspetto simbolico della presenza oggettuale. Questi simboli sono in parte ricavati dalla tradizione e in parte arbitrariamente inventati.

15
Lo spazio della galleria è completamente nero e assolutamente privo di luce. Un punto formato da un millimetro di filo elettrico incandescente è posto esattamente al centro dello spazio.

16
Lo spazio della galleria è completamente nero ed assolutamente privo di luce. Un punto formato da un millimetro di filo elettrico incandescente è posto in ogni angolo. 8 punti.

17
Due ambienti uniti da un corridoietto stretto che si può percorrere soltanto facendo dei passi di fianco.

18
II segno arte leggermente inciso nel pavimento, in dimensione gigante, proporzionato allo spazio. Sabbia su tutto il pavimento, questa si addensa maggiormente, camminando, dove c’è l’incisione e i piedi percepiscono tratti del segno. La stessa cosa può essere fatta con la colla al posto dell’incisione e le due cose possono convivere in spazi adiacenti.

19
Antiche tele dipinte, di ogni epoca, ormai quasi completamente scrostate, in cui rimangono poche tracce del pigmento pittorico. Queste tele, esposte su tutte le pareti come in una mostra tradizionale, possono anche essere cucite tra di loro per formare delle tele molto grandi.

20
Sette schermi posti in semicerchio: da sinistra a destra essi presentano il movimento dal massimo di lentezza al massimo di velocità. Lo schermo centrale proietta il movimento a tempo reale, cioè il suo film viaggia a passo normale. Il film mostra una persona che ruotando le braccia e fermandole ad intervalli regolari segna con le dita a ogni intervallo il numero successivo, partendo dall’uno e arrivando fino al dieci.
Negli schermi di sinistra rispetto a quello centrale la velocità diminuendo permetterà di arrivare sempre meno avanti nei numeri, mentre negli schermi di destra sempre un maggior numero di volte le mani arriveranno a contare fino a dieci, raggiungendo una velocità quasi vorticosa.

21
Mostra in un museo con molti ambienti adiacenti. Fotografia del critico che cura o allestisce la mostra ingrandita a tenere lo spazio del pavimento di tutto il museo. Così i muri taglieranno il ritratto, e se ne vedrà solo una parte in ogni stanza.

22
Stanza con due entrate opposte divisa a metà da un muro con un buco di mezzo centimetro di diametro, all’altezza degli occhi. Può capitare che due occhi si guardino.

23
Profilo di un volto realizzato in marmo, che attraversa lo spazio da una parete all’altra.

24
Sostituire un artista per un mese mentre egli mi sostituisce.

25
Fare un’esse con alcuni monitor televisivi. Orientare la telecamera, appesa al soffitto, su di essi. Cosicché ogni monitor proietterà il segno che tutti insieme compongono.

26
Due stanze adiacenti unite da un passaggio. Una stanza è a 20 gradi sotto zero e l’altra stanza è a 40 gradi sopra zero.

27
Galleria completamente vuota. All’ingresso c’è un cartello con scritto: “Bisogna che ognuno, prima di entrare scriva sul libro quale personaggio egli interpreterà all’interno della stanza”.

28
Tubo dell’acqua bucherellato che attraversa la galleria a metà soffitto. Cadono continuamente piccole gocce di acqua che vengono raccolte da latte, lattine e secchi posti a terra.

29
Una linea bianca di 10 centimetri percorre il perimetro orizzontale della galleria. Una linea nera di 10 centimetri percorre il perimetro verticale in modo da intersecare la prima linea. Le due linee contaminano i loro colori per un piccolo tratto dopo gli incroci.

30
Camera da pranzo e camera da letto adiacenti in due spazi espositivi. Ogni mobile è capovolto, rimanendo nel suo posto abituale. Uno specchio sostituisce il piano di fondo di ogni mobile.
In casa questi mobili possono rimanere nella loro tradizionale posizione. Per vedere gli specchi bisognerà guardare sotto i mobili.

31
Inferriate di neon azzurrognolo alle finestre.

32
Luce controluce, contro luce, contro luce.
A partire da una luce fortissima mettere di fronte luci sempre meno intense in modo che vengano assorbite dalla luce più forte.

33
Un piano inclinato bianco lucido sostituisce il pavimento. Dall’ingresso dell’ambiente sale considerevolmente verso il muro frontale.

34
Deformare con artificio (stucchi) i muri o gli angoli o le aperture dell’ambiente in cui si espone una lamiera specchiante, nuda ma deformante, di cm 120 x 230.

35
Ricostruire fìsicamente l’immagine di una foto, possibilmente un qualche ingresso, senza avere mai visto la realtà che la foto riproduce.

36
Una stanza da pranzo, studio, soggiorno e camera da letto, realizzati con tele e telai.

37
Corridoio che, seguendo l’andamento delle pareti, si inviluppa come una spirale dai lati retti. Questo, ad ogni svolta verso il centro si restringe finché il visitatore non passa più. Un filo elastico, sulla testa dello spettatore, percorre il corridoio a metà larghezza per tutta la spirale. L’elastico, intriso in colore marrone, è “battuto” sulle pareti del corridoio in modo da lasciare su di esse una parte del colore. Oltre il punto di arrivo dello spettatore, il filo continua e si avvicina sempre di più al suo segno sulle pareti, man mano che il corridoio si restringe, fino a quando raggiunge anch’esso l’immobilità. Ma l’occhio non lo può più vedere.

38
Dipingere uno zoccolo azzurro di smalto lucido alto m. 1,10 da terra tutt’intorno, su una carta da spolvero di m 1,20 posata con doppio adesivo sui muri.

39
Un grande e pesante cerchio di ferro costruito in rapporto allo spazio, con saldati alcuni anelli. A questi anelli sono collegate delle pesanti catene che si fissano a porte e finestre. Le catene vanno tese tenendo la

porta e la finestra di fronte aperta. Calcolare cioè che, aprendo una porta, si chiuderà necessariamente quella di fronte, con trambusto di ferro e catena.

40
“II giro del mondo”.
Su una parete sta scritto come per una gara: “Partenza”. Sulla parete di fronte sta scritto, nella stessa dimensione: “Arrivo”, ma al contrario, cioè leggibile venendo dal muro.

41
Ambiente per metà sporco e per metà pulito, divisione perpendicolare.

42
Primo quarto di stanza libero, poi sipario di sbarre di ferro per non lasciare passare l’uomo, poi sipari successivi di rete sempre più serrata per impedire il passaggio ad animali ed insetti sempre più piccoli. Sul muro di fondo, (dietro agli sbarramenti), sta scritto “l’arte è ancora libera”.

43
“L’altalena”.
Due lamiere specchianti applicate alle due parti di un telaio in alluminio di m. 1,20 x 2,60 con due anelli saldati sul lato superiore del telaio. L’oggetto è appeso ad una sbarra di ferro che attraversa la sala. Facendo oscillare lo specchio si ha la stessa sensazione dell’altalena.

44
Le luci della galleria si accendono e si spengono a intervalli regolari di 15 secondi ciascuno.

45
“Camera oscura”.
Ambiente che riproduce l’interno di una macchina fotografica. Attraverso un foro le immagini sono ribaltate sul fondo. L’ambiente si può vedere solo attraverso il foro.

46
Tavolo quadrato posto al centro di un grande ambiente con i lati paralleli rispetto alle pareti. Lungo ogni lato del tavolo viene eretto un muro.
Ogni muro inizia lasciando scoperta una gamba del tavolo e prosegue lungo un lato del tavolo stesso fino ad una delle pareti dell’ambiente.

Ogni muro va da terra al soffitto. Ne nascono quattro stanze ognuna delle quali avrà, in un angolo, una fessura da terra al soffitto, corrispondente all’angolo del tavolo. Da ogni stanza, oltre a vedere la gamba del tavolo, si vedrà il quinto ambiente, delimitato dal tavolo stesso.

47
Disegno a terra di grande uccello schematizzato su foglio di carta che tiene tutta la galleria.
Erezione di muri (pareti), fino al soffitto, lungo il disegno, che si intravede ancora al di qua e al di là del muro, sulla carta.
Usare una grande pennellessa, più larga del mattone, intrisa nel colore nero.

48
“La camera ardente”
Nel centro della sala d’esposizione una stanza più piccola, che si possa abbracciare per intiero, con lo sguardo, entrando. Questa stanzetta deve essere fatta con polistirolo di uno spessore che si lasci attraversare dalla luce. Nell’interno di questa stanza una candela accesa. L’ingresso di questa stanzetta è opposto a quello della galleria che deve essere buia.

49
Ruscelletto di carta stagnola che attraversa tutta la galleria. Un piccolo ponte in cartone attraversa il ruscelletto. A terra, da una parte, una sfera di giornali macerati di cm. 30 di diametro. Dall’altra parte, attaccato al muro, un ingrandimento fotografico di un volto di m. 1 x 2, su carta.

50
Comperare 4 specchi da quattro vetrai diversi. Essi avranno il retro dipinto ognuno di un colore diverso. Imitare il colore di ogni specchio su ognuna delle quattro pareti. Posare ogni specchio sulla parete che porta il colore corrispondente con la parte specchiante rivolta verso il muro. Gli specchi rimangono centrati rispetto ad ogni parete e leggermente inclinati, appoggiando per terra.

Mobili capovolti, 1976 (mostra n. 30)
Installazione, Museo Diego Aragona Pignatelli, Napoli, 1977
Foto: P. Pellion

51
Ideare e costruire cinque oggetti in cinque fabbriche diverse ed esporre ciascuno nel contesto della propria fabbrica.

52
Piccolo segno che indica l’impegno della maggior parte del tempo in un lavoro mentale. Il piccolo segno è fatto battendo il dito mignolo sporco di nero sulla parete di una camera bianca e vuota. La mano deve essere tesa, con le dita unite, rivolte verso l’alto, e battere contro il muro di coltello.

53
Tele bianche (lenzuola grandi) appese a 4 fili da stendere, con mollette. I fili si intrecciano in modo che le lenzuola formino come un piccolo ambiente quadrato.

54
“Inchiesta sul segno”. Alcuni libretti da disegno. Far fare ad un certo numero di persone, tre segni diversi su una pagina per ciascuno. Questi segni, va detto loro, non devono avere relazioni con altri segni che possono venir in mente al momento. Questa inchiesta oltre ad una mostra autonoma, può chiarire le ragioni della mia scelta di un particolare segno.

55
Sostituzione di porte e finestre con porte o finestre di dimensioni e materiali diversi. I materiali vanno scelti tra riflettenti, assorbenti, luminosi o trasparenti.

56
Tutta la galleria rivestita con un velo di mica su muri, soffitto, vetri e luci.

57
“Ostacolo all’infinito”. Due specchi grandi, frontalmente opposti, nella galleria. In mezzo, un plexiglas o vetro velato con pittura grigia fino a rendere difficile la rifrazione infinita tra i due specchi.

58
Mostra di quadri antichi restaurati con mica.

59
“L’uomo dal sacco”. Spettacolo fatto da me in studio nel 1967 esclusivamente per gli amici dello “Zoo”, ripetuto e ripreso in videotape con quattro persone in primo piano sullo schermo che nascondono in gran parte la mia azione. In questa azione io stesso davo le spalle ai miei spettatori che non potevano vedere la parte delle azioni nascoste dalla mia persona.

60
Stanza capovolta: grigio in alto, bianco tutt’intorno e sotto. La porta è un varco che partendo dal soffitto si arresta all’altezza del mento dello spettatore, il quale non può entrare.

61
“Tre opere”: 1) Doppio specchio di cm. 120 x 230 con un foro di 5 cm. di diametro all’altezza del pene. L’oggetto deve essere fruibile dalle due parti.
– Telaio con crociera cm. 120 x 200. Nel centro della crociera c’è un foro tondo di 6 cm. Un fotografo pone due macchine fotografiche una di qua e una di là del telaio e lo fotografa inquadrando gli obiettivi delle macchine opposte dentro il foro. Le due foto risultanti vengono ingrandite al naturale e poste sui due lati del telaio.
– Gli slides a colori di una ragazza e un ragazzo che si fotografano contemporaneamente, sono proiettati l’uno con l’altro. Tra le proiezioni sono posti due vetri con un tondino di carta preso in mezzo tra loro. Il tondino arresta, al centro delle due proiezioni, soltanto le immagini degli obiettivi, mentre il resto si disperde nell’ambiente.

62
38 giornali che annunciano la morte di Mao disposti tutt’intorno sui muri. Su ogni giornale è stampata una lettera che, con le altre, forma questa frase: “L’alveare è governato dalle sue leggi naturali”. Nel centro è posto un alveare e, vicino ad esso, su un sostegno è esposta una forma quadrata in cera grezza con le impronte profonde di una falce e un martello, ripiene di miele.

63
Una lampadina pende dal soffitto. Un sistema di fotocellule smorza la lampadina e la spegne seguendo il calare della luce naturale.

64
Fare su ogni muro i punti come sulla copertina di questo libro.

65
Mettere erba negli angoli tra pavimento e parete e scollegare la galleria da ogni servizio tecnico, (tipo: telefono, luce, posta, ecc.).

66
Grande pedana sonorizzata. Fila di sedie pieghevoli tutt’intorno.

67
Ambiente fatto a imbuto aperto verso l’esterno, tutto bianco. Anche il pavimento bianco è in discesa e manca la parete di fondo che è invece il paesaggio esterno. Deve essere almeno al 1° piano.

68
“Arte didascalica” sta scritto sul primo gradino di una scala che porta al piano superiore. Salendo, mettere contro il muro dei vari pianerottoli, come a sostituire delle porte, prima una tela, poi metà tela e metà specchio, e poi uno specchio a fianco dell’apertura che immette in una stanza. All’interno della stanza una scaletta con sei o sette gradini di legno. Sul primo scalino sta scritto “Arte didascalica”. Posare su due scalini a mo’ di passo per salire, due scarpe ripiene di formaggio.

69
Mostra di paesaggi a colori fatti con la Polaroid in cui ognuno ha nel centro un palo stradale che lo divide in due. Queste foto sono scattate in ogni parte del mondo dove io trovo un palo tondo.

70
Uno specchio con scritto sul muro soprastante “Muro” e sulla parete di fronte allo specchio la scritta “Spazio”. Sotto di essa è scritto al contrario: “Questo spazio non esiste”.

71
Serigrafia in negativo dell’uomo che cammina nello spazio vuoto di Kline, su specchio nero in una stanza nera illuminata solo dalla luce di Wood. Lo specchio è il più grande possibile.

72
Montare tele larghe 20 centimetri su telai combacianti in modo da coprire tutti i muri della galleria. Dipingere una sola tela di rosa-rosso acido.

73
Un cavalletto da pittore a 50 centimetri dal muro, rivolto verso il muro opposto, sostiene di coltello uno specchio in modo che attraversi la stanza per conficcarsi nel muro di fronte al cavalletto. Entrando si vede il retro dello specchio col suo casuale colore.

74
Muro segnato da un’incisione che lo divide in due parti. A distanza, di fronte, ci sono, da una parte una macchina fotografica e un fucile piazzati e rivolti verso una metà del muro. Piazzati e rivolti verso l’altra metà del muro stanno una cinepresa e una mitragliatrice con cartuccera infilata.

75
Fila di gabinetti con specchi posti al di sopra, in modo da lasciar vedere tutto lo spazio di ogni gabinetto standone fuori.

Oppure, vari oggetti appositamente creati, da porre sotto ai mobili di un eventuale appartamento.

76
Termosifone posto in mezzo alla stanza con tubi che arrivano dalla parete, come se mancasse un muro divisorio. Ma il pavimento è tutto nero di piastrelle quadrate lucidissime. Il termosifone deve essere caldo.

77
Un uomo e una donna nudi che stanno chiusi in una gabbia nello zoo, visibili dal normale pubblico.

78
Fila di chiodi tutt’intorno sui muri della galleria a m. 2,20 da terra distanti 50 cm. l’uno dall’altro. Uno specchio largo 50 cm. e alto 120 è appeso a uno dei chiodi.

79
Grande tavolo con enorme tela, come una tovaglia a quadretti. I quadretti molto grossi sono fatti da strisce dipinte con colla trasparente che irrigidisce la tela dove essa è stata passata. Grandi tele ai muri con righe fatte con colla trasparente, come per la tovaglia.

80
Grande cubo di acciaio inossidabile, colato sul posto e lucidato a specchio, da costruire sulla cima di una collina.

81
Punta di obelisco calcolata secondo la base – e un obelisco capovolto.

82
Arco di trionfo. (In esterno) Grande parallelepipedo in pietra o marmo con apertura rettangolare come per una porta con scritto sopra in metallo “A Pistoletto” oppure:
Grande parallelepipedo senza scritta con vetro-specchio inserito nell’apertura rettangolare. Sia da una parte che dall’altra si vedrà lo stesso paesaggio.

83
Grande specchio con grande naso di cartapesta colorata di fianco. Cercare di vedere il naso nello specchio è come cercare di vedere il proprio naso.

84
Spazio dimezzato orizzontalmente da un piano con un buco per passare la testa e vedere la parte superiore.

85
Su una parete tanti punti fatti con un pennarello, con la scritta: “I punti sono spiazzati, ma ognuno ha il proprio centro”.
Sulla parete di fronte agli altri punti un po’ più grandi che lasciano un puntino bianco in centro con la scritta: “II vuoto è dentro e fuori” nelle altre due pareti i due diversi segni si mescolano tra loro.

86
Due porte poste come aperture di una parete che dividerebbe in metà la galleria, ma ci sono solo le porte e non c’è la parete.

87
Enorme salone con pavimento coperto di carta stagnola tranne un sentiero lasciato per attraversarlo. Linee metalliche tese nell’ambiente che escono dalle porte e dalle finestre di pochi centimetri.

89
Appendere a 100 alberi cento specchi nel bosco, il retro ha sempre un colore diverso.

90
Grande gabbia di tondini di ferro, senza ingresso, al centro di ognuno dei quattro lati è fissata una targa con la scritta: “Lo spazio libero”.

91
Alcuni proiettori posati su di un tavolo proiettano uno stesso slide di una linea retta nera su fondo bianco. Questa linea viene sformata dall’ambiente. Angoli, modanature, prospettive, spezzature, ecc.

92
Tirare una rete metallica tra due muri e ammucchiarvi contro, da una parte stracci di tutti i colori e dall’altra solo stracci bianchi.

93
Serie di materiali diversi con forme diverse ma ognuno appoggiato al proprio materiale con la propria forma.

94
In una camera quadrata costruire quattro telai uguali ricurvi, coperti di canapa o lino da terra al soffitto in modo da formare segmenti di un cilindro che ha come diametro il lato della camera. Fra un telaio e l’altro rimarrà uno spazio libero di cm. 50. Spostando ogni giorno il cilindro per intero se ne avrà la lenta rotazione, visibile attraverso gli spazi rimasti liberi tra i telai che mostrano il quadrato.

95
Fare floccaggio di pelo di panno su una serie di grandi sassi che sembrano adatti per sdraiarsi e dormirci sopra.

96
“II bacio al piede”. Su un piedestallo alto m. 1,50 è posata una piastrella con due calchi di piedi fusi in bronzo. Il dito alluce del piede più avanzato è lucidato a specchio, mentre il rimanente bronzo è opaco.
Questa scultura può essere presentata sola oppure in mezzo a reperti degli spettacoli dello “Zoo”.

97
Tre fiamme ossidriche accese poste a triangolo nell’ambiente legate su supporti di ferro a cavalletto alti cm. 120 con la fiamma rivolta verso l’alto. Ogni spettatore deve indossare una maschera da schermitore e tenere in mano un fioretto da scherma. La maschera avrà un vetro oscurato per non essere accecati dalla fiamma e il fioretto servirà, volendo porre la punta sulla fiamma, a fare le scintille.

98
Due pareti si toccano al fondo portando la dimensione del pavimento a zero. L’ingresso può essere attraverso le due pareti triangolari o nel centro di una di quelle oblique.

99
Quadrato formato da quattro tavole grezze di cm. 30 x 250 inchiodate tra loro come un recinto, posato su un pavimento di m. 5 x 5. Dentro e fuori del recinto molte paia di scarpe di tutti i tipi. Le scarpe devono occupare molto spazio sia dentro che fuori del recinto. Ma devono essere distribuite in modo omogeneo.

100
La mostra sarà suggerita dal luogo.

(Pubblicato dalla Galleria Giorgio Persano, Torino, 1976)

 


Articolo tratto da http://www.pistoletto.it/it/crono12.htm#.
Foto di copertina: Spazio libero, 1976-1999 (mostra n. 90)
Acciaio, cm 450 x 600 x 600
Opera realizzata da Pistoletto in collaborazione con alcuni detenuti del
carcere di San Vittore di Milano e installata nel cortile del carcere.
Foto: P. Pellion