Unidee, l’Università delle Idee di Cittadellarte
"In moduli settimanali riserviamo ai partecipanti un approfondimento di alta formazione che non si trovano nelle università o nelle accademie, con la possibilità di incontrare mentori di grande livello". Cecilia Guida, responsabile della macroarea di Cittadellarte, racconta la nascita e lo sviluppo del progetto.

Relazioni, networking, contaminazioni artistiche: sono solo alcuni dei concetti che caratterizzano l’Università delle Idee (UNIDEE) di Cittadellarte. UNIDEE, piattaforma creata nel 2000, nasce come programma di residenze per artisti internazionali e come primo progetto della Fondazione su volontà di Michelangelo Pistoletto. Ha funzionato come residenza per artisti internazionali per 13 anni, dal 2000 al 2013. La durata dei progetti era di quattro mesi e aveva come tema “Le relazioni tra l’arte e la sfera pubblica”. A partire dal 2015, invece, i moduli sono cambiati diventando settimanali. La responsabile del progetto Cecilia Guida racconta la nascita e l’evoluzione dell’Università delle Idee nell’intervista che segue.

In che modo è nata e si è sviluppata l’Università delle Idee?
Il primo obbiettivo fu coinvolgere gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Vienna, dove Pistoletto aveva la cattedra di scultura, invitandoli a Biella. Nel contesto di quella che era una “nuova” Cittadellarte, nacque Unidee.  Era possibile candidarsi presentando il proprio curriculum vitae e una lettera motivazionale, dove si raccontava il progetto sociale che si aveva intenzione di sviluppare nei quattro mesi di residenza. Alla fine dell’esperienza era prevista una presentazione del lavoro fatto; si mostrava in che modo il proprio lavoro si era evoluto nel tempo e come si era legato ai temi di Cittadellarte. Non terminava tutto nei quattro mesi; una volta tornati nei paesi di appartenenza i partecipanti avrebbero continuato a sviluppare il progetto ideato e presentato alla Fondazione Pistoletto. Anche Juan Sandoval e io partecipammo; lui alla prima edizione, mentre la sottoscritta nel 2009.

Quali erano i punti di forza di Unidee?
Era una progetto che aveva un pregio molto forte: la relazionalità. Siccome la residenza era caratterizzata da un periodo abbastanza lungo, cioè da giugno ad ottobre con chiusura ad agosto, l’esperienza arricchiva i partecipanti anche grazie alle discussioni, le iniziative, i giochi e tutti i momenti in compagnia. Dopo la fase iniziale di ambientamento, si finiva per contaminare ed essere contaminati artisticamente.

Quando e in che modo si evolse il progetto?
La prima svolta fu nel 2014, anno di pausa e ripensamento. A luglio di quell’anno, infatti, venne organizzato un workshop internazionale sull’arte socialmente impegnata, dove furono invitati ex residenti Unidee occupati nel campo dell’educazione, curatori e artisti di rilievo internazionale. Questo gruppo si riunì a Cittadellarte per tre giorni e rifletté su come come rendere la proposta di Unidee più formativa. Il nostro obbiettivo fu portare l’etica e l’estetica di Pistoletto a un pubblico ampio. Così, dal 2015, decidemmo di organizzare seminari settimanali, riducendo la durata da quattro mesi a sette giorni.

Che cosa è cambiato con i moduli settimanali?
La “vecchia” Unidee aveva una dimensione educativa e un approccio multidisciplinare, con interesse a formare e indicare possibilità progettuali e apporti teorici. La nuova Unidee, invece, mira a riflettere intorno al tema dell’educazione attraverso l’arte. Anche se le 260 presenze dal 2015 al 2016 sono state soprattutto di artisti, ci sono stati partecipanti di altre professionalità, visto che Unidee è rivolta a tutti. Sicuramente è diventato un momento di approfondimento di alta formazione rivolto agli addetti al settore, che non trovano nelle università o nelle accademie la possibilità di incontrare mentori di livello. Attualmente il programma inizia ad aprile e si conclude a novembre, con interruzione ad agosto. Il progetto va comunque visto nella sua totalità: il modulo di sette giorni ha senso preso in maniera a sé stante, ma è in relazione con i contenuti di quelli delle altre settimane. A questo proposito, è successo più volte che alcuni partecipanti siano tornati a per partecipare nuovamente.

Quale ruolo viene affidato ai docenti?
Dopo lo studio dello statement si devono occupare del programma. Io non intervengo nel loro outline, sono seguiti ma comunque liberi. Ingrediente principale è che il seminario si metta sempre in relazione con Cittadellarte e la storia di Pistoletto. I partecipanti, invece, ricevono una selezione di letture sulle quali concentrarsi prima di arrivare. I mentori hanno totale libertà di azione; fattore che spesso non c’è all’università vista la mancanza di risorse e tempi.

Quali saranno i temi dei moduli del 2017?
Le parole chiave saranno rivoluzione, desiderio e mediazione. I mentori dovranno proporre programmi settimanali e giornalieri che sviluppino almeno uno di questi concetti. Inoltre sarà coinvolto un ospite che porterà nuovi contenuti e interverrà sulle dinamiche del gruppo, movimentandole. In ogni caso, il docente non deve lasciare aperto il modulo, ma concluderlo. Stiamo lavorando a una sperimentazione che apporti un contributo al sistema educativo servendosi dell’arte come pratica e linguaggio. Se si applica il metodo artistico alle altre sfere e settori della vita, infatti, possono emergere nuove idee.

Come può risultare significativa un’esperienza di una sola settimana?
I partecipanti hanno poco tempo, ma con la possibilità di arricchirsi e vivendo con gli altri residenti e col mentore per sette giorni. L’esperienza diventa intensa essendo residenziale, con attività organizzate nell’arco di tutta la giornata. Si fa networking grazie ai legami e agli interessi comuni dei residenti. Il significato di tutto il programma è che l’educazione è un incontro, dove il docente semina e l’allievo raccoglie. Possiamo far accendere una scintilla originata e nutrita dalle altre esperienze. In questo senso il confronto è fondamentale: vivere e passare del tempo con artisti, dà contributi positivi alla propria ricerca. Bisogna avere un interesse e un’idea rispetto al ruolo dell’arte nella società, ma con lo spazio e la possibilità di imparare.

Come responsabile di Unidee, cosa vorrebbe trasmettere?
Sento di avere la responsabilità di proporre e lavorare a un’occasione, uno spazio educativo rivolto ad addetti al settore, ad artisti e curatori. Attraverso Unidee propongo un programma che parte da quelle che sono le criticità delle accademie. Cerco di offrire un’alternativa che si sta sviluppando in un interstizio, che si identifica nella collaborazione tra un’istituzione artistica indipendente e le istituzioni formative. Unidee crea un dialogo con le università e le accademie. I programmi sono allineati a quelli universitari e gli studenti, con la partecipazione, ottengono crediti. La mission è lavorare alla sperimentazione, secondo la libertà dell’arte, cercando di mantenere equilibrio tra realtà e immaginazione.