“Il futuro potrebbe venire da una sola giovane mente capace di pensare fuori dal coro. Non è un sogno romantico, è una delle forme possibili in cui, da sempre, sono cresciuti il sapere e la consapevolezza dell’umanità”: è questo il pensiero alla base dell’operato della Fondazione Blaumann, nata dalla determinazione di Giovanni Franceschini, ingegnere bresciano. La Fondazione promuove la ricerca teorica concettuale di base in fisica fondamentale ed è mossa da una delle azioni che l’essere umano non dovrebbe mai smettere di compiere: porsi domande, anche su questioni che paiono chiare a tutto tondo. “Chiedersi cosa significa quanto abbiamo imparato finora – viene specificato sul sito web della Fondazione –, domandarsi cosa ‘sta dietro’ alle teorie che si sono dimostrate efficaci, cercare di scavare in profondità per capire se ci sono strati nascosti al di sotto della superficie esplorata fino a questo momento”: sono questi gli obiettivi della Fondazione, che quindi si occupa di tematiche attuali, come emergenza climatica ed ecologica. “L’esperienza del passato ci insegna che è dalla riflessione sui concetti di base che possono nascere le idee radicalmente nuove che permettono di cambiare i paradigmi”, chiarifica la Blaumann Foundation.
A questo paradigma si collega l’input di riflessione proposto dall’incontro Che cosa c’è dietro alle cose, che ha sancito la prima edizione del Premio Blaumann al Teatro Grande di Brescia. Attraverso uno sguardo teorico e uno sperimentale, l’evento ha dato voce ai fisici Carlo Rovelli e Guido Tonelli, moderati dal giornalista Marco Motta, i quali hanno dialogato introdotti dalla grande domanda, che invita a indagare in profondità nelle cose. “Nel momento in cui l’umanità affronta problemi concreti gravi e condivisi – si legge sulla locandina –, si cercherà di dare risposta all’interrogativo se, dalla comprensione più profonda della natura, possano aprirsi prospettive nuove per pensare alla realtà, così come è ripetutamente avvenuto in passato”: tutto questo è stato possibile grazie al contributo della scienza, ma anche dell’arte, in particolare grazie al Terzo Paradiso.
Il segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto, artista presente alla conferenza, è stato scelto come forma del Premio Blaumann proprio per la sua carica ideologica, che riesce a combinare mondo artistico, mondo naturale e mondo scientifico. La statuetta è stata assegnata alla giovane ricercatrice Emily Christine Adlam, vincitrice del premio a cadenza biennale che ambisce a premiare un giovane di meno di trent’anni che apporti significativi contributi alla fondazione con i suoi studi. Non a caso è stato scelto il Terzo Paradiso, emblema della “formula della creazione”, anche chiamata dal maestro “formula della vita”: esso offre l’opportunità di continuare a riflettere sull’esistenza umana, richiamandola a una responsabilità nuova verso noi stessi e verso la natura che ci circonda. Nell’ultimo libro dell’artista (La formula della creazione, 2022), infatti, vengono date varie chiavi di lettura per affrontare il passaggio epocale che l’umanità sta vivendo, inghiottita dalla crisi dei sistemi che essa stessa ha creato; alla base, però, un concetto che accomuna il lavoro del maestro con quello degli scienziati: mai smettere di porsi domande.