Quando la bellezza diventa legge
La Puglia ha presentato un disegno di legge sulla bellezza, promosso dall’assessorato regionale alla Pianificazione Territoriale ed elaborato da un apposito comitato tecnico-scientifico. Vito Labarile, una delle figure cardine del comitato, ha messo in luce ai nostri microfoni dettagli e obiettivi del progetto.

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Queste sono parole di Peppino Impastato, giornalista che nella sua città natale, Cinisi, lottò contro Cosa Nostra fino all’assassinio, il 9 maggio 1978. Un pensiero forte, significativo, che è stato utilizzato come introduzione del manifesto per la Legge Regionale sulla Bellezza.

Il disegno di legge in questione, presentato lo scorso luglio dalla Regione Puglia, ha tra i principali scopi quello di innestare una maggiore consapevolezza della bellezza. “I ventitré articoli (suddivisi in sei titoli) e il Manifesto che ne enuclea lo spirito informatore – ecco l’estratto di una nota nel sito della Regionericonoscono le differenze fra i diversi luoghi che formano la Puglia e, invece di appianarle, le incoraggia. Insomma, più che una legge, è un progetto giuridico”. Tra i principali attori di questo progetto figura l’assessore regionale Alfonso Pisicchio, che ha lavorato per il suo avanzamento insieme ad accademici, giuristi, storici dell’arte, antropologi, economisti e architetti chiamati a comporre un apposito Comitato tecnico-scientifico.

Per la crescita del disegno di legge, come spiegato nel sito della Regione, è fondamentale l’apporto dei cittadini per sviluppare una disciplina alimentata da un processo partecipativo che veda protagonisti associazioni, stakeholder e interlocutori dei singoli territori e che sia capace di proteggere e promuovere la bellezza della Puglia, preservandola, tutelandola e valorizzando le peculiarità delle diverse macroaree. Qual è quindi l’obiettivo? “Il disegno di legge – si legge nella nota online – intende proteggere e preservare la bellezza della Puglia perseguendo un’alta qualità costruttiva nei futuri interventi che si andranno a fare nei luoghi urbani e periurbani; abbattendo o recuperando i cosiddetti ‘detrattori di bellezza’ che deturpano i territori (vuoti urbani, ecomostri, abusivismi di vario genere e natura), preservando e valorizzando le peculiarità delle diverse province che formano il ‘Mosaico identitario della Puglia’, e non prevedendo consumo di suolo”.

Per mettere in luce i dettagli e il dietro le quinte del progetto, è intervenuto ai nostri microfoni Vito Labarile (nella foto di copertina con Michelangelo Pistoletto), futuro ambasciatore Rebirth/Terzo Paradiso che ha un ruolo attivo nel comitato scientifico del disegno di legge promosso dall’assessorato al governo del territorio. “L’intuizione di questo progetto – esordisce Labarile – nasce dalla necessità di offrire un quadro unitario alle politiche di sviluppo regionale, quindi una legge che sostanzialmente parte dal fatto che tutti i territori sono in competizione. I temi, in quest’ottica, sono, oltre alla competitività, la spendibilità e l’attrattività. La legge non garantisce la resilienza dei territori, ma ne crea le condizioni. In quest’ottica, il primo requisito di bellezza di un territorio è il suo patrimonio storico, paesaggistico, ambientale e antropologico: la sua conoscenza è il risultato di uno scavo, antropologico appunto, che porta al ‘Dossier della Memoria’ da cui si estrae l’identità. Quando la comunità diventa consapevole di questi valori concorre a difenderne l’esistenza (e la resistenza) ed è allora che quel territorio diventa resiliente! Si arriva così a garantire salvaguardia, manutenzionione e valorizzazione dei propri patrimoni, materiali e immateriali”.

Questa iniziativa, inoltre, si focalizza sul rapporto tra uomo e natura e, di conseguenza, risulta necessario che gli stessi cittadini incentivino la resilienza dei territori. “Si parte – continua – da una mappatura del mosaico dei territori pugliesi. Così, con un dossier memoriale, si arriva alle radici del territorio. Questo presuppone che sullo stesso si crei una rete tra tutti i centri e le emergenze materiali, architettoniche, paesaggistiche, ambientali, archivisitiche”. Quindi in cosa consiste, in sintesi, la mappatura? “Nel mettere a sistema – risponde – tutti i centri che costiutiscono la rete arteriosa di questo dossier memoriale, per ‘definire’ i territori con forte identità”.
Divisa la regione nelle sue 5 macroaree, si sottopone ogni zona a uno scavo antropologico, per definire la rete delle emergenze architettoniche con l’obiettivo di tratteggiare un paesaggio culturale. “Una regione – afferma – non si rappresenta attraverso gli ombelichi dei tanti municipi o delle province: i confini amministrativi non sempre coincidono con l’identità di un territorio. Bisogna definire nuovi contorni, con un attraversamento armonico tra un territorio e l’altro. Occorre quindi riprisintare i cammini e, in generale, curare le risorse. Si arriva così a una coesione, che è l’obbiettivo principale di una spesa pubblica”.

Labarile continua mettendo in luce una criticità: “In Puglia abbiamo una legge, quella degli ecomusei, che non funziona perché ha un approccio minimalista. Un ecomuseo, infatti, è definito come un castello, quando è in realtà uno strumento di gestione del territorio, che cura la rete di emergenze architettoniche e paesaggistiche attraverso cui può essere strutturata la storia dell’antropologia di quel territorio. Dal dossier che si redige, quindi, si estrae l’identità del territorio per far sì che i cittadini possano divenire abitanti culturali”.

L’approccio di una legge sulla bellezza ha come incipit un mosaico dei territori, per poi passare alla gestione e alla manutenzione degli stessi. Non solo; come specificato da Labarile, è necessario attuare delle trasformazioni territoriali, con interventi frutto di un metodo, di un approccio e di un processo omogeno. Riepilogando, i principali scopi della legge sono la valorizzazione e la protezione della bellezza del territorio pugliese, la riduzione del consumo di suolo, la rigenerazione urbana e la rimozione dei detrattori del paesaggio, ovvero chi mina alla salvaguardia di quest’ultimo. Per far sì che si concretizzino questi obiettivi occorre preservare e valorizzare le peculiarità delle diverse macro aree che formano il ‘Mosaico delle identità pugliesi’, abbattere o recuperare i cosiddetti ‘detrattori di bellezza’ che oggi deturpano i territori e perseguire ‘un’alta qualità costruttiva’ degli interventi nei luoghi urbani e periurbani.

Abbiamo tratteggiato una legge – conclude Vito Labarile – che non è urbanistica, ma dà un’impronta culturale alle politiche di sviluppo di una regione. Se io devo programmare delle infrastururre in uno di questi territori (dopo la mappatura), devo pensare a migliorare la mobilità secondaria che collega e crea buone condizioni di attraversamento nel territorio. Questo approccio favorisce una visione che dà la possibilità di dirigere al meglio le risorse. Noi, come comitato scientifico, abbiamo fatto un lungo itinerario, ma ora la legge è pronta per fare il suo iter giuridico in consiglio regionale”.