Leggere per migliorarsi: ecco come un libro cambia la vita
All’Università del Sussex, studiosi e scienziati hanno svolto un esperimento scientifico che dimostra quali sono i benefici della lettura. Vi proponiamo la loro ricerca e altrettanti lavori che affrontano questo studio.

Sin da piccoli ci viene insegnato che leggere fa bene: migliora il nostro lessico, la grammatica, aiuta a perfezionare la scrittura e tiene la mente sveglia. Oltre a queste qualità, la lettura ha altri benefici che arricchiscono ed influenzano positivamente il nostro modo di vivere.
Grazie ad un progetto svolto dall’Università del Sussex nel 2009, si è scoperto che leggere diminuisce il livello di stress. Per arrivare a questa conclusione, gli studiosi hanno osservato il battito cardiaco e la tensione muscolare di diversi soggetti, registrandone le pulsazioni e segnalando eventuali cambiamenti dopo aver svolto determinate attività. Al termine del progetto si è scoperto che tutti gli esercizi svolti, come leggere, ascoltare musica e camminare, aiutano a migliorare il proprio stato d’animo (in particolare, la lettura abbassa il livello dello stress del 68%, tra tutte è la statistica più alta).

Ma per quanto tempo dura questo effetto benefico? Più di quanto ci aspettiamo.
Alcune ricerche hanno dimostrato che, pur facendo passare diverse ore dall’ultima lettura, gli input positivi ricevuti non svaniscono.
I neuroscienziati dell’Università Emory (Georgia) hanno svolto un esperimento che conferma questo prolungamento del benessere e, inoltre, spiegano come il nostro cervello si comporta in quel momento.

Gli scienziati hanno richiesto ad un gruppo sperimentale di leggere trenta pagine al giorno, per nove giorni, del libro “Pompei” di Robert Harris. Ogni mattina, le persone soggette all’esperimento, sono state sottoposte ad una risonanza magnetica nel quale è stata notata una maggiore connessione tra le aree del cervello associate al linguaggio (come quella di Broca e di Wernicke, rispettivamente di tipo articolato e parlato). Insieme ad esse, inoltre, anche il solco centrale ha una maggiore attività e ciò, secondo gli scienziati, significherebbe che quando leggiamo si risvegliano gli stessi neuroni di quando pratichiamo dello sport.
I dati recuperati mostrano le onde cerebrali sia di soggetti che avevano appena finito di leggere sia di coloro che non leggevano da diverse ore: una prova di come la nostra mente possa rimare attiva, positiva e laboriosa per un lungo lasso di tempo.

Un’altra curiosità sta nell’osservare come cambia lo sforzo intellettuale in base al tipo di testo che si affronta: se si recupera una letteratura impegnativa, con un lessico ricercato, allora le nostre attività cerebrali lavoreranno di più; se ci si affaccia ad un libro più semplice da decifrare e tranquillo, allora lo sforzo sarà minore.

Il tipo di testo che si va ad affrontare, inoltre, influenza il comportamento delle persone nel momento in cui si immedesimano nei personaggi. Ad esempio: chi legge Harry Potter, prendendo a cuore il protagonista, ha più probabilità di diventare una persona sensibile e buona. A dirlo è proprio la scienza, che ha osservato gli atteggiamenti dei ragazzi prima e dopo la lettura di uno o più libri della saga. Il risultato? I lettori si sono mostrati più disponibili ad aiutare chi veniva emarginato (come succede ai mezzosangue nella storia), chi veniva considerato “diverso” (come i “babbani”) e maggiormente propensi alle buone azioni.
I libri hanno, di conseguenza, il potere di rilasciare delle “leggi morali” alla quale ci affidiamo e che rendiamo nostre.
Ogni libro è come una palestra: ci permette di allenarci ad aiutare il nostro cervello a rimanere attivo e pratico, sensibile ed efficiente, per affrontare la quotidianità nel migliore dei modi.