Mappare l’intangibile
A Baku, dal 27 al 29 giugno scorso, si è tenuto un workshop artistico nel contesto del progetto "ARTIM Lab" di Yarat Contemporary Art Space, curato da Juan Sandoval (direttore Ufficio Arte di Cittadellarte). Ogni partecipante, usando gli strumenti del proprio linguaggio artistico, ha proposto una mappa dell’intangibile, realizzata fornendo una personale visione della relazione tra artista e ambiente sociale in cui opera. Tutti i lavori sono stati presentati durante una mostra finale.

La cartografia è l’arte e la scienza di creare mappe. L’essere umano le ha create sin dall’antichità, si pensa che la mappa più antica sia uno diagramma del cielo notturno del 16500 a.C., trovato nelle caverne di Lascaux, in Francia. Spesso considerate oggettive rappresentazioni della realtà, le mappe sono, di fatto, cariche di visioni soggettive del mondo. Le mappe, inoltre, variano col tempo: i confini cambiano continuamente, muovendosi secondo linee politiche e in risposta a cambiamenti in relazioni internazionali.

Quanto scritto in apertura, tratto dal sito MoMa Learning. Maps, borders and networks, anticipa e, in qualche modo, presenta i contenuti trattati durante il workshop “Mappare l’intangibile“, svoltosi nella capitale dell’Azerbaigian dal 27 al 29 giugno scorso. Un titolo evocativo dal quale si evince la tematica e la parola chiave dell’iniziativa: mappatura. Il laboratorio curato da Juan Sandoval (direttore Ufficio Arte di Cittadellarte), infatti, attraverso la realizzazione di mappe e la relativa rappresentazione di specifici territori, ha fornito gli strumenti per una rappresentazione delle relazioni tra la comunità e il territorio, il soggetto e il contesto sociale, l’artista e lo spettatore. L’iniziativa si è tenuta nel contesto del progetto “ARTIM Lab” di Yarat Contemporary Art Space.


(Le prime fasi del workshop)

Il programma del laboratorio e i partecipanti
La prima fase del workshop verteva sul dibattito fra gli artisti, guidato da Sandoval: tutti sono stati invitati a discutere sui significati dei concetti comunemente usati nell’arte contemporanea come partecipazione, pubblico e contesto. Nella seconda fase, invece, i partecipanti hanno lavorato alla ridefinizione dei significati dei termini in questione. In conclusione, ogni artista, usando gli strumenti del proprio linguaggio artistico, ha proposto una mappa dell’intangibile, realizzata fornendo una personale visione della relazione tra artista e ambiente sociale in cui opera. I lavori sono stati successivamente presentati in una exhibition finale.

 
(Yunis Novruz e la sua opera Global Warming in the Caspian Sea)


(Tarane Quliyeva, con la sua opera Untitled)

Ecco i partecipanti del laboratorio con i nomi delle rispettive opere/mappature: Sofiya Ahadova, con Stray Animals (installazione) 2018; Yunis Novruz, con Global Warming in the Caspian Sea (installazione); Gunay Aliyeva, con Cultural Society (stampa su carta); Shalala Salamzadeh con Unknown Territory (video); Tarane Quliyeva, con Untitled (collage); Nazrin Musayeva, con Geolocation of your smell (installazione). Al workshop, inoltre, hanno partecipato anche Sultan Babazade, Masuma Hajieva, Aytac Hafizova e Nigar Tahmazova.


(Da sinistra: Geolocation of your Smell; Stray Animals)


(Da sinistra: Unknown Territory; Cultural Society)

Il commento di Juan Sandoval
“Mappe geografiche, urbane e mentali, diagrammi  e schemi relazionali sono strumenti che fanno parte della grammatica dell’artista contemporaneo – argomenta Sandoval – sia perché offrono una lettura del territorio sia perché contengono significati storici, politici e sociali. La mappa pone l’osservatore in uno specifico contesto socio-temporale e l’artista sfrutta questa qualità per usarla come un compasso che porta al territorio concettuale della sua creazione artistica. La mappatura delle connessioni intangibili presenti in un territorio e delle relazioni che vengono attivate nei processi di trasformazione urbana e sociale è uno degli strumenti che Cittadellarte sta sviluppando come componente della demopraxia, insieme ai Forum e ai Cantieri Rebirth/Terzo Paradiso”.

La collaborazione tra Yarat e Cittadellarte
L’iniziativa si è tenuta nel contesto della collaborazione tra Yarat Contemporary Art Space e la Fondazione Pistoletto (come annunciato in un nostro precedente articolo), sviluppata grazie a Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, che ha curato la partnership tra le due fondazioni artistiche, oltre ad aver tenuto, nella capitale azera, workshop e incontri sull’arte e la trasformazione sociale. Ricordiamo parte del programma di questa fellowship: la residenza artistica presso la Fondazione Pistoletto di Sayara Huseynli e Fidan Amrahli-Seyidbeyli, rispettivamente head of education e programs coordinator di “Yarat”; la mostra personale di Michelangelo Pistoletto “Do it”, inaugurata da Paolo Naldini e andata in scena dal 1 aprile al 10 giugno proprio presso lo Yarat Contemporary Art Space (un edificio che è lo spazio espositivo principale dell’organizzazione artistica azera nella National Flag Square di Baku); le lectures in Azerbaigian in materia di design e arte contemporanea (tenute grazie al supporto dell’Ambasciata d’Italia a Baku), di sei esperti proposti da Cittadellarte; la borsa di studio per le residenze artistiche in Italia e in Azerbaigian, che porteranno un italiano a Baku e un azero a Biella, consentendo agli artisti selezionati di sviluppare la propria pratica in relazione all’etica artistica di Cittadellarte e nel contesto culturale italiano, in particolare a Biella e nelle regioni settentrionali. A questo proposito, sono stati resi noti di recenti i selezionati del primo anno: si tratta di Giuditta Vendrame e Leyli Gafarova.