Il 2020, per l’arte, non è stato un anno facile. Il Covid-19, con le relative norme di contenimento da contagio, ha portato a un sensibile calo delle relazioni interpersonali e a una conseguente riduzione delle contaminazioni artistiche ‘fisiche’. La chiusura dei musei e molte altre criticità non hanno però impedito alla creatività di farsi spazio nella pandemia, che è stata al centro di stimoli e ispirazioni in nuove sperimentazioni. Il mondo artistico, in molti casi, si è reinventato. Il programma 2020 di UNIDEE residency programs si è strutturato a partire da questi aspetti, come si evince dal topic base dell’esperienza formativa, ovvero “Pratiche artistiche incorporate in un futuro post-pandemico”. La proposta di Cittadellarte è stata ricca e variegata a livello contenutistico e quantitativo, come si denota dai numeri: 10 settimane di residenza ibrida di cui 7 in presenza a Cittadellarte e 3 completamente da remoto; 13 mentori e 5 ospiti tra ricercatori, artisti e curatori internazionali; 46 partecipanti; 10 seminari; 17 incontri tra visite di aziende sul territorio e talk con imprenditori e associazioni non appartenenti al mondo dell’arte; un evento conclusivo in collaborazione con il duo di residenti Orecchie d’Asino; un archivio digitale; 12 collaborazioni tra istituzioni, musei, università, spazi artistici e partner. Il Coronavirus non ha quindi fermato o limitato UNIDEE, ma è stato oggetto di studio della residenza contestualizzato in ambito socio-artistico.
Le parole del Visiting Research Curator di UNIDEE 2020 sui partecipanti
UNIDEE ha ricevuto oltre 100 application e ha selezionato 46 partecipanti, provenienti da più di 25 nazioni diverse, tra Europa, Palestina, Colombia, Sud Africa, Australia, Canada e USA. Nello specifico, hanno preso parte alla residenza dottorandi, artisti visivi e performer, fotografi, curatori, ricercatori, architetti, critici, antropologi, operatori museali e culturali, studenti e musicisti; l’età media dei partecipanti è stata di 33 anni. Per estendere la partecipazione e il coinvolgimento di artisti che altrimenti non sarebbero riuscite a prendere parte alla residenza, sono state anche offerte borse di studio parziali a tutti i selezionati.
“La residenza – ha affermato Andy Abbott – ha ambito ad affrontare in modo collettivo e collaborativo le sfide e tematiche chiave nel campo della pratica artistica integrata d’impegno sociale, offrendo prospettive, casi studio e opportunità di tutoraggio da parte di professionisti, curatori e organizzatori e teorici dell’arte, che hanno arricchito e aiutato a strutturare le pratiche e i progetti dei partecipanti. Attraverso le prospettive di un futuro ‘post-pandemico’, i partecipanti hanno acquisito una conoscenza pratica e teorica di scenari passati, presenti e futuri dell’arte per la trasformazione responsabile della società che potranno poi applicare sia nel contesto post-industriale biellese sia nei loro contesti di provenienza”.
Le metodologie – Lezioni e seminari
La residenza ha portato a sviluppare differenti metodologie di ricerca e lavoro. Da sottolineare, in primis, il programma settimanale di lezioni e seminari tenuti da mentori ospiti. Questi ultimi erano artisti, curatori, organizzatori e ricercatori artistici esperti nel campo della pratica incorporata provenienti da tutto il mondo*. Quando è stato possibile le lezioni si sono svolte nell’UNIDEE Project Space all’interno di Cittadellarte per i residenti che stavano partecipando alla loro settimana ‘intensiva’ e trasmesse su Zoom all’intero gruppo. Ogni seminario includeva una presentazione e un domanda/risposta, e un’attività o discussione per gruppi più piccoli usando il servizio Breakout Rooms di Zoom (tutti i seminari sono stati registrati e resi disponibili a coloro che non hanno avuto modo di partecipare). Ci sono stati 10 incontri per un totale di 17 presentatori, mentre la frequenza è stata tra i 25 (per le attività complementari) e i 40 partecipanti (plenaria), con una media di 30 partecipanti a sessione.
Le metodologie – Attività di ricerca indipendente
I singoli residenti hanno svolto attività di ricerca indipendente nei loro contesti di provenienza. Ai partecipanti del programma è stato dato il compito di elaborare un progetto attraverso metodi artistici nei loro diversi contesti per le dieci settimane di programma. I residenti, infatti, sono stati selezionati in base alla loro capacità o interesse a seguire una linea d’indagine in una specifica area o comunità, a differenza di una proposta di progetto con un esito predeterminato. L’obiettivo delle dieci settimane era quello di avviare o accelerare lo sviluppo di questa attività di ricerca, che sarebbe probabilmente sfociata in un progetto a lungo termine entro la fine dell’esperienza. Attraverso la piattaforma Padlet ai residenti è stato fornito uno spazio digitale su cui condividere il progresso dei loro progetti. Questa piattaforma ha costituito un ‘open studio’ per l’intera residenza, su cui i partecipanti potevano vedere i progressi degli altri residenti e iniziare ad attivare connessioni e collaborazioni. I progetti hanno spaziato da progetti artistici rivolti alla cura sviluppati attraverso cartoline e posta, alla creazione e distribuzione di ‘valigette pedagogiche’ per bambini che vivono in aree rurali della Colombia.
Le metodologie – Group critiques e conversazioni nella settimana intensiva
I residenti sono stati invitati a trascorrere una settimana a Cittadellarte in piccoli gruppi, o a partecipare a una settimana intensiva di attività online ove fosse impossibile viaggiare per raggiungere Biella. È stata un’opportunità per i residenti di condividere, vagliare, riflettere e magari sperimentare collettivamente con gli elementi delle loro ricerche in un contesto diverso. Questo avveniva principalmente attraverso due group critiques (una all’inizio e una alla fine di ogni settimana intensiva) facilitate dal curatore o dal mentore ospite, nel corso delle quali i lavori in progress venivano condivisi e discussi secondo un format peer-to-peer. Durante queste settimane UNIDEE ha organizzato anche talk e visite, creando connessioni con i residenti di altre settimane al fine di alimentare le ricerche dei partecipanti e fornire loro opportunità utili per articolarle.
Esempio di group critique su Zoom (facilitata da Mick Wilson).
Le metologie – Apprendimento informale e auto-organizzato
Durante la loro settimana intensiva in presenza, i piccoli gruppi vivevano, mangiavano e passavano il tempo libero dal programma insieme. Nei casi di settimane intensive parzialmente o interamente virtuali, i partecipanti venivano invitati a creare un forum di comunicazione informale (gruppo WhatsApp, gruppo Facebook, eccetera) e ad auto-organizzarsi opportunità di attività collettive che potevano fare ‘insieme ma non insieme’, come esercizi, yoga, parole crociate, camminate nei rispettivi quartieri o ambienti naturali. I residenti stessi hanno organizzato la festa di fine residenza in stile cabaret.
Le metodologie – Handover (Passaggio di consegne) e tracce
Alla fine delle settimane intensive, ai residenti veniva chiesto di ‘lasciare una traccia’ di dove fossero giunti al momento con la loro ricerca. Questa poteva consistere in un’immagine, una stampa o altro materiale che desse un senso del progetto del residente, della direzione in cui si stava sviluppando e della sua esperienza di settimana intensiva. Queste tracce venivano esposte insieme nell’UNIDEE Project Space, creando una mostra collettiva che si ingrandiva di settimana in settimana e che poteva essere esplorata online da coloro che non potevano visitare Cittadellarte. L’esposizione veniva usata come base per il ‘passaggio di consegne’ al gruppo successivo, attraverso il quale potevano emergere opportunità di collaborazioni e sinergie tra residenti. Alla fine della residenza è stato chiesto ai partecipanti di produrre una ‘traccia finale’ che rappresentasse e riflettesse la loro ricerca. Queste ‘tracce’, insieme all’archivio dell’open studio su Padlet, hanno contribuito a un webzine e una pubblicazione cartacea a documentare la residenza.
Il commento del direttore di UNIDEE residency programs
“Il 2020 – ha argomentato Juan Sandoval – è stato un anno di sfide per il nostro programma, per la nostra istituzione e per l’arte in generale; sono cambiate radicalmente le condizioni di fruizione e di produzione, ovviamente non solo per noi ma per tutto il mondo. In questo 2020, il primo della terza decade del programma di residenza UNIDEE, abbiamo modificato il nostro modo di lavorare e la nostra metodologia di residenza per rispondere a una situazione mondiale che ci costringe a distanziarci fisicamente e socialmente, a non viaggiare, a rimanere in casa… La domanda che ci siamo posti è stata: come rispondere a questa situazione con un programma di residenza senza cadere nella contraddizione di una residenza virtuale? Con Andy Abbott, visiting curator 2020-2022, abbiamo riformulato la nostra metodologia, tenendo sempre presente che l’incontro, la possibilità di dialogo con l’altro in quello spazio di pensiero e azione che il momento di residenza offre doveva essere salvaguardato e il più possibile mantenuto”.
Juan Sandoval si è soffermato sulla strutturazione delle settimane: “Abbiamo costruito una proposta di programma ibrido che potesse combinare momenti di permanenza a Biella, per piccoli gruppi di artisti in residenza, con momenti di scambio e discussione online, utilizzando una serie di strumenti digitali che permettono di incontrarsi a distanza. Abbiamo coinvolto esperti mentori che hanno portato le loro pratiche e le loro domande sul rapporto con il proprio contesto come argomento di discussione e di stimolo per lo sviluppo dei progetti dei partecipanti. L’argomento quindi non poteva che essere il rapporto tra le pratiche artistiche nel contesto sociale e il loro futuro nel panorama trasformato dalla pandemia. Attraverso questo percorso esperienziale, concluso con successo, la visione che abbiamo sulle residenze si è espansa, sono state generate nuove idee in risposta alle condizioni di un mondo che si sta trasformando, ma la consapevolezza dell’importanza di avvicinare l’arte ai processi sociali e di utilizzare l’arte come strumento di trasformazione sociale è rimasto il punto fermo dei programmi, ed è la filosofia sulla quale continueremo a costruire le nostre attività future”.