Come possiamo condividere e connetterci a distanza a livello tattile in questo periodo di distacco sociale?
Come portare il colore nella nostra vita? A partire da queste domande, ha preso forma un progetto teso a coinvolgere persone in un’attività creativa e collettiva attraverso degli specifici libri d’artista itineranti, intitolato Travelling Colour Book Project. Autrice di questa iniziativa è Camila Aguais, educatrice, curatrice, artista e ballerina anglo-americana nata a Boston, oltre che docente di arte alla TASIS The American School in England. Camila, che gestisce anche la Fleming Gallery – allestendo mostre di opere d’arte di studenti, docenti e artisti – ha preso parte alla seconda settimana, dal 28 settembre al 5 ottobre 2020 in presenza, del programma Pratiche artistiche incorporate in un futuro post-pandemico di UNIDEE residency programs*, durante la quale ha realizzato il suo progetto. La partecipazione al modulo è stata ispirazionale per la sua ricerca, visto che, come riportato dal Visiting Research Curator Andy Abbott in un nostro precedente articolo, “attraverso le prospettive di un futuro ‘post-pandemico’, i partecipanti hanno acquisito una conoscenza pratica e teorica di scenari passati, presenti e futuri dell’arte per la trasformazione responsabile della società che potranno poi applicare sia nel contesto post-industriale biellese sia nei loro contesti di provenienza”.
Il progetto di Camila, in quest’ottica, mira ad accorciare attraverso l’arte le distanze sociali originate dalla pandemia. Travelling Colour Book Project, infatti, è un’attività che mette il colore e la creatività al servizio della partecipazione, con strumenti tanto semplici quanto efficaci: alcuni speciali volumi di carta colorati. L’iniziativa di Camila prevede che ognuno di questi libri fatti a mano – inizialmente costruiti con una varietà di tonalità di un unico colore – vengano lasciati in un coffee shop e siano poi resi disponibili per tutti i clienti o il personale che vogliono aderire al progetto. Come partecipare? Prendendo il quaderno – insieme ai materiali artistici forniti dal locale – e lavorare liberamente su una delle pagine, scrivendo, disegnando, facendo collage, eccetera. Una volta concluso il proprio contributo, il libro va riportato al coffee shop, che lo rimetterà a disposizione di un’altra persona. Così il volume potrà viaggiare di casa in casa, diventando una raccolta di momenti creativi personali ma allo stesso tempo collaborativi.
Come sottolineato da Camila, questo progetto offre una modalità alternativa di connessione ai tempi del Coronavirus. “A differenza di un album da disegno vuoto con pagine bianche – ha specificato Camila – ai partecipanti viene presentato un assortimento di tonalità, toni e trame che possono determinare il modo in cui utilizzano lo spazio. Con le penne e le carte fornite in vari colori caldi e freddi, il partecipante può sperimentare diverse combinazioni ed è libero di sottrarre e aggiungere contenuti. Mentre il libro viaggia tra le persone che raccolgono contributi, si può anche trovare ispirazione in ciò che ha realizzato un altro soggetto”. Ogni libro completato sarà quindi una sorta di registrazione visiva e materiale di un’esperienza collettiva e creativa. “In un momento in cui molti di noi sono alla ricerca di nuovi modi per trascorrere il tempo a casa – ha aggiunto – il Travelling Colour Book Project incoraggia le persone di tutte le età e background a interagire con il colore e la carta in modo creativo. Il colore pervade la nostra vita quotidiana e influenza più decisioni di quanto possiamo immaginare. Durante questi tempi di incertezza e solitudine, i libri a colori itineranti chiedono alle persone di rallentare, vedere, toccare, esplorare, immaginare e lasciare il segno su questi oggetti d’arte co-creati”.
Dopo essere stata distribuita e completata, la raccolta di libri a colori itineranti sarà fotografata per realizzare un fotolibro stampato, che poi tornerà al coffee shop illy di Londra. Travelling Colour Book Project, infatti, è valso a Camila il Production Prize di illycaffè, partner del programma 2020 di UNIDEE residency programs, che gli consentirà di realizzarlo proprio a partire da un coffe shop nella capitale inglese. L’abbiamo quindi intervistata per mettere in luce la sua residenza a Cittadellarte e i dettagli del suo progetto.
Cosa ti ha lasciato la settimana da residente a livello artistico e personale?
La parte personale e artistica erano interconnesse. La settimana si è rivelata una bellissima opportunità per discutere e approfondire temi artistici con gli altri partecipanti. Hanno avuto un ruolo fondamentale le continue conversazioni con Juan, Andy e Clara e, in quest’ottica, mi ha colpita e incuriosita pensare al ruolo dell’arte e dell’artista nella società di oggi e del futuro in diversi contesti. Trascorrere questa residenza a Biella, negli spazi della Fondazione Pistoletto, è stato motivo d’ispirazione anche per il mio contesto professionale.
Sei una gallerista e insegni arte. Come la tua esperienza a Cittadellarte può arricchire il tuo lavoro da docente e il tuo approccio creativo?
Ho constatato che è possibile collegare tanti diversi temi della vita quotidiana all’arte. Era interessante notare come chi lavorava a Cittadellarte fosse impegnato su più ambiti. In quest’ottica, ho compreso che questa considerazione vale anche per il mio contesto professionale, in cui alcuni temi, anche se all’apparenza separati tra loro, possono collegarsi armoniosamente.
Hai preso parte alle seconda settimana delle residenze UNIDEE sempre in presenza. Quali contaminazioni artistiche hai avuto da mentori e compagni?
È stata di grande rilievo, a mio avviso, l’eterogeneità e l’internazionalità del nostro gruppo. Questo ha permesso di conoscere, in un unico luogo, culture diverse scambiandosi punti di vista su arte e società da differenti prospettive. Tutti i partecipanti, inoltre, avevano esperienze nei campi dell’arte e della curatela ed è stato interessante paragonare e analizzare il rapporto tra artista e curatore.
In relazione al Covid-19, ti sei detta preoccupata per la dipendenza tecnologica e l’isolamento alimentati dalla pandemia. Come trovare un equilibrio tra natura e artificio – in riferimento al Terzo Paradiso – ai tempi del Coronavirus?
Credo che sia importante considerare i due punti di vista, senza abusare di uno nello specifico, sapendo apprezzare nella quotidianità ogni strumento che connette virtuosamente tecnologia e natura. Ci siamo soffermati su questo dualismo anche durante la residenza e ci siamo confrontati sull’impatto che la pandemia ha avuto nella quotidianità. La tecnologia, ad esempio, ha permesso con strumenti come Zoom di collaborare nonostante le distanze, proprio come ha dimostrato il modulo che si è articolato sia online sia in presenza. Fare troppo affidamento sulla comunicazione digitale, però, ci porta a trascurare le nostre più umane esigenze di coinvolgimento sia a livello sociale che tattile.
Con il tuo Travelling Colour Book Project hai mostrato un esempio delle potenzialità che può avere la creatività durante questa emergenza sanitaria. L’arte può essere componente chiave di una rinascita sociale post pandemia?
Credo che sia stata sempre importante e continuerà a esserlo, perché qualsiasi forma di arte dà la possibilità di esprimersi e riflettere. Infatti, l’arte visiva o tutto ciò che si crea con le mani, come scrivere o disegnare, porta a innestare riflessioni utili a livello personale e creativo. I libri del progetto, inoltre, hanno una struttura a fisarmonica: quando si aprono completamente hanno una lunghezza di 2 metri, che rappresentano simbolicamente e fisicamente la distanza per rispettare le norme del contenimento del contagio.
Quale obiettivo ti poni con il tuo progetto? Perché hai scelto il colore come elemento chiave della sua strutturazione e identità?
Spero che si riveli un’opportunità di condividere riflessioni e commenti, senza limiti, come se fosse un diario di tante persone. L’obiettivo è coinvolgere le persone a collaborare in modo artistico e a usare le mani per esprimersi liberamente. La parte cromatica è importante: siamo circondati dai colori e ognuno ha il suo preferito. Anche molte scelte che facciamo sono influenzate dal colore. L’ho scelto come tema perché è semplice, ma allo stesso tempo astratto e accessibile a tutti. Come puoi descrivere un colore? Quest’ultimo, inoltre, sarà determinante nell’approccio creativo influenzando i contributi, così come credo farà il materiale delle pagine dei volumi.
Che valore ha per te aver ricevuto il Production Prize di illycaffè?
Ora ho cinque mesi per completare l’iniziativa, non vedo l’ora. Sono davvero grata a illycaffè e UNIDEE. Grazie al premio potrò mettere in pratica il mio progetto, per è me è un’opportunità fantastica.