Tra il giardino officinale del Terzo Paradiso e il parcheggio interno di Cittadellarte, il mercatino Let Eat Bi accoglie mensilmente il banchetto di Food for Life APS Italia. L’associazione, fondata a Torino nel 2016 da Prabhu Das (Pietro Giarola), insegnante di yoga nella tradizione della Bhakti, è attiva per scopi umanitari rivolti alla crescita interiore e all’importanza del cibo sostenibile. Rispetto alle altre associazioni italiane del settore, Food for Life APS Italia offre ai più bisognosi pasti caldi vegani principalmente realizzati con prodotti provenienti dal territorio. Come riportato dal sito di questa realtà, oltre al gusto autentico, reso possibile grazie a una agricoltura sostenibile, priva di prodotti chimici, il cibo implica un’attenzione speciale nella scelta degli ingredienti, consapevolmente selezionato in base alle norme specifiche di pulizia negli ambienti e nelle fasi di preparazione. Pertanto, l’alimentazione abbraccia una dieta sana, equilibrata, priva del consumo di carne, sostituita da altre proteine e legumi. In un’intervista rilasciata ai nostri microfoni Matteo Rebuffa, responsabile della sezione Biella e Vercelli, racconta la sua esperienza all’interno del progetto di condivisione.
Quali sono gli aspetti più interessanti del suo lavoro?
L’aspetto che reputo più significativo del mio impegno penso sia la creazione di una rete fitta e resistente con gli altri volontari volta all’impegno in cucina e nella distribuzione ai più bisognosi. A Biella, ad esempio, siamo attivi all’interno del dormitorio Centro di Accoglienza ‘Ernesto Borri’ (Vicolo del Ricovero 3). Prepariamo e proponiamo i pasti sia per chi passa la notte nel centro, ma anche per chi non possiede nulla, se non una coperta o un cartone. Un altro aspetto rilevante è il contatto con gli ospiti delle strutture. Con un semplice sguardo e un sorriso, ci ringraziano senza alcuna parola. Tutto ciò ha un valore aggiunto.
Come è entrato in contatto con Cittadellarte?
Grazie all’interessamento ed al coinvolgimento di Armona Pistoletto, presidente di Let Eat Bi. Per l’intera comunità di Food for Life APS Italia è stata una grande opportunità.
Quali sono i valori del progetto Food for Life APS Italia?
Sicuramente il punto di partenza è racchiuso nella parola ahiṃsā (termine sanscrito traducibile in italiano come “non violenza”). È un concetto che si lega perfettamente al tema food: i piatti che distribuiamo alle persone bisognose sono realizzati senza che ci sia stato alcun tipo di sofferenza inflitta ad animali. Un altro valore è la collaborazione. Un esempio concreto è quella avviata con l’azienda locale Cascina Angiolina. Che ci hanno donato dell’ottimo riso biologico a Km 0.
Come è stata accolta la vostra iniziativa?
I piatti proposti, inizialmente, non venivano da tutti accettati. Purtroppo vige ancora l’idea che senza carne non si possa mangiare. Questo è un concetto senza dubbio discutibile. Molti alimenti, se perfettamente integrati in una dieta sana ed equilibrata, sostituiscono le proteine della carne, mantenendo gli stessi valori nutrizionali. Con il tempo poi, anche i più scettici, hanno deciso di accogliere con interesse i nuovi piatti proposti. Bisogna, inoltre, tenere in conto che molte persone che si recano da noi per un pasto caldo sono di nazionalità straniera e molto spesso sono abituati a una cucina diversa da quella italiana. Con le nostre ricette cerchiamo di accontentare tutti, proponendo piatti variegati per lo più basati sulla cucina di tradizione indiana.
Che tipo di prodotti portate al mercatino?
Il mercoledì mattina offriamo principalmente prodotti dolciari. Tra questi il pubblico apprezza i biscotti vegani artigianali da noi stessi preparati e confezionati ed il laddu, un dolce indiano a base di farina di ceci. Oltre al cibo di qualità, proponiamo libri di cucina vegetariana ed alcuni testi legati alla filosofia vedica.
Tutto il cibo prodotto e distribuito dall’Associazione Food for Life APS Italia racchiude in sé tre principi fondamentali quali la creazione di un prodotto sano, con una storia sociale alle spalle e connesso con il territorio. Il trait d’union che lega la bellezza e la bontà dei prodotti con la volontà della donazione ai più bisognosi è certamente il legame indissolubile con le realtà locali, le quali, grazie ai loro sforzi e innumerevoli lavori, coltivano e distribuiscono prodotti lontani dall’agricoltura intensiva, nociva per l’ambiente e per l’uomo. Usando le parole di Matteo Rebuffa, “è indispensabile avere coscienza di ciò che mangiamo“.