“Una cosa di cui non si può fare a meno è credere”, questa è la frase di apertura dell’ultimo libro scritto da Michelangelo Pistoletto e presentato venerdì 13 settembre al Teatro civico di Cossato. Durante la serata il maestro ha avuto modo di sollevare diverse questioni riguardando i vari ambiti di ricerca con Luca Deias, Direttore del Journal Cittadellarte. Conclusi i consueti saluti istituzionali, a inaugurare la serata evento intitolata Viaggio nell’arte con Michelangelo Pistoletto. Arcipelago biellese all’avanguardia sono state le parole di Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, il quale ha ribadito, riallacciandosi al discorso del sindaco Enrico Moggio, l’importanza del concetto di arcipelago teorizzato dall’artista biellese: “Abbiamo pensato alla città di Biella come un grande arcipelago. Il futuro probabilmente non è di chiudersi all’interno di lussuose prigioni di cemento, ma è scoprire l’apertura della leggerezza di uno sguardo che può correre verso le montagne. C’è un potenziale che spiega la connessione tra gli opposti e la natura circostante”.
Successivamente Armona Pistoletto, presidente del progetto Let Eat Bi, insieme a Lorenzo Rovero, agricoltore locale, ha avviato con il pubblico un’interessante riflessione riguardante la provenienza e l’origine del cibo che ogni giorno scegliamo di mettere sulle nostre tavole. Come ribadito da Rovero: “Ogni produttore è custode del territorio. Cerchiamo di creare connessione tra noi esseri umani, tra noi produttori che siamo i primi ad avere il rapporto diretto con la natura”.
Successivamente, le studentesse e gli studenti del Liceo Cossatese e Valle Strona hanno introdotto la poetica di Michelangelo Pistoletto attraverso una performance artistica, all’interno della quale ogni giovane narrava con la propria voce alcune frasi tratte dal libro La formula della creazione presentato nel corso della serata, il tutto addolcito dalle note de L’attesa di Giorgio Gaber.
In seguito Luca Deias ha aperto le danze insieme al maestro Pistoletto narrando le dicotomie artistiche poste alla base del principio creativo presente in ogni sua opera. “Come un artista responsabile – spiega Michelangelo Pistoletto – voglio trovare un nuovo equilibrio tra due elementi quali l’Homo sapiens e l’Homo techno: voglio dare vita all’Homo Artisticus, il quale, recuperando la latitanza dalla natura, è capace di condurci nel Terzo Paradiso. Adesso, dunque, tocca a noi creare le nuove proporzioni”. Successivamente il fondatore di Cittadellarte ha coinvolto il pubblico all’interno di un’opera d’arte creata in quel preciso istante grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale. Il pubblico in sala, attraverso l’utilizzo di un codice appositamente generato per l’occasione, ha avuto accesso a uno schermo all’interno del quale è comparso la seguente domanda: “In cosa credi?“. Con questa semplice ma intuitiva mossa ogni singolo spettatore ha potuto inserire il proprio pensiero in totale e assoluta libertà. Il risultato è stato poi proiettato all’interno dello schermo situato sul palcoscenico: “amore, amicizia, Dio, giovani…”, sono stati i termini individuati con maggior frequenza dalle persone in sala.
Il viaggio è proseguito con alcune considerazioni avanzate dallo stesso Pistoletto riguardati ambiti di ricerca differenti come la tematica religiosa: “Io considero quest’ultima come un bisogno o meglio il bisogno umano in cui unirsi. È necessario mettere un segno, una bandiera, un qualcosa nel quale credere o comunque ritrovarsi. Da quella bandiera, per esempio, si creano tanti segni e punti nei quali si continua a credere. Credendo su ciò costruiamo la nostra realtà. Dobbiamo dunque ‘convenire’ tutti insieme, al fine ultimo di intenderci. Oltre la vita fisica esiste un’altra vita che va al di là. Esiste il meta ovvero l’oltre. L’arte ad esempio per me è una meta fisica, esiste il fisico e l’oltre fisico”. Il maestro ha poi proseguito con la descrizione dell’opera Luogo di Raccoglimento e di preghiera, realizzata nel 2000 per l’Istituto Oncologico Paoli-Calmettes di Marsiglia. “Quando mi proposero di realizzare un’opera per questo luogo, pensai di non consegnare dei miei quadri specchianti. Così creai fisicamente un luogo in cui inserire al suo interno quattro religioni tra le più praticate e uno spazio vuoto rivolto a chi non si identifica in nessuna delle altre. Realizzai dunque un fiore e dentro a ciascun petalo decisi di inserire un emblema delle varie religioni. Al centro di tutto misi un’opera del 1966 appartenente al gruppo Oggetti in meno. Ciò che possiamo fare è dunque tradurre il possibile in una manifestazione tangibile”.
Tra le varie tematiche affrontate durante la serata, il maestro ha ribadito e sottolineato più volte l’importa della sostenibilità, nel pieno rispetto delle risorse e degli habitat naturali, delle materie prime e del lavoro umano. “La sostenibilità – ha spiegato Pistoletto – porta alla creazione. Pertanto, non si può sempre parlare della medesima in termini di condizionale, ma al presente: non usiamo ‘bisognerebbe’ ma ‘bisogna’. Bisogna produrre idee: queste non sono immaginifiche, ma sono immaginazione e realtà. Questo è il fenomeno dinamico dell’arte. Occorre dunque saper sviluppare la propria immaginazione e la propria fantasia. Così facendo si rinnovano l’etica e l’estetica. Ci sono dei significati che dobbiamo mantenere. L’equilibrio che tiene insieme le persone lo si crea camminando e, pian piano, lo si riconquista. Il mondo dell’intelligenza artificiale supererà l’essere umano? Dipende da noi!”. Verso il termine della serata Deias e Pistoletto hanno sollevato riflessioni attorno alla poetica del Terzo Paradiso. Nello specifico hanno esaminato l’installazione situata nel 2010 presso il Bosco di San Francesco di Assisi.
“Avevo realizzato il simbolo come equilibrio tra natura e artificio. È un infinito talmente piccolo che non lascia spazio a nulla. Questo infinito è davanti a ogni momento che noi affrontiamo. Incrocio due volte la linea e quel punto si è dilatato, creando un cerchio centrale. Esiste al suo interno la vita! Questa è possibile grazie ai due cerchi esterni i quali creano qualcosa che prima non esisteva. Il centro è un ventre gravido della nostra società. Al centro c’è il grembo che produce la persona”.
Al termine della presentazione Michelangelo Pistoletto ha spronato i giovani del Liceo presenti a credere sempre nelle proprie risorse, cercando di portare a termine gli obiettivi senza mai perdere di vista l’aiuto e il rispetto verso gli altri.