Alla scoperta del mercatino Let Eat Bi: intervista doppia ad Armona Pistoletto e Francesca Castagnetti
Lunedì 13 gennaio ha preso il via su Eco di Biella la rubrica "Locale, naturale, stagionale by Let Eat Bi", che metterà in luce per tutto l'anno le produttrici e i produttori del mercatino, proponendo anche ricette e approfondimenti su temi ambientali e legati al mondo del cibo e dell'agricoltura. Riscopriamo l'episodio inaugurale del format: un'intervista doppia ad Armona Pistoletto, presidente di Let Eat Bi, e Francesca Castagnetti, responsabile di sviluppo di Let Eat Bi.

Sapete che a Biella esiste un mercatino di soli produttori locali? E siete a conoscenza di queste piccole realtà che propongono esclusivamente le proprie eccellenze territoriali e naturali? Il riferimento è al punto vendita dell’Ufficio Nutrimento di Cittadellarte, ossia il mercatino Let Eat Bi, aperto tutti i mercoledì dalle 10 alle 13 in via Serralunga 27, nel parcheggio interno della Fondazione Pistoletto. Le aziende agricole presenti sono sempre eterogenee: nei banchetti è possibile acquistare frutta, verdura, miele, uova, formaggi, unguenti, tisane, prodotti trasformati, pane, pasta, farine, legumi, biscotti e altre specialità all’insegna del benessere e della sostenibilità. Un appuntamento settimanale – che continua, nel tempo, a crescere sia come clientela sia come produttori – ormai diventato un momento fisso per tutti coloro che sono attenti alla qualità della propria alimentazione. La realtà, inoltre, celebra quest’anno celebra 10 anni di apertura: per omaggiare questa ricorrenza e scoprire tutti i protagonisti e le tematiche afferenti a Let Eat Bi, sulle pagine di Eco di Biella prende il via la rubrica Locale, naturale, stagionale. L’episodio zero del format è dedicato ad Armona Pistoletto, presidente, e Francesca Castagnetti, responsabile di sviluppo di Let Eat Bi.

Armona e Francesca, innanzitutto definiamo cos’è Let Eat Bi. Qual è l’obiettivo alla base di questa realtà?
Armona: Quando Let Eat Bi è nata, nel 2012, l’obiettivo alla base è stato mettere insieme quali erano le realtà che lavoravano con produzioni locali, naturali e stagionali, arrivando a una mappatura ci ha permesso di dare valore a chi era già presente nel territorio. A seguire abbiamo conosciuto e invitato a far parte del mercatino le aziende agricole individuate per poter mettere in luce le loro produzioni; in questo modo, potevano avvalersi e disporre di un luogo in più dove vendere i loro prodotti. Specifico che tutti i produttori entrati a far parte di Let Eat Bi hanno dovuto rispettare dei requisiti di trasparenza e sostenibilità.
Francesca: Vorremmo che Let Eat Bi fosse più che un punto vendita, in modo che assurga – come stato finora – a luogo di ritrovo, aggregazione, ma anche di condivisione dei saperi. Vorremmo puntare sui programmi di formazione attraverso l’Accademia Verde, che è una delle declinazioni di Let Eat Bi impegnata nella divulgazione. Già abbiamo cominciato a muoverci in questo senso, non solo per la formazione degli adulti, ma anche delle scuole, dove abbiamo attivato laboratori che puntano a far comprendere l’importanza dell’agroecologia, ma anche a definire e spiegare il significato del motto ‘locale, naturale, stagionale’. Così anche i giovani possono realmente comprendere cosa si cela dietro al cibo che viene messo in tavola, promuovendo inoltre una relazione di cura tra loro, il nutrimento e la natura.

Arte e nutrimento, due mondi all’apparenza non così vicini. Che cosa intreccia e connette la creatività di Cittadellarte col cibo sostenibile di Let Eat Bi?
Armona – Il progetto di Let Eat Bi nasce dall’arte che sviluppa da sempre Cittadellarte, ossia una orientata a una trasformazione della società in senso responsabile. La creatività della Fondazione Pistoletto non riguarda meramente gli atti artistici estetici, ma è un’attivazione della comunità verso una responsabilità che, in questo caso, pone l’attenzione sul nutrimento e sull’agricoltura e che, a loro volta, sono alla base della salute umana e ambientale. Questo progetto nasce infatti dall’arte per poi entrare nella vita quotidiana.
Francesca – Ritengo che, a un certo livello, un agricoltore sia anche una sorta di artista, poiché deve riflettere e conoscere profondamente i materiali con cui lavora, fra terra e cicli naturali. Inoltre, un’agricoltura sostenibile è anche un atto politico, perché genera non solo bellezza e nutrimento, ma anche un benessere per la collettività (che Cittadellarte ricerca da sempre).

Focalizziamoci ora sul mercatino, in relazione al motto che lo contraddistingue, ossia locale, naturale, stagionale ‘prestato’ anche al nome della rubrica. Qual è il valore aggiunto delle eccellenze acquistabili settimanalmente?
Armona – I valori possono essere vari: acquistare direttamente dal produttore, che può raccontare e illustrare le peculiarità delle sue eccellenze; trovare prodotti che nella grande distribuzione non si trovano; riscoprire la biodiversità grazie alla produzioni agricole locali. A questo proposito, cito per esempio le erbe spontanee, un toccasana di grande valore complesso da reperire; al mercatino invece, nel periodo giusto, sono disponibili in numerose varietà.
Francesca – Per me il valore aggiunto è la relazione, di fiducia, conoscenza e supporto – attraverso l’acquisto – con le varie produttrici e produttori. I prezzi del mercatino, inoltre, tentano in tutti i modi di rimanere accessibili e, simultaneamente, di dare il giusto valore all’immenso lavoro che sta dietro a quanto messo in vendita. Spesso frutta e verdura costano come al supermercato, o, a volte, anche meno, con una qualità e un’attenzione all’ambiente di gran lunga superiori.

Se doveste usare una singola parola chiave per descrivere il mercatino, a quale fareste riferimento?
Armona – Alla salute, perché la possiamo intendere sia sul piano individuale sia su quello ambientale.
Francesca – conviviale. Al mercatino infatti avviene l’incontro tra chi acquista e chi produce; il cibo è inoltre l’elemento per eccellenza che aggrega e unisce le persone.

In conclusione, offriamo uno sguardo al passato e immaginiamo il futuro: nel 2025 si celebrano i 10 anni di mercatino Let Eat Bi. In una dimensione introspettiva, quale consapevolezza ha contributo a generare questa ricorrenza?
ArmonaA livello locale e globale ci si sta rendendo conto dei disastri ambientali che l’uomo sta causando con le scelte personali. Le persone stanno diventando più consapevoli della necessità di stare attenti a quello che mangiano. L’agricoltura può essere un grande danno o la soluzione per il nostro pianeta: noi dobbiamo e possiamo essere parte della soluzione anche a partire dal cibo e, per fortuna, attualmente c’è molta attenzione su quello che ogni individuo può fare per attivare un cambiamento virtuoso.
Francesca – Il mercatino è stato uno dei primi nel Biellese e, negli ultimi anni, ne sono nati di nuovi. Questa tendenza dimostra quanto questo tipo di approccio sia importante e di valore e, allo stesso tempo, una risposta valida ad alcuni dei problemi legati ai sistemi alimentari con cui ci interfacciamo.