Le Nazioni Unite dichiarano il 2021 anno della frutta e verdura
L'iniziativa dell'ONU mira a innestare una sensibilizzazione sociale sull'importanza che una dieta ricca di ortaggi e frutta ricopre per il benessere dell'organismo umano. Per promuovere questo tema nell'arco del 2021, la FAO e l'OMS hanno reso noti due dossier: vi proponiamo quanto emerso dalle due ricerche.

Porre sotto i riflettori dell’opinione pubblica la rilevanza che frutta e verdura hanno per l’alimentazione umana, la sicurezza alimentare, la salute e per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile: è questo, in sintesi, uno degli obiettivi chiave di The International Year of Fruits and Vegetables 2021 (AIFV), dichiarata dall’assemblea generale dell’ONU. È stato il Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) Qu Dongyu a dare ufficialmente il via all’iniziativa il 15 dicembre 2020, che rientra nel contesto del decennio dedicato dalle Nazione Unite alla nutrizione (2016-2025) e a quello dell’agricoltura familiare (2019-2028); entrambe mirano a mettere in vetrina i piccoli produttori agricoli e a promuovere le reti di approvvigionamento di cibo sano. A questo proposito, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha delineato i punti chiave dell’iniziativa nel dossier Fruit and Vegetables – Your dietary essentials. The International Year of Fruits and Vegetables 2021 Background Paper: “La promozione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica – si legge in una nota di ASviSriguardo all’impatto positivo del consumo di frutta e verdura sulla salute delle persone, sul benessere economico, ambientale, sociale e sullo sviluppo sostenibile; la creazione e la diffusione del sapere, diffondendo prove di evidenza sugli effetti benefici del consumo di frutta e verdura sulla salute e sull’economia sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo; la promozione di politiche a favore delle buone pratiche alimentari antispreco nell’approvvigionamento alimentare (oltre il 50% della frutta e della verdura prodotta nei Paesi in via di sviluppo, infatti, si perde tra raccolto e consumo), insieme a partenariati, cooperazione, approcci olistici e integrati per il raggiungimento degli SDGs; lo sviluppo di capacità e conoscenze, per sostenere politiche di formazione nelle scuole (come la refezione scolastica, gli orti urbani e periurbani, l’alfabetizzazione alimentare, le politiche antispreco) e nei contesti produttivi, favorendo soprattutto giovani e donne”.

Come specificato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, The International Year of Fruits and Vegetables 2021 mira quindi alla sostenibilità ambientale e alimentare, tramite un processo che può articolarsi attraverso la diffusione di buone azioni nutrizionali. Un esempio? La riduzione degli sprechi alimentari, pratica tesa a favorire un uso responsabile della terra e dell’acqua “con impatti positivi sui cambiamenti climatici e mezzi di sussistenza”. Quasi retorico sottolineare, inoltre, l’importanza che frutta e verdura hanno per il benessere del nostro organismo e per contrastare malattie e patologie di diverso tipo. Il 2021, in quest’ottica, risulta ancora più significativo: un’alimentazione sana basata in gran parte su frutta e verdura (sono suggeriti 400 grammi al giorno per avere effetti benefici) soprattutto in tempo di pandemia è il primo passo per rinforzare le difese immunitarie. Se si prediligono gli ortaggi a km 0, stagionali e naturali, la nostra salute non sarà la sola a beneficiarne, ma si favorirebbe l’economia locale dei produttori del territorio.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noto un dossier nel contesto dell’Anno della frutta e verdura: Public Food Procurement and Service Policies for a Healthy Diet, incentrato sull’approvvigionamento di cibo sano all’interno dei servizi pubblici. Il documento, nello specifico, propone un piano d’azione per lo sviluppo, l’attuazione e la valutazione di politiche e servizi alimentari pubblici per rifornire ospedali, mense scolastiche, istituzioni pubbliche e strutture correttive. “I luoghi pubblici – viene specificato nel dossier riportato da ASviS – possono svolgere un ruolo chiave nel garantire alle persone cibo sano, soprattutto alle fasce di popolazione più vulnerabili seguendo alcune linee guida generali, tra cui limitare il consumo di sale e garantire che sia iodato; limitare l’assunzione di zuccheri liberi; spostare il consumo dai grassi saturi ai grassi insaturi; eliminare i grassi trans prodotti industrialmente; aumentare il consumo di cereali integrali, frutta e verdura e garantire acqua potabile e sicura. L’impegno per trasformare il modo in cui si produce e si consuma il cibo avrà effetti positivi sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e, in particolare, aiuterà a porre fine alla malnutrizione (SDG 2), promuovere la salute e il benessere (SDG 3) e diffondere pratiche di appalti pubblici sostenibili (SDG 12) entro il 2030”.