Il pianeta sta soffocando: andati perduti 43 milioni di ettari boschivi tra il 2004 e il 2017
Il WWF ha reso noto uno studio sulla deforestazione globale, approfondendone la crescita negli ultimi anni e analizzandone le criticità. Le cause di questa emergenza sono ricondurre, ancora un volta, all'essere umano, che porta avanti pratiche insostenibili come l'agricoltura intensiva o il sovrasfruttamento degli ecosistemi, danneggiando l'ambiente in una dimensione locale e globale.

L’Antropocene – considerata l’attuale epoca geologica attuale in cui l’essere umano con le sue attività sta portando modifiche territoriali, strutturali e climatiche incidendo su processi geologici – non smette di mostrare i suoi effetti, con la mano dell’uomo che continua a nuocere alla salute del nostro pianeta. Le foreste, considerate i polmoni verdi della Terra, sono infatti sempre più a rischio: a rivelarlo è un nuovo studio del WWF, pubblicato il 13 gennaio scorso. La ricerca, intitolata Deforestation Front – drivers and responses in a changing world (Fronti di deforestazione – cause e risposte in un mondo che cambia), pone sotto i riflettori l’emergenza ambientale e offre una serie di statistiche significative degli ultimi anni. Uno dei dati più preoccupanti? Tra il 2004 e il 2017, nel mondo, sono scomparsi circa 43 milioni di ettari boschivi ed è stato stimato che il 45% delle foreste è a rischio per via delle attività umane. Un altro fattore allarmante riguarda le aree maggiormente in pericolo, che sono spesso quelle con una elevata biodiversità e con comunità territoriali vulnerabili.

Uno dei motivi alla base dell’allarme ambientale è l’agricoltura, soprattutto quella intensiva, che continua a essere la prima causa di deforestazione, in quanto attività solitamente collegata alla costruzione di nuove reti stradali, necessarie per soddisfare la crescente richieste di merci relativa al mercato interno e internazionale. “Altri problemi – ha spiegato l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile in una nota sono poi dati dal sovrasfruttamento degli ecosistemi per via delle attività minerarie, dall’aumento degli insediamenti che l’uomo costruisce nei pressi dei territori forestali e dall’accaparramento di terreni di proprietà pubblica, anche a causa di una governance nazionale debole”.

L’ASviS, riportando lo studio del WWF, ha sottolineato che circa 8mila anni fa la metà della superfice terrestre era completamente coperta da foreste, ma da quando l’uomo ha cominciato a prendere possesso degli ecosistemi naturali le zone green si sono ridotte del 30%. Uno dei casi più critici è quello del Cerrado brasiliano, “dove vivono il 5% delle specie animali e vegetali del Pianeta e dove i terreni vengono rapidamente ‘spogliati’ per attività agricole invasive, quali l’allevamento di bestiame e la produzione di soia. Secondo gli ultimi dati, la zona ha perso il 32,8% di bosco tra il 2004 e il 2017”. Il rapporto di Deforestation Front – drivers and responses in a changing world ha anche messo in luce i paesi in condizioni più critiche sulla scomparsa delle aree boschive: tra il 2008 e il 2018 due terzi delle deforestazione globale si è verificata nelle zone tropicali e sub-tropicali del nostro pianeta. I territori più a rischio, infine, risultano quelli dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa, che insieme possiedono 377 milioni di ettari di superficie forestale.


Per visionare lo studio completo del WWF cliccare qui.
Foto di copertina di S. Hermann & F. Richter da Pixabay.