Viaggiando verso “Arte al Centro” – Flavia La Rocca
Una delle stanze delle Terme Culturali sarà "Habitus-Abito-Abitare": la fashion designer Flavia La Rocca presenta ai nostri microfoni la novità che la vede protagonista con l'Ufficio Moda di Cittadellarte. Scopriamo tutti i dettagli.

Una stanza dove ‘abitare nuovi abiti’, in cui vestire creazioni di moda sempre diverse, in cui essere attori di un cambiamento di abitudini: questa è, in sintesi, Habitus-Abito-Abitare, una delle novità che caratterizzano le Terme Culturali presentate domenica 13 ottobre in occasione di Arte al Centro di una trasformazione sociale responsabile. Nel dietro le quinte figurano Fashion B.E.S.T. e Flavia La Rocca, la fashion designer vincitrice del Green Carpet Talent Competition 2019. “L’acqua – spiega Ruggero Poi dell’Ufficio Ambienti d’Apprendimento di Cittadellarte in relazione ad Habitus-Abito-Abitareche cura e che muove i telai e le fabbriche è la stessa. L’acqua aziona energie sotto diverse forme. In questo senso si può affermare che il benessere passa attraverso l’acqua, se includiamo nel benessere anche quello economico che il biellese ha costruito con l’industria tessile che da sempre usa l’acqua per le sue produzioni di eccellenza. Per entrare alle terme è necessario sospendere il proprio ruolo sociale, svestire i proprio panni. Così anche per le Terme Culturali”. La modularità, a questo proposito, è una delle chiavi del progetto: Flavia La Rocca ha lavorato su capi unisex e, seguendo il dna del suo brand, ha realizzato moduli intercambiabili indossabili indistintamente da uomini e donne.

La fashion designer ha rielaborato gli abiti da lavoro (ad esempio tute o grembiuli) partendo dall’idea che ogni visitatore, nel percorso delle Terme Culturali, si concentrerà su di sè e sulla propria persona: “Si potranno scegliere – spiega Flavia – i moduli separatamente e abbinarli a proprio piacimento. Lasciamo quindi libera interpetazione a coloro che si approcciano a questo nuovo modo di vestirsi”. Da evidenziare, ancora una volta, il legame con le aziende tessili del territorio: “Tutti i moduli – continua la fashion designer – sono stati realizzati con i tessuti di scarto del Lanificio F.lli Cerruti, un’azienda storica del biellese che ci ha dato la possibilità di entrare nei suoi magazzini e dare una seconda vita a dei tessuti che erano lì da tempo. La sostenibilità in questo progetto non è solo nel concetto (producendo meno capi e avendo più combinazioni abbiamo un impatto ambientale minore), ma anche nella realizzazione, perché non si producono nuove cose per creare altri abiti, ma si utilizza qualcosa che già c’era”.