I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’arte contemporanea: il 16 aprile è stata inaugurata The Golden Way – La via dell’oro, mostra curata da Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi che la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia ospiterà fino al prossimo 16 giugno. L’iniziativa presenta opere di Duccio di Boninsegna, di Gentile da Fabriano, del Maestro della Madonna di Perugia, di Giovanni Baronzio, di Cataluccio da Todi e di Bartolomeo Caporali accanto ad artisti quali Alberto Burri, Gino De Dominicis, Lucio Fontana, Marisa Merz, Michelangelo Pistoletto e Carol Rama. Il risultato di questa connessione artistica è un percorso unico attraverso sei dialoghi tra antico e moderno che, in nome dell’uso dell’oro, vedono affiancati lavori i quali per assonanze tecniche, estetiche e concettuali propongono nuovi confronti, suggestioni e prospettive spalancando inediti orizzonti di interpretazione. Ogni accostamento, mediante approfondimenti basati su tipologie di manufatto, strumenti e metodi di lavorazione nella loro continuità o discontinuità nel tempo o sui significati simbolici di un materiale che ha segnato millenni di storia del pensiero in figura, indagherà il senso recondito di uno dei linguaggi più misteriosi e profondi dell’arte: “La presenza dell’oro in un’opera d’arte – si legge nell’apposita nota stampa – non è mai una pura soluzione formale, ma appartiene a una sfera più̀ complessa che inevitabilmente rimanda alla figurazione sacra, al fondo oro dell’icona, a uno spazio trascendente. Una scelta che, al di là di ogni effetto decorativo, dopo il suo esordio in epoca medioevale torna con diverso segno, ma identica intensità̀, anche nelle opere di artisti a noi contemporanei, ben consapevoli della eterna potenza simbolica di questa eccezionale materia”. Nel proporre questo incontro che supera le distanze di spazio e tempo, la mostra vuole restituire alla lettura delle opere contemporanee quella forza che giunge dalla tradizione e dalla memoria e allo stesso tempo invita a rileggere nei capolavori che ci arrivano dal XIV e XV secolo la loro perenne attualità che ha permesso all’arte, sia passata sia presente, di porsi sul confine tra il visibile dell’immagine e l’invisibile della sua potenza di simbolo.
Sacerdote di Michelangelo Pistoletto.
È in questo contesto che l’assoluto del fondo oro nella Madonna col Bambino di Duccio di Boninsegna (parte centrale di un polittico per l’altare maggiore della chiesa di San Domenico a Perugia) si avvicina alla dimensione cosmica del Concetto Spaziale di Lucio Fontana o la Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, con i suoi evanescenti angeli graffiti direttamente su una lamina metallica piegata a sorprendenti effetti di chiaroscuro, e rivela accanto al Sacerdote, opera giovanile di Michelangelo Pistoletto datata 1957, come l’uso dello specchio del maestro dell’Arte Povera nasca proprio dalla visione e dalle riflessioni dell’artista sulla potenza visiva nonché spirituale dell’oro e della sua proprietà di riflettere la luce nella tradizione medievale. All’interno del Reliquiario dorato di Santa Giuliana, realizzato da Cataluccio da Todi nel XIV secolo, troverà inoltre dimora una scultura di Marisa Merz, evocando e rinnovando così la presenza dell’effigie della Santa realizzata in rame dipinto, oggi conservata al Metropolitan Museum of Art di New York.
La mostra veneziana, allestita al secondo piano della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, in concomitanza con la 60° Esposizione internazionale d’Arte di Venezia, è l’anteprima di un progetto che si concluderà a Perugia dal 5 ottobre 2024 al 19 gennaio 2025 presso la Galleria Nazionale dell’Umbria, con l’esposizione di ulteriori lavori, che consentiranno di ampliare l’indagine anche nella formula di installazioni e nelle declinazioni che l’uso dell’oro ha assunto nella ricerca di artisti non solo italiani. “Venezia e la cosiddetta ‘Sala blu’ della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, che conserva il nucleo di opere a fondo oro e una piccola sezione di dipinti di scuola umbra e toscana facenti parte del lascito del barone Franchetti, si confermano – viene concluso nella presentazione – sede ideale per questi luminosi incontri. Oltre ai rimandi che scaturiscono immediatamente pensando alla storia della città, con i suoi preziosi mosaici, gli eleganti palazzi profilati in oro e la luce calda che la contraddistingue, lo stesso nome del palazzo che ospita l’esposizione veneziana evoca una suggestiva connessione con il progetto”.
La mostra della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro – proposta grazie alla sinergia tra i Musei Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei Umbria e la Direzione regionale Musei Veneto – è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00.