Era il 1993 quando per la prima volta in Russia si ebbe l’idea di inviare nello spazio un satellite che riflettesse la luce solare, in modo da illuminare la Terra durante le ore notturne. Znamya, il primo esperimento para-lunare, trasmise un punto luminoso di circa 5 km di diametro sul nostro pianeta, prima di disintegrarsi durante il suo rientro nella biosfera. Pochi anni più tardi, si cercò di replicare il progetto aumentandone le dimensioni, ma alla fine l’editor della BBC annunciò che l’idea di circondare la Terra con specchi spaziali riflettenti era impossibile.
In questo ultimo mese, però, è comparsa un’insolita notizia sul ‘People’s Daily’, quotidiano ufficiale del governo di Pechino: sembra che il ‘Chengdu Aerospace Science Institute Microelectronics System Research Institute Co, Ltd’ voglia lanciare nello spazio un satellite di illuminazione artificiale entro il 2020.
Di questo si è discusso, infatti, lo scorso 10 ottobre in una conferenza sull’innovazione e l’imprenditorialità, dove il presidente dell’istituto aerospaziale privato di Chengdu, Wu Chunfeng, ha spiegato il progetto, rivelando soltanto poche informazioni.
L’idea consiste nel voler mettere in orbita una ‘Luna artificiale’, che rifletta la luce del Sole sulla Terra in quantità tale da poter sostituire i lampioni durante la notte. La copertura luminosa, al momento, sarà pensata per una superficie terrestre ridotta, compresa tra i 10 e gli 80 km, fornendo luce soltanto per la città di Chengdu, in Cina.
Qual è, però, il motivo di tutto questo? Secondo gli scienziati dell’organizzazione sarebbe un metodo efficace per risparmiare sulla corrente elettrica. Illuminare artificialmente un’area di 50 km farà risparmiare circa 1,2 miliardi di yuan (173 milioni di dollari) all’anno in elettricità.
Stiamo parlando, quindi, di un metodo per ridurre sia alcune spese annue sia l’inquinamento di produzione energetica, ma questa spiegazione non sembra essere sufficiente per supportare un progetto che solleva non poche preoccupazioni.
Certo, pensare di avere una seconda Luna nel cielo ha qualcosa di fantascientifico e, in un primo momento, potrebbe destare meraviglia e curiosità. Ma l’impatto sulle nostre vite e sull’ambiente quale sarebbe? Dovremmo, infatti, soffermarci a riflettere sui problemi reali che questa innovazione comporterebbe.
Prima di tutto, il satellite, per riuscire ad illuminare la sola città di Chengdu, dovrebbe essere in orbita geostazionaria, ovvero dovrà trovarsi perennemente a circa 37mila km dalla Terra. A quella distanza sarà molto difficile essere estremamente precisi e, inoltre, ci sarà bisogno di specchi molto grandi per riuscire a far arrivare i raggi fino alla superficie terrestre.
Un secondo problema sarà dato dal fatto che non esisterà più una vera e propria ‘ora di buio’. Il satellite, infatti, comporterà un’illuminazione continua per l’intera notte, interferendo nella routine biologica sia degli animali, sia dell’uomo. La ‘Luna artificiale’ avrà una luminosità otto volte superiore a quella della Luna reale, così da riuscire a sostituire i lampioni lungo le strade.
In realtà, il direttore dell’Harbin Institute of Technology Kang Weimin ha dichiarato che non ci sarà mai una vera e propria luce ‘piena’; non si vuole ricreare un eterno giorno, ma piuttosto un bagliore, molto simile all’ora crepuscolare, che non comporterà alcun fastidio. A questo punto, un’ulteriore domanda sarebbe: se il chiarore sarà così debole, ma allo stesso tempo più intenso del riflesso lunare, che senso avrebbe questa innovazione?
La domanda rimane ancora senza risposta. Da qui, infatti, nasce un terzo problema: la ‘Luna artificiale’ aumenterebbe la luminosità notturna di una città e di un paese che ha già alti tassi di inquinamento luminoso. La situazione, quindi, peggiorerebbe invece di migliorare.
Da tutti i problemi, sollevati fin ora, sorge un’ultima riflessione. I pro del progetto sembrano essere molto esigui; si sta promuovendo un’idea che non porterà cambiamenti positivi e significativi, per il semplice gusto di innovare e mostrare la propria superiorità in termini di tecnologia avanzata.
Vale davvero la pena pagare con la nostra salute e con quella dell’ambiente il risparmio di elettricità?