In un’epoca in cui siamo perennemente connessi ad internet con almeno uno dei dispositivi mobili, pensare di poter navigare ad una velocità di 20 gigabit al secondo (in download) sembrerebbe un traguardo.
Certamente, il settore delle nuove tecnologie è in continua crescita ed espansione, fornendoci nuovi metodi di apprendimento e relazione sociale da poter applicare nella vita di tutti giorni, dal lavoro al tempo libero. Una connessione ultraveloce comporterebbe innovazione, dinamicità e unione, ma non bisogna tralasciare anche i diversi aspetti negativi.
Lo scorso 7 settembre l’azienda aerospaziale SpaceX ha avviato il progetto di lanciare nello spazio alcuni satelliti per riuscire ad avere, molto presto, una copertura della rete globale ad altissima velocità (5G), offrendo servizi di comunicazione a banda larga.
Il piano Elon Musk, quindi, prevede l’utilizzo di alcuni razzi capaci di rilasciare ben cento satelliti alla volta, contando 120 lanci totali.
Quali sono le conseguenze di così tanti corpi spaziali in orbita? Prima di tutto i numerosi propulsori utilizzati per il lancio di questi satelliti sono alimentati con dei gas di scarico altamente inquinanti, che potrebbero causare cambiamenti nello strato di ozono protettivo della terra, ad oggi in esaurimento. Se si andasse a dissolvere quella parte di atmosfera, per noi vitale, ci sarebbero dei danni senza precedenti; alcuni scienziati parlano, addirittura, di futura catastrofe ecologica ambientale a causa dei numerosi cambiamenti climatici innescati dalle frequenze 5G.
A rischio non è soltanto la salute della Terra, ma anche la nostra. È noto, infatti, che queste tipologie di apparecchi wireless diffondono milioni di microonde.
Si tratta di inquinamento elettromagnetico che metterebbe in pericolo la salute pubblica: per garantire la velocità del 5G le antenne di trasmissione dovranno essere raddoppiate e poste sia sui tetti delle abitazioni, sia sui vecchi pali della luce riconvertiti.
L’International Telecommunication Union (ITU) ha pubblicato delle linee guida dove ricorda che aderire a questa innovazione in campo tecnologico significa garantire infrastrutture idonee a fornire una copertura ad un milione di dispositivi connessi contemporaneamente; questo vorrebbe dire avere dei trasmettitori di frequenze ad una distanza ravvicinata, con un’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche continua e molto forte.
Medici e scienziati di tutto il mondo hanno iniziato a studiare la questione per fornire ricerche dettagliate sulle conseguenze connesse a questo tipo di esposizione. L’Istituto Ramazzini di Bologna, ad esempio, già lo scorso marzo aveva pubblicato sulla rivista “Ramazzini news” una prima fase degli studi da loro condotti riguardo l’aumento di patologie cancerogene a causa delle continue emissioni.
Oltre ad incrementare il rischio di tumori, le microonde potrebbero avere effetti nocivi per l’organismo umano anche dal punto di vista neurologico e fisiologico (ad esempio, danni comportamentali, allo sviluppo, alla fertilità).
Gli avvertimenti mossi dagli studiosi non sembrano fermare le compagnie mobili tanto che, la scorsa settimana a Huston, la Verizon Wireless, la più grande società di telecomunicazione americana, ha inaugurato la prima casa con connessione ultraveloce. L’azienda ha dichiarato di riuscire a garantire il 5G con un servizio che avrà un costo di 50 dollari mensili per chi è cliente e 70 per chi appartiene ad altri operatori.
In Italia si è ancora fermi alla sperimentazione, ma l’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) si sta battendo duramente per essere ascoltata.
“Con le “sperimentazioni” – dichiara Agostino Di Ciaula, presidente Comitato Scientifico ISDE Italia, nel comunicato stampa – inizialmente 4 milioni di italiani saranno esposti a campi elettromagnetici ad alta frequenza, con densità espositive e frequenze sino ad ora inesplorate su così ampia scala. Dopo settembre l’operazione avrà respiro nazionale. Sottovalutare o ignorare il valore delle evidenze scientifiche disponibili non appare eticamente accettabile”.
A tale proposito, ben 170 scienziati, medici e organizzazioni ambientaliste stanno sostenendo una campagna dove chiedono all’ONU, all’OMS e alle organizzazioni dell’UE di bloccare momentaneamente l’istallazione delle antenne per la trasmissione del segnale e la sperimentazione del 5G. Finché non ci sono prove chiare e verificate dell’effettiva innocuità di questa innovazione tecnologica sarebbe opportuno non esporre la popolazione a ipotetici pericoli.
L’evoluzione tecnologica e sociale è una costante fissa nella storia dell’umanità e, di certo, non si potrà fermare, ma fino a che punto si spingerà?
Una volta che arriveranno il 5G, la realtà virtuale e la guida autonoma, gli scienziati continueranno a pensare come innovare il campo delle infrastrutture e della comunicazione per cercare di rendere la vita delle persone più semplice e veloce, eppure la domanda sorge spontanea: a che prezzo?