“1950-1970 La grande arte italiana”: in mostra ai Musei Reali di Torino anche due quadri specchianti di Pistoletto
L'esposizione, inaugurata il 19 ottobre 2024 e visitabile fino al 5 marzo 2025 nelle Sale Chiablese, propone 79 opere provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra, da Lucio Fontana ad Alberto Burri, da Mario Schifano a Emilio Isgrò fino a Michelangelo Pistoletto. Il fondatore di Cittadellarte è tra i protagonisti dell'iniziativa con due specchianti: "I visitatori" e "Un giovanotto (La smorfia)".

Sabato scorso, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, ha preso il via un’inedita mostra dedicata ai lavori realizzati tra gli anni ’50 e ’70 dei più iconici creativi della nostra penisola del secondo dopoguerra: il riferimento è a 1950-1970 La grande arte italiana, curata dalla direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini e dallo studioso Luca Massimo Barbero. Le 79 opere presenti provengono dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e sono riunite insieme per la prima volta fuori dal museo di appartenenza. Sarà “un’occasione straordinaria – sottolineano gli organizzatori – per dare vita a un progetto critico ed espositivo dal forte rigore scientifico e presentare a un ampio pubblico le testimonianze artistiche di una stagione irripetibile”. Prodotta da Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, è stata voluta e resa possibile da Mario Turetta, Capo Dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino. La mostra, oltre a sottolineare il trentennale rapporto che la soprintendente Palma Bucarelli ebbe con un gruppo eccezionale di artisti, mette in risalto la ricchezza delle collezioni del museo romano ed esalta i 21 artisti più rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama dell’arte moderna italiana. L’esposizione, suddivisa in dodici sale, si sviluppa in un percorso che propone confronti e dialoghi intercorsi negli anni del secondo dopoguerra tra gli artisti italiani più importanti, divenuti riferimento nel panorama artistico internazionale. “Le opere testimoniano, pur nelle talvolta diametralmente opposte modalità espressive, la vivace temperie culturale italiana – viene specificato nell’apposita nota stampa – maturatasi tra gli anni Cinquanta e Settanta, divisa tra le ancora laceranti ferite della guerra e l’entusiasmo necessario alla ‘ricostruzione’, a cui paratatticamente rispose l’arte contemporanea (…). Il percorso di questa mostra vuole consegnare al pubblico di oggi coloro che furono i nuovi maestri dell’arte moderna e contemporanea italiana, internazionalmente riconosciuti e capaci, attraverso la loro opera, di segnare profondamente il XX secolo”.


Crediti immagine: Musei Reali.

La mostra
La mostra si apre con due lavori simbolici, uno di Ettore Colla Rilievo con bulloni del ‘58/’59 e un altro di Pino Pascali L’arco di Ulisse del ’68; prosegue con una sala di capolavori di Capogrossi, tra cui una monumentale Superficie del 1963. Nella sala successiva viene indagato il tema della materia, elemento di ricerca fondamentale degli anni ’50, mettendo in dialogo due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana, tra cui uno del 1949, con lo straordinario Gobbo del ‘50 di Alberto Burri, rari lavori di Ettore Colla, opere germinali di Mimmo Rotella e la ricerca astratta di Bice Lazzari. Due sale mettono poi a confronto due maestri dell’astrazione: Afro e Piero Dorazio, maestri che nel secondo dopoguerra contribuirono al successo dell’arte italiana negli Stati Uniti. Il cardine della mostra, come dichiara il co-curatore Barbero, si ha nel confronto tra due maestri: Lucio Fontana e Alberto Burri, con 11 emblematiche opere che entrano in dialogo e, in particolare, si stabilisce un inedito accostamento tra il Concetto spaziale. Teatrino del 1965 del primo e il Nero cretto G5 del 1975 del secondo. Il fermento artistico e creativo che si sviluppò a Roma tra gli anni ’50 e ‘60 è rappresentato in mostra da un enorme décollage di Mimmo Rotella del 1957 e, via via, dalle opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Un ulteriore inedito confronto si sviluppa tra un intenso monocromo nero di Franco Angeli e alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni. A testimoniare poi l’importanza della contemporaneità, un’altra sala dedicata a due quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto e alle celebri Cancellature di Emilio Isgrò. Il percorso prosegue con un emozionante dialogo tra alcune significative opere di Mario Schifano (tra cui Incidente D662 del 1963) e altrettanto straordinari lavori di Pino Pascali (come Primo piano labbra del ’64). Quest’ultimo, dissacrante artista concettuale, è il protagonista assoluto dell’ultima sala dell’esposizione, che presenta lavori come Ricostruzione del dinosauro del 1966 e i Bachi da setola del 1968.


In fondo alla sala, sulla destra, Un giovanotto (La smorfia), di Michelangelo Pistoletto.
Crediti immagine: Musei Reali.

Le opere di Michelangelo Pistoletto
In mostra, come accennato, sono presenti due quadri specchianti del maestro nella decima sezione: I visitatori, 1968, velina dipinta a olio e matita su acciaio inox lucidato a specchio, 230×240×2,5 cm; Un giovanotto (La smorfia)1962-75, stampa fotografica su acciaio inox lucidato a specchio 230×125,5×2,5 cm. Il primo in particolare, entrato nelle collezioni della GNAM nel 1969, si differenzia dal secondo per il fatto che le due figure sono realizzate su velina dipinta a olio, anziché essere una semplice stampa fotografica. Non solo: “I due visitatori, la superfice specchiante su cui si riflettevano le opere della GNAM e l’osservatore, che guardava se stesso tramite lo ‘specchio’ che è l’opera di Pistoletto, infatti, apriva – si legge nella nota stampa – a riflessioni sulle relazioni tra l’opera, il museo e la sua fruizione”. Michelangelo Pistoletto, come sottolineato dagli organizzatori – è universalmente conosciuto anche per i suoi quadri specchianti. “Meno note, invece, le origini di questa fondamentale serie di opere, che ebbero la loro genesi quando l’artista, durante la seconda metà degli anni Cinquanta, ancora aiutava il padre – viene aggiunto – nella sua attività di restauro e sperimentava varie tecniche pittoriche. Impegnato a produrre una serie di autoritratti a cui, insistentemente, cercava di dare uno sfondo anonimo e uniforme, nel 1961, dopo aver steso sulla tela uno spesso strato di vernice sotto ad uno sfondo nero, si accorse di come esso riflettesse l’ambiente circostante anziché risultare opaco, dando vita alla serie di autoritratti conosciuta con il nome di Presente”. Fu così che Pistoletto avviò una riflessione sulla differenza tra l’immagine immutabile della rappresentazione pittorica e quella, invece, in costante mutamento che apparteneva alla realtà. “La conclusione – spiega l’artista stesso – è stata la sovrapposizione del quadro allo specchio: la pittura si sovrappone e aderisce all’immagine della realtà (…). L’invadenza fisica del quadro nell’ambiente del reale, portando con sé le rappresentazioni dello specchio, mi permette di introdurmi tra gli elementi scomposti della figurazione”.

La voce dei curatori
La mostra vuole mettere in luce – ha affermato Renata Cristina Mazzantini – la qualità, non sempre sufficientemente percepita, delle ineguagliabili collezioni della Gnam e di porre al tempo stesso l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Luca Massimo Barbero: “È un percorso intenso e, in più sale, è un vero corpo a corpo fra i nuovi maestri dell’arte italiana del dopoguerra, della quale si esplorano qui le radici e, per la prima volta, è possibile confrontarli al di fuori della collezione della GNAM. Per l’arte italiana – ha concluso – si tratta dei protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità”.


Immagine di copertina: I visitatori di Michelangelo Pistoletto.
Crediti immagine: Musei Reali.