In partenza Soul Kitchen, un progetto su cibo e convivialità proposto in collaborazione con Tantintenti e Let Eat Bi. L’iniziativa si articolerà con una cena al mese che verrà ospitata presso le abitazioni di alcune delle persone migranti seguite da Tantintenti a cui verranno invitati soci e produttori partner di Let Eat Bi. L’iniziativa è stata sviluppata da Luz J. (in arte kala.mitad), artista e arteterapeuta, che negli ultimi tre anni ha frequentato la scuola di counselor/arte terapia GestaltBo di Bologna e il corso triennale di arte per il sociale presso l’Accademia Unidee di Cittadellarte a Biella. La sua passione è quella di lavorare con le persone utilizzando l’arte come mezzo di comunicazione. “Ho imparato a vedere che molte cose che nella nostra vita vengono date per scontate, in realtà sono espressione libera della propria creatività, del proprio gusto, della propria personalità. Con questa idea ho sviluppato una performance artistica culinaria dove, condividendo i propri saperi, le proprie memorie sul cibo e del tempo a tavola, si creano connessioni che possono durare un istante o una vita, ma che comunque ci lasciano in qualche modo un segno, un ricordo”, condivide Luz. L’idea dietro al progetto è quella di portare avanti questi temi cercando di abbattere quei confini culturali che a volte impediscono di avvicinarsi davvero alle altre persone. “Il racconto attraverso il cibo – ha aggiunto – è ciò che alle persone, anche le più timide, viene meglio: non parlo, ma ti faccio assaggiare”.
La curiosità culturale è uno degli stimoli che ha motivato Luz a proporre questa collaborazione. Lei stessa, racconta, è Biellese per solo metà: l’altra è Sudamericana. Luz lavora anche all’interno di Fondazione Pistoletto come artista, guida e progettista di laboratori ed è entusiasta all’idea di mettere in connessione le coloro che gravitano attorno a quest’isola artistica biellese con le persone che arrivano da altre parti del mondo, che vivono sul nostro territorio ma che a volte sono ‘marginalizzate’, invisibili o non capite. Quale posto migliore per fare tutto ciò se non la tavola? Tre semplici domande serviranno per rompere il ghiaccio, domande personali, ma non intime: “Qual è il tuo cibo preferito? Qual è il cibo coccola? Qual è un piatto di quando eri piccolo e chi te lo cucinava?”. Queste domande sono state scelte nel tentativo di trovare qualcosa di universale che andasse oltre le diversità culturali. Le risposte differenti aiuteranno a conoscere l’altro e faranno capire ai partecipanti che alla fine non siamo poi tanto diversi. Le persone seguite da Tantintenti sono dislocate sul territorio in zone non sempre facilmente raggiungibili, soprattutto con i mezzi pubblici, questo può creare un senso di isolamento e marginalizzazione. Per venire incontro alla difficoltà di movimento e capovolgere questa percezione, al centro del progetto ci saranno proprio le abitazioni di queste persone: chi in un certo senso è ospite (di un paese, di un sistema, di una cooperativa, ecc.) diventerà parte attiva e ospitante.